NAZIONALE Cassano: “Pronto a tutto per il Mondiale. E porterei Totti”

Antonio Cassano

Ecco un estratto dell’intervista rilasciata da Antonio Cassano all’ edizione odierna del Corriere dello Sport. Queste le sue parole:

Cassano, allora, ha sentito cosa ha detto Prandelli?

«Sì, ho sentito e mi ha fatto molto piacere. Devo ringraziarlo. Ho capito che la sfida è bella e aperta».

Insomma ora dipende da lei. E’ una questione tecnica. Se farà bene in questi mesi andrà ai Mondiali, altrimenti…

«Sono molto contento proprio perché sarà determinante quello che succederà in campo».

Ci pensa al Brasile? Il Brasile è la terra del calcio. Per un calciatore di talento imporsi in Brasile sarebbe una consacrazione.

«A volte ci penso. Spesso, diciamo. Certo in Brasile piacciono certe cose del calcio. Già arrivare al Mondiale sarebbe un successo. Riuscire ad essere magari determinanti, farsi apprezzare lì, sarebbe una cosa che ti porti dietro per un bel po’».

Prandelli sostiene che dal punto di vista caratteriale problemi non ci sono. Qualcuno ripete che accadde qualcosa agli Europei. Ma cosa?

«Io direi proprio niente. E ho capito anche il senso dell’esclusione successiva. Ci sta che a trent’anni ti possano dire: guarda, dobbiamo progettare, seguiamo gente che non ce li abbiano, questi trent’anni».

Insisto: ci sono questioni in sospeso che risalgono a quell’estate 2012?

«No, no (incassa il collo e muove il labbro in maniera ancora più espressiva, ndr). Nessun problema particolare».

Può fare come Roberto Baggio. A trentuno anni riconquistò la Nazionale e giocò i Mondiali di Francia, dopo una grande stagione al Bologna. Lei ha trentuno anni e sta facendo benissimo qui a Parma…

«Come Baggio? Eh, scomodiamo i grandi… Però in effetti in questa stagione le cose stanno andando proprio bene. La Nazionale può arrivare proprio con il Parma».

Donadoni è stato anche in Nazionale, anche per lui un ciclo finì dopo gli Europei, quelli del 2008.

«In quegli Europei venimmo eliminati ai rigori dalla Spagna. Solo quelli. Donadoni ha dimostrato anche lì di essere un grande allenatore. I rigori sono un nulla per giudicare il lavoro di uno in panchina».

Eppure non gli mantennero il posto. Preferirono…

«Donadoni non è uno che va girando in cerca di amicizie o che fa pagliacciate come altri… E’ uno bravo, bravissimo e che parla poco».

Quest’anno siete partiti insieme con il piede giusto. Natale a parte, lei all’inizio aveva capito che poteva giocarsi la carta Mondiale?

«Pietro Leonardi, il nostro direttore, aveva fatto una scommessa. A Punta Ala parlammo e mi disse che questa sarebbe stata la stagione giusta. Mi disse che avrebbe scommesso su di me. Scommetteva che in questa città, con questa squadra sarei potuto tornare in Nazionale. Qui c’è un presidente come Ghirardi che ha tanta passione. Ero all’Inter dove non ero andato male. Al termine del girone di andata della scorsa stagione eravamo ancora in lotta per tutto. Poi le cose sono andate come sappiamo, infortuni compresi».

Continuiamo un po’ a parlare di Nazionale. Avere 31 anni non è come averne 25…

«E questo è sicuro».

Nella sfida per il posto in Nazionale c’è anche Balotelli. Possibile compagno, avversario. Come è Balotelli, lei ci parla, che consigli gli dà?

«Io posso dire solo una cosa. Bastone e carota con Balotelli e prendetelo così com’è. Non provate a cambiarlo. E’ un bravo ragazzo. Ma è un po’ come me, andavo preso per il verso giusto. E io pure in certe situazioni il verso giusto non me lo facevo trovare. Comunque Balotelli è quello che vedete. Non cercate di inventarvi un altro Balotelli. Parlategli con sincerità e certe cose si risolveranno».

In Nazionale potrebbe ritrovare Totti.

«Checco è un fenomeno. Anche a 37-38 anni fa paura. Io lo convocherei sempre. Oh, ma adesso non voglio guai con Prandelli. Non voglio fare io le convocazioni… Mettete in campo Totti: la Spagna, l’Inghilterra, chi affrontiamo affrontiamo, avranno tutti una preoccupazione in più. E questo può significare tanto».

C’è sempre un buon rapporto tra voi…

«Sì, ci siamo visti l’ultima volta nella partita sospesa con la Roma. Un’acqua…. E’ sempre un piacere. Però non ci parlo da allora».

Spera di andare insieme lui in Brasile?

«Sì, ci spero proprio».

Totti è il punto di riferimento della Roma. Lei non è riuscito a diventarlo. E dopo anni straordinariamente intensi in giallorosso finì a Madrid. E’ stato forse quello il momento di svolta della sua carriera?

«Penso proprio di sì. Non dico che c’è da mangiarsi le mani ma… Sapete quanti calciatori nella loro carriera sognano di avere un’opportunità nel Real Madrid? Io ci sono stato e volevo andare via… Non mi trovavo. Ma ne ho fatte tante di fesserie lì, una dietro l’altra…».

C’è un premio legato anche alla convocazione in Nazionale, ai Mondiali….

«Sì, c’è un premio. Ma ad essere sincero me ne sto ricordando adesso. Quello che conta è arrivarci, in Brasile, stare bene, aver capito come poter star bene. Vivere le cose importanti della mia carriera e della mia vita. Questo mi ha dato quest’ambiente».

Quali sono i suoi veri amici nel calcio?

«La verità? Io ho tre grandi amici. Tre e basta. Due di Bari e un altro è un ragazzo di Napoli che vive a Roma. Il calcio ti fa conoscere tanta gente. Ti fa vivere insieme tante avventure. Ci sono compagni ai quali dai molto. E che ti danno molto. I rapporti restano, ma i contatti diminuiscono. Una volta che si lascia la squadra, si vivono meno certe emozioni. E allora magari ci si perde di vista. Il calcio è fatto così. Un abbraccio è importante, l’amicizia conta in quel momento. Poi a volte resta tanta simpatia. Ma le grandi amicizie di una vita sono quelle che non hanno i colori delle maglie di calcio».

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