IL ROMANISTA Nainggolan: “La Roma, la scelta migliore”

R. Nainggolan
R. Nainggolan

(D. Galli) Dice che ha scelto la Roma perché aveva «il progetto migliore », racconta che si trova bene un po’ con tutti ma con Benatia e De Rossi di più («ma anche con Pjanic»), sostiene che non se l’aspettava mica un Totti così semplice e della Sud è rimasto sorpreso. «La sua atmosfera è una delle più calde. A Sassuolo c’era una curva in trasferta». In un’intervista concessa a “Radio Prima Liegi” qualche ora prima di Roma-Atalanta, Radja Nainggolan parla ai romanisti. Anzi, a dei romanisti. A quelli del Roma Club Liegi “Francesco Totti”, zoccolo duro dei giallorossi belgi, gente come Fabio che si fa su e giù tra Liegi e Roma, tra i profumi della Vallonia e i colori di uno dei gruppi della Sud. «Ciao Ninja». «Ciao Fabio». Lo scambio di battute tra il tifoso e il campione va in onda su “Radio Prima Liegi” e certifica l’umiltà di questo centrocampista che in così poco tempo s’è calato alla perfezione nella realtà romana e romanista, mantenendo vivo il proprio legame con quella Sardegna che l’ha adottato, l’ha fatto suo, l’ha fatto uomo. Ora la Roma lo sta facendo grande: «Adesso che sono qua ho più visibilità».

Radja, ti hanno cercato tanti club durante il mercato invernale: la Juve, il Milan, la Roma… perché hai scelto la Roma?

Ho scelto la Roma perché come progetto era la società migliore. Stavano ringiovanendo la squadra, con dei giocatori nuovi. E quindi ho ritenuto la loro offerta la più adatta a me.

Nello spogliatoio con quale compagno ti trovi meglio?

Sinceramente, io sono un ragazzo molto tranquillo, molto umile, vado d’accordo con tutti quanti. Anche se quelli che mi hanno accolto meglio sono stati Benatia e De Rossi.

De Rossi, il vicecapitano.

Sì, ma anche Pjanic… L’importante è stare bene nel gruppo, con tutti.

Parlaci un po’ di Totti, questo imperatore, il capitano, il numero 10, il leader… di aggettivi ce ne potrebbero essere tanti.

Come giocatore è indiscutibile. Tutti conoscono le sue qualità, per lui parla la carriera. Negli spogliatoi è un ragazzo molto tranquillo, molto umile. Onestamente neanche io pensavo che fosse così. Gli piace scherzare, vuole stare sempre nel gruppo perché ha una certa importanza. Mi sto trovando molto bene con lui, è una grande persona.

Cosa pensi della Curva Sud, del nostro sostegno sia in casa, sia in trasferta?

Soprattutto adesso che c’è tanto entusiasmo si vede che i tifosi vivono (la Roma, ndr) in una maniera diversa rispetto a prima. Si stanno divertendo e per i calciatori è importante averli vicino. L’atmosfera della Sud è una delle più calde. Nelle ultime trasferte sono venuti in parecchi, mi ricordo che a Sassuolo c’era una curva piena. A noi giocatori fa molto piacere.

Sarebbe clamoroso se non fossi nella lista dei 23 del Belgio ai Mondiali.

Io ci credo. Anzi ci spero, perché sono diversi anni che sto facendo bene. Adesso che sono nella Roma ho più visibilità. Penso che i giocatori debbano essere giudicati per quello che dimostrano in campo. Io di me stesso so che negli ultimi anni ho dimostrato abbastanza tanto per meritarmi la nazionale. Se devo giocare o no sono altri discorsi, però credo che nel gruppo posso starci. Poi ovviamente le scelte dell’allenatore sono le scelte dell’allenatore. Io aspetto da parecchio, ed è logico che dopo un paio d’anni le speranze possano andare via, no? Però io non ho mai mollato e cercherò di lavorare come sto facendo.

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