IL ROMANISTA Da Volk a Pruzzo, debutti felici

Roberto Pruzzo

(M. Izzi) – Prima di spulciare l’albo d’oro della storia giallorossa alla caccia dei goleador debuttanti mi affido al disordinato fluire dei ricordi e stranamente il primo marcatore al debutto che mi torna alla mente è John Charles. Ho sempre avuto una grande simpatia per questo colosso, l’unico in grado di prendere a schiaffi Omar Sivori davanti a settantamila persone (“el cabezon” dovette limitarsi a fare la faccia cattiva ma non batté ciglio). A Roma John giunse tra mille perplessità (emblematica una foto che lo ritrae nel momento di firmare il contratto che lo legava alla Roma con sullo sfondo un Franco Evangelisti che aveva l’aria di chi ha appena subito un furto d’automobile).

Però, appena sbarcato nella capitale, il 4 novembre 1962, Charles venne spedito in campo contro il Bologna e, neanche a dirlo, dopo 13’ ecco il suo classico gol di rapina. Per un istante (assai breve purtroppo), la Roma s’illuse di aver trovato l’antico guerriero dei giorni migliori, in realtà si trattò di un fuoco di paglia, e quando, molti anni più tardi un giornalista Rai gli chiese i suoi ricordi del periodo romano, lui rispose, con il suo italiano da pub in orario di chiusura, con la sincerità disarmante di cui solo i “buoni” sono capaci: “No buono… ero finito”. Da un’illusione di gloria, destinata a scomparire in un baleno a un debutto con gol che invece era destinato a portare gloria imperitura.

Ho l’imbarazzo della scelta, Volk, Da Costa, Manfredini, Pruzzo, Batistuta. Non essendo ancora evaporata la gioia del derby scelgo per primo l’esordio champagne di Roberto Pruzzo. Non uno, ma ben due gol rifilati nientedimeno che a Felicione Pulici, il 27 agosto 1978 in servizio all’Ascoli per la prima gara del girone di Coppa Italia, ma indissolubilmente legato ai colori biancocelesti. Del resto il Bomber sarà ecumenico perché nell’esordio in campionato, qualche giorno più tardi trafiggerà a Verona il futuro compagno di scudetto Franco Superchi. Facciamo un gigantesco salto indietro e torniamo al 30 settembre del 1928. Dalle parti del Colosseo è appena arrivato un ragazzo biondo che la Roma ha faticato non poco a mettere sotto contratto. Di poche parole, il ragazzo di Fiume dimostra di sapersi spiegare molto bene sul campo da gioco. La sua filosofia è semplice: «Io non penso, io tiro». I piedi a dire il vero sono sporchi, questo centravanti che gioca con le spalle alla porta calcia preferibilmente di punta, battendo a rete nel momento esatto in cui si volta verso la porta avversaria. Tutto il mondo del calcio lo sa, eppure da questo gioco semplice, essenziale, prevedibile, le difese italiane ed europee non riescono a difendersi. Volk è infatti rapido e possiede una potenza terrificante. I suoi marcatori provano a fermarlo con le cattive, ma lui, “Sigghefrido”, sembra fatto d’acciaio. Il debutto arriva per lui sul terreno polveroso del Motovelodromo Appio, contro il Legnano. Il nome del portiere avversario, Rotondi, è tutto un programma, e infatti la Lupa vince per 4-1 e il gol del “primo” Rudy, arriva puntuale. Rimaniamo sempre nel mese di settembre, per incontrare un altro uomo camion, un certo Gabriel Omar Batistuta. Il 28 di quel mese, nell’anno 2000, l’ex Re di Firenze disputa contro il Nova Gorica la gara d’esordio in competizioni ufficiali.

La Roma ha già messo al sicuro il risultato nella gara d’andata e il match di Coppa UEFA è una semplice formalità. Persino “il Tedesco”, Fabio Capello, è più impegnato a raccogliere i doni dei concittadini della sua terra natale che a pensare alla gara; quadri che incorniciano quaderni scolastici, foto con la divisa scolastica, ricchi premi e cotillon. A Batistuta, che entra in apertura di ripresa, invece, interessa solo segnare. Il risultato è già sul 6-0 e i compagni non comprendono quella smania e lo guardano curiosi: “Ma che vuole?”. La risposta è scontata, il gol. Quando “Bati” firma il settimo (dico settimo) gol della Roma, si placa e inizia a trotterellare per il campo come un pensionato dell’Enel. Mi immergo nei filmati dell’Istituto Luce e arrivo al 18 settembre del 1955. Campionato di calcio serie A, prima assoluta nel calcio italiano del brasiliano Da Costa. A Napoli, nella stessa giornata debutta con la maglietta del Napoli “O Lione” Vinicio, che, dopo un solo minuto va in gol contro il Torino. Quando a Dino sulle onde delle radioline arriva la notizia scatta una molla neanche tanto segreta ed ecco il gol. Roma L.R. Vicenza 4-0, passo e chiudo.

Il grande Dino è ancora sulla cresta dell’onda quando il 6 settembre 1959 sbarca un panzer volante, si chiama Pedro Manfredini. Mi sembra ancora di sentire la voce di Francesco Campanella quando raccontava di quella gara, dopo 15’ aveva già segnato. Ogni volta in quel racconto il minuto della marcatura diminuiva per l’affetto, il trasporto, con cui guardava al fuoriclasse argentino. Chiudo con due romani Ziroli e Fasanelli nel loro debutto con gol, il 25 settembre 1927, anche quello della Roma che nasceva all’agonismo ufficiale.

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