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IL MESSAGGERO “Porto gioco e fuoco”

Vincenzo Montella

(M. Conterio) – Roma-Fiorentina è una partita tra volti d’altri tempi. Di quelle dove chiudi gli occhi e vedi il passato, dove scatti e rumori riecheggiano ancora tra palpebra e orecchio. Le braccia larghe di Vincenzo Montella, la sua planata ondivaga e gli abbracci con la Capitale. David Pizarro che alza le braccia al cielo dopo il gol al Real Madrid. La rabona di Alberto Aquilani. Sapori antichi e nuovi colori. Perché il passato non regala fantasmi, ma solo carezze. Ricordi e memorie, aggrappati oggi a rapporti che rotolano forti anche fuori dal rettangolo. Se è vero come è vero che nelle leggende c’è sempre un fondo denso di verità, Francesco Totti avrebbe voluto con sé Montella, al tramonto della scorsa stagione. «Solo una battuta», spensero il caso i club, prima che il fuoco divenisse caso di diplomazia pallonara. Il tutto venne tacciato comechiacchiere dovute ad una cena di marzo, tra i due e le rispettive consorti. Il sussurrato sospetto è ritornato ieri, le pulci nell’ orecchio anche. Più poesia che prosa, di realistico c’è solo la loro forte amicizia.

L’IRONIA DI VINCENZO

«I lupi si tengono a bada con il fuoco. Saremo undici accendini ». Meglio undici calciatori con l’ardore agonistico dentro, per uscire di metafora, perché «La Roma è completa, ha fisicità, esperienza, tante soluzioni – Montella dixit -. Per noi sarà difficile, li rispetto tantissimo ma forse anche loro ci temonoun pò e daranno il 101%». L’unico dubbio, tra gli infuocati viola, è relativo aDavid Pizarro. Che negli ultimi giorni non s’è allenato e che potrebbe iniziare ancora dalla panchina. In quel caso, pronto Juan Manuel Vargas, reietto sulla via di Firenze, dopoun recente passato più Loco che professionista. Quelle motivazioni che, forse, hanno convinto un altro ex della sfida, Adem Ljajic, a virare su altri lidi. «Quando ho detto che per finire il suo processo di crescita sarebbe stato meglio rimanere a Firenze, ne ero convinto. Non so se se ne sia pentito. Se giocherà? Spero di no».

BRAVO RUDI

Quello con la società giallorossa è un amore finito male per Montella, lui che forse sperava e si augurava di planare sulla panchina capitolina più a lungo. L’amante di oggi, però, merita solo lodi. «Garcia è bravo, non è solo simpatico. È paziente, preparato, pragmatico. Sa cambiare la gara in corsa e questo arriva dalla sua esperienza». Quella che oggi manca alla sua imberbe Fiorentina, ancora ai vagiti d’alta quota, nonostante le luci della ribalta vissute di recente. Quella che, magari, servirebbe anche per sfatare i tabù. Che nel calcio spesso sono solo materia per gli statistici, omaggio agli amanti della cabala. Però le questioni di cuore s’intrecciano stavolta con gli incubi e con gli ululati contro cui, sinora, Montella ha saputo accendere pochi fuochi. «E’ vero, la Roma è la bestia nera: spero che le cose domani si possano invertire, non so comemai perdo sempre. E poi in questo campionato sono ancora imbattuti, per vincere serviranno tante motivazioni ». Quelle che magari può tirare fuori il cuore. Da quel cassetto della memoria, lontano, recondito, nascosto. Di quelle che trovi dentro di te scavando, chiudendo gli occhi. Lasciando da parte quegli splendidi sapori antichi, mettendo in un angolo anche la voglia di rivalsa per quell’occasione mancata, dopo l’avventura da Caronte giallorosso.

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