GAZZETTA DELLO SPORT L’Italrugby a Trigoria, che spasso Florenzi

Florenzi a Trigoria

(R. Parretta) La Roma per un giorno si dà al rugby. E accoglie a Trigoria la Nazionale della palla ovale, che sabato all’Olimpico sfiderà l’Inghilterra nel match conclusivo di questo Sei Nazioni. Una bella giornata per tutti, soprattutto per uno. «Alessandro Florenzi è quello che più si è divertito con la nostra palla ovale. E ha imparato anche subito a passarla bene». Oddio, bene. Se a insegnare al centrocampista giallorosso come si passa un ovale di rugby è il pilone Michele Rizzo, il «bene» della versione di Angelo Esposito andrebbe verificato.

Entusiasti Paul Derbyshire, invece, meglio tenerlo lontano da un campo di calcio. Anzi, dalle telecamere. «Roma Channel – racconta Esposito – ci ha intervistato e Paul ha voluto dare una dimostrazione della sua tecnica, ma ha centrato il cameraman. Non credo ci vorranno vedere ancora». La ventenne ala veneta, tifoso dell’Inter e simpatizzante del Napoli, è entusiasta della mattinata passata a Trigoria: «Siamo andati direttamente in campo mentre entravano anche loro. Abbiamo fatto la foto di gruppo e poi assistito all’allenamento. Alla fine palloni rotondi per noi, ovali a loro. Florenzi era il più entusiasta: calciava, passava, correva, sembra abbia pile inesauribili». Toccato sul vivo, Rizzo precisa: «Noi piloni il pallone lo passiamo bene, poi sono loro trequarti che lo fanno cadere». Anche lui impressionato da Florenzi: «È un terremoto. Simpaticissimo. La cosa che mi ha più colpito? La tecnica, fanno delle cose pazzesche. E i campi: perfetti, ci si può giocare a golf. Io mi sono fermato a parlare con Daniele De Rossi: ci siamo fatti le congratulazioni perché siamo recentemente diventati papà per la seconda volta. Il loro pallone? Riesco ad arrivare fino a sei palleggi…».

Curiosi Il c.t. Brunel invece è rimasto incuriosito da un particolare: «I miei in allenamento parlano molto, ho chiesto a Garcia come mai i suoi parlassero così poco. Mi ha detto che forse erano condizionati da noi, ma che in partita parlano molto di più». Alberto De Marchi, invece, calciatore lo è stato. «Fino a 11 anni, ero un bel terzino. De Rossi – dice il pilone azzurro – è un grande appassionato e gli piacerebbe tanto giocare a rugby. “Se non fosse per le botte che prendete”, mi ha detto sorridendo. Francesco Totti? Mi sono rivolto a lui con deferenza, chiamandolo capitano. Ero stato debitamente istruito». E l’interista Martin Castrogiovanni? «Daniele lo conosco da tempo e lui lo dice sempre. E che personaggio Maicon». La citazione per l’ex. Ma ieri erano tutti romanisti.

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