IL ROMANISTA De Rossi-Aquilani, nemici mai

Aquilani e De Rossi

(P.A.Coletti) – «Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano». Non finirà mai l’amore di Alberto Aquilani per la sua città, la sua squadra. Un amore condiviso fin da ragazzo con un amico vero, sincero, quel Daniele De Rossi con cui Alberto ha condiviso l’adolescenza e i primi passi da calciatore. Non finiranno l’amore per la Roma e l’amicizia con Daniele, hanno fatto dei giri immensi da Liverpool a Firenze passando per Torino e Milano, ma poi ritornano.

Ritorneranno domenica prossima quando Aquilani rimetterà piede all’Olimpico con la maglia della Fiorentina e ritroverà il suo amico Daniele da avversario. Legati dal destino. Nel ‘95 Bruno Conti li nota in un Campus a Nettuno per scoprire nuovi giovani talenti. Daniele ha 12 anni, Alberto 11 e a Marazico si illuminano gli occhi vedendoli giocare. Entrambi iniziano la carriera nella squadra del quartiere, Ostiamare Daniele, Spes Montesacro Alberto. Le loro strade si uniscono alla Roma quando nel ’99 Alberto arriva a Trigoria. L’esordio in prima squadra arriva per entrambi a 18 anni. De Rossi realizza il suo sogno il 30 ottobre del 2001 quando Capello lo fa entrare al posto di Tomic nel secondo tempo della partita di Champions League Roma- Anderlecht (1-1).

Ma la data che entrambi non dimenticheranno mai è il 10 maggio 2003 giorno di Roma-Torino. Daniele gioca la sua prima da titolare in giallorosso e realizza il suo primo gol. Al minuto 47 del secondo tempo Capello sostituisce Emerson proprio con Alberto Aquilani. Da lì le loro strade si separano per la prima volta con De Rossi che si ritaglia un ruolo sempre più importante in prima squadra mentre Aquilani va a farsi le ossa in Serie B alla Triestina. Nel 2004-05 torna in giallorosso e, dopo il funesto anno dei quattro allenatori, insieme a De Rossi inizia a costruire le fortune della Roma spallettiana. Sono giovani, sono forti, sono romani e romanisti. Tutti vedono in De Rossi e Aquilani il futuro di una Roma forte e vincente. Perché, dopo Totti, sembravano la coppia perfetta per portare avanti quella tradizione di romanità che dai tempi di Fulvio Bernardini i capitani giallorossi si tramandano di fascia in fascia. Perché nella mente collettiva dopo Francesco, sarebbe toccato a Daniele e poi ad Alberto. Ma le loro strade nell’estate del 2009 si dividono definitivamente. Se De Rossi infatti ha scelto la Roma, Aquilani, a fronte di un bilancio da sanare, ha dovuto “accettare” una sua cessione al Liverpool, infrangendo il sogno di un’intera piazza: quello di una Roma testaccina, romana e romanista in tutto e per tutto.

«Se fosse vero perdiamo un grande giocatore. Temo che se andasse via lo rimpiangeremo perché è un giocatore eccezionale ed era anche un valore aggiunto dal punto di vista dell’appartenenza, del senso di romanità e di amore nei confronti di questa maglia che non si possono ricomprare» le parole di De Rossi qualche giorno prima dell’annuncio ufficiale del trasferimento di Aquilani al Liverpool per 18 milioni. E pensare che qualche anno prima avevano rischiato di lasciarla insieme la Roma. Nell’estate del 2002 la Juve di Moggi per cedere Edgar Davids che Capello voleva a tutti i costi chiese in cambio proprio quei due ragazzini (più D’Agostino) di cui parlavano già tutti. La Roma disse di no, e mai scelta fu più azzeccata. Ma quell’addio forzato nel 2009 ancora lascia l’amaro in bocca ai romanisti e probabilmente anche allo stesso Aquilani.

«In cuor mio, pensavo di rimanere a Roma per tutta la mia carriera, un po’ come De Rossi e Totti. Poi, l’anno dopo, mi hanno ceduto al Liverpool e allora ho capito che il mio destino forse era diverso dal loro» ha spiegato Alberto l’anno del suo ritorno in Italia dopo l’esperienza inglese. Dopo i giri immensi fatti tra Inghilterra, Torino e Milano ora Alberto tornerà nella sua Roma con la maglia della Fiorentina. E accadrà esattamente un anno dopo l’ultima volta. Era l’8 dicembre del 2012, De Rossi sedeva in panchina, in mezzo al campo c’era Tachtsidis. La Roma vinse 4-2 nel momento più alto della seconda era zemaniana. Di cose in 12 mesi ne sono cambiate tante. Ma l’amicizia tra Daniele e Alberto no, è una di quelle storie che il tempo e la lontananza non potranno mai cancellare.

 

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