IL MESSAGGERO Pasticcione, svagato ma decisivo: chiamatelo Gervinho

Gervinho

(A.Angeloni) – Rudi gli vuole bene come fosse un figlio. Perché lo ha visto crescere, perché accetta di lui pure i difetti. Anzi, soprattutto quelli. A volte Gervinho è pasticcione, disordinato, svagato, bruttino a vedersi. Ma è fedele, al momento giusto sa diventare grande. I due sembrano fatti l’uno per l’altro. Rudi non molla Gervinho e viceversa. Come un figlio con il papà, uniti sempre. E stavolta è proprio Gervais a far vincere a Garcia la partita a cui teneva in maniera particolare, alla faccia degli increduli, delle diffidenze. Gervinho con un mezzo colpo di tacco, servito dal mostruoso Strootman, avviato dal piede illuminato di Pjanic. Poi la corsa sotto la Sud. Braccia aperte, come Bruno Conti. La nemesi. La Juve per un istante diventa più piccola, più vulnerabile. La festa è completa.

LA RINASCITA DI GERVAIS – 
Garcia lo ha fatto rinascere dalle nebbie di Londra. L’ha voluto fortemente dall’Arsenal, contro la volontà di Sabatini e di un po’ tutti. Che ce ne facciamo di questo brutto anatraccolo? Fidatevi, vedrete. Garcia oggi passa all’incasso. Suo figlio è diventato grande. Tanto da non toglierlo mai, lo considera un titolare e ha sofferto tanto quando non ce lo ha avuto per quasi un mese. E ha pianto anche la Roma.

NESSUN TURNOVER – 
Gervinho ha giocato contro il Livorno, e ieri sera Garcia lo ha rimandato in campo senza pensarci due volte e probabilmente lo farà ancora a Verona. Lui non schiatta, regge. È africano, fisicamente è due o tre passi avanti rispetto agli altri. Gervi ha acceso il motore ed è ripartito e ha ripagato Rudi con un’altra prestazione di livello. E con un gioiellino: il gol, a volte sconosciuto all’ivoriano. Perché Gervinho, l’eroe di questo quarto di finale di Coppa Italia, è sempre quello che contro il Catania, ha sbagliato un gol a porta spalancata. Appunto, Rudi lo ama nonostante i difetti. Come un padre. Gervais, poi, è sempre quello che contro il Livorno, servito da Pjanic nel corridoio, tira il pallone addosso a Bardi in uscita. Insomma, Gervinho litiga con la porta, si sa. Ne è consapevole Garcia, che ride quando sbaglia. Gervinho sorride, si aggiusta la tendina e riparte. Per un’altra corsa. Non è permaloso e tutti i compagni gli vogliono bene. In poco tempo è diventato l’idolo di un’intera tifoseria che gli riconosce sì l’impegno ma anche quella magica imprevedibilità da cui spesso nasce un sogno, come ieri sera.

BOMBER PER CASO – 
Gervinho non ha deciso solo la partita in coppa Italia. In campionato si è fatto sentire anche in campionato, dove ha segnato quattro gol: due col Bologna, uno con la Sampdoria e uno con il Catania. Ma non solo. Le sue sfrecciate e quel suo accendersi in volo hanno regalato alla Roma tre rigori e tre assist. Quindi non parliamo di un giocatore inutile. Eppure sarà sempre destinato a essere oggetto del solito dibattito: Gervinho è un giocatore di pallone o no? Forse, la risposta di Garcia è quella che conta di più. Perché parlano i fatti: allenato dal suo papà francese, Gervais non sbaglia un colpo. Chiamiamolo er tendina, chiamiamolo er monnezza, ridiamo, scherziamo, prendiamolo pure in giro. Lui corre, fa assist, gol (non tanti) e soprattutto sorride. Perché è un fortunato. E da oggi è un eroe, ha segnato alla Juve, la rivale di sempre. E papà Garcia gli vorrà sicuramente ancor più bene. E forse anche chi ha sempre creduto poco in lui.

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