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GAZZETTA DELLO SPORT Cuadrado-Gervinho: la sfida delle frecce nere

Gervinho
Gervinho

(A. Pugliese) Il bello è che se non ci fosse stato Zeman di mezzo, magari oggi sarebbero compagni di squadra. E invece stasera Gervinho e Cuadrado si troveranno ancora a duellare sulla fascia, tra scatti, dribbling, assist e corse senza fine, con gli avversari spesso costretti a guardare solo le treccine al vento, sconfitti nell’uno contro uno o in un allungo. Una sfida che al genio del calcio mescola anche quelle fibre muscolari che li hanno resi unici. Un antipasto succulento di quello che poi si replicherà anche a Brasilia, il 19 giugno, quando le due frecce nere si ritroveranno di nuovo faccia a faccia per mettere le ali alle rispettive nazionali, Costa d’Avorio e Colombia, nella seconda partita del Mondiale.

Accelerazioni a gogo Zdenek Zeman, dunque, l’uomo che secondo i sussurri di Trigoria consigliò a Sabatini di non prendere Cuadrado due estati fa. «Mi sembra più che altro un giocoliere», disse il boemo al d.s. della Roma, che era già in fase avanzata per portarlo a Trigoria. E invece alla fine spuntò la Fiorentina, che trovò l’accordo con l’Udinese e che tra poco dovrà rimettersi al tavolino con i friulani per discutere l’altra metà del cartellino (i viola hanno un diritto di prelazione, ma il colombiano interessa e non poco anche all’estero). Da allora Juan ha fatto vedere cose bellissime in viola, adattandosi in molti ruoli proprio per la sua versatilità e la resistenza fisica. Con le sue accelerazioni sta riportando la Fiorentina in Europa, con il piccolo sogno della Champions da sottrarre in extremis proprio a quel Napoli a cui non potrà invece contendere (causa squalifica) la finale di Coppa Italia.

Figlio di Roma Cuadrado non arrivò a Roma, dunque, Gervinho sì. L’ha voluto fortemente te Rudi Garcia. «Gli vedrete sbagliare anche tanti gol, ma so che certe occasioni le potremo avere solo con lui in campo », disse il francese subito dopo lo sbarco dell’ivoriano. E alla fin e i l campo gli ha dato ragione, Gervinho ci ha messo poco a entrare nel cuore della gente, e se la Roma è a un passo dalla Champions se vincesse oggi sarebbe seconda aritmeticamente è anche merito suo. «Mi sento un figlio della Roma, ammiro Totti, un grande campione — dice nell’intervista a Topolino — La mia responsabilità in campo? Far avanzare la squadra, segnare e fare passaggi vincenti. Il campionato italiano dal vivo è molto più bello che in tv». Già, soprattutto se poi a giocarci ci sono frecce imprendibili come lui e Cuadrado. «Io per correre 90 minuti mangio pasta e pollo, sono il mio segreto — continua Gervais — Il razzismo? Non l’ho mai vissuto sulla mia pelle, ma ogni volta che lo vedo in tv mi rammarico. Possiamo avere anche il colore diverso, ma a questo mondo alla fine siamo tutti fratelli».

Gol e dribbling Già, soprattutto lui e Cuadrado, che vengono da mondi opposti ma in campo sono simili. A cominciare dai gol: finora 8 per Gervais (6 di destro, 2 di sinistro), 7 per il viola (tutti di destro) per finire alle occasioni create (48 Cuadrado, 46 Gervinho). Il colombiano, però, conclude di più in porta (76 a 58), ma in campo è anche più nervoso (8 cartellini, tra cui 2 espulsioni, contro l’unica ammonizione di Gervinho), forse anche perché subisce più falli (92, contro i 32 di Gervinho). Il viola poi crossa molto di più (67, contro i 22 del giallorosso), ma perde anche più palloni (16,19 di media a gara, contro gli 11,28 dell’ivoriano) e rispetto a Gervais ha un pregio, non finisce mai in fuorigioco (20 quelli dell’avversario). Stasera tocca a loro incendiare Fiorentina Roma.

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