IL MESSAGGERO Rudi, prima caduta di un condottiero

Rudi Garcia

(A. Angeloni) Certo, se qualcuno gli avesse detto che in Italia sarebbe caduto dopo la diciottesima partita in uno scontro diretto per il titolo, Rudi Garcia lo avrebbe preso per pazzo. Chi, io? Ne pas possible, avrebbe risposto. Eppure è successo: Rudi ha perso per la prima volta dopo ben diciotto gare e lo scudetto – per adesso – è più di là che di qua. «Ci sono sessanta punti in palio, non è chiuso il campionato. Il nostro obiettivo è tornare in Europa e siamo secondi», il pensiero del francese, che dallo sguardo non sembra felicissimo. Come se volesse rigiocare domani. Ormai ci aveva preso gusto, Rudi non si aspettava di cadere così rovinosamente. «Dobbiamo rialzarci in piedi, pensare alle prossime partite. Contro la Juve abbiamo avuto il controllo della gara, meritavamo il vantaggio, invece alla prima occasione non abbiamo segnato e loro sì. Il secondo gol ci ha fatto male. Il contraccolpo psicologico? Non penso ma vedremo. Mi fido totalmente dei miei giocatori, dobbiamo andare avanti».

PERSI PUNTI E TESTA
Quello che non avrebbe immaginato nemmeno Garcia è che la serata dello Stadium la si racconterà non solo come una semplice sconfitta ma come un incubo: tre gol presi (mai successo prima) due espulsioni pesanti, De Rossi e Castan, più un diffidato, Ljajic, che salteranno il Genoa, otto punti dalla vetta e un sogno che s’allontana ma non svanisce. «I certe serate ci vuole anche fortuna. Gli arbitri? Non so se l’espulsione di Daniele sia severa o no, non tocca né la palla né il giocatore. Ma non ho visto e preferisco non parlare». Garcia se l’è giocata male o forse gli ha detto male come sostiene lui.
TENTATIVO DI GRANDEZZA 
La Roma prova a spaventare la Juve, poi si perde alla prima curva. Come succedeva nel recente passato pieno di turbe psicologiche. Troppo brutta per essere vera, troppo brutta per essere la Roma di Garcia, che resta quello dei record e quello che ha rifondato un gruppo e gli ha ridato speranza. E se a fine anno i giallorossi andranno in Champions, Rudi il suo scudetto lo avrà vinto. Quello vero resta in ballo, per carità. Ma otto punti sono tanti. «Non è chiuso niente, dobbiamo giocare ancora. Cosa non mi è piaciuto della serata? Terminare la gara in nove: possiamo perdere, ma bisogna restare in undici. Resto dell’idea che non sia una vergogna perdere qui a Torino contro la candidata al titolo. La Juve ha avuto il cento per cento di efficacia, questo ha fatto la differenza. E poi chi vince ha sempre ragione…».
RUDI DA RECORD
Garcia incassa e non fa drammi, bisognerà solo attendere la reazione della squadra. Al di là della sconfitta con la Juve, resta tanto di buono nella Roma. Garcia ha creato prima il gruppo, poi un team. Le dieci vittorie in avvio restano, così come il secondo posto e la voglia ancora di sognare. Qualcosa è comunque cambiato e questo rinnovamento porta la firma di quell’uomo, Rudi, a cui è riuscito un po’ tutto in passato. Finché un giorno gli si stato chiesto pure di risolvere i problemi del traffico di Roma. Ma forse battere questa Juve è più complicato. Rudi fin qui ci è piaciuto, la Roma di ieri un po’ meno.

 

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