IL MESSAGGERO Stadi, salta il blitz. Verso lo stop alle costruzioni fuori impianti

Stadio Olimpico
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Stadio Olimpico

(A. Bassi) – Senza più padri, fiaccato dalla levata di scudi di ambientalisti e amministratori locali, ammaccato dalle barricate di mezzo Partito democratico, alla fine il blitz sugli stadi con l’annessa possibilità di cementificare anche zone distanti dagli impianti, è saltato. Per tutta una notte il ministro agli Affari Regionali (con delega allo sport), Graziano Delrio, ha lavorato ad una versione alternativa dell’emendamento. Ed un nuovo testo è stato consegnato al premier Enrico Letta, anche se per ora viene considerato una base di partenza per un lavoro di affinamento che sarà completato nelle prossime ore.

La parte più contestata, quella che dava la possibilità di costruire edilizia residenziale o commerciale «non contigua» agli impianti sportivi, è stata cancellata con un tratto di penna. Chi proporrà progetti per nuovi stadi (ma anche palazzetti dello sport), secondo la bozza di testo dell’emendamento, che il Messaggero ha potuto consultare, potrà solo proporre un piano di intervento in accordo con la pubblica amministrazione «funzionale al raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario» del progetto, ma che dovrà essere coerente con la valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio. C’è anche un altro punto qualificante che dovrebbe servire a frenare Qualsiasi ipotesi di cementificazióne selvaggia. I nuovi impianti dovranno essere costruiti «prioritariamente» mediante il recupero di quelli esistenti o, magari questo non fosse possibile, comunque in «aree già edificate». Nonostante il testo dell’emendamento sia stato messo a punto dal governo, a presentarlo dovrebbero essere i relatori della legge di Stabilità, Giorgio Santini del Pd e Antonio D’Ali del Nuovo Centro Destra.

LA LEVATA DI SCUDI Il problema è che, nonostante sia stata messa una pezza sul punto più controverso della norma, ossia il consumo di suolo «vergine» con nuovo cemento, resta la forte contrarietà di buona parte dei parlamentari del Pd (ma anche di Sel e del Movimento Cinque Stelle) ad affrontare un tema così delicato in un provvedimento come la legge di stabilità. Per Raffaele Ranucci del Partito democratico, per esempio, si dovrebbe pensare all’uso degli stadi di proprietà dei Comuni, attraverso concessioni lunghe alle società che si impegnano nella riqualificazione. L’importante, ha sottolineato invece, Ermete Rea-lacci, presidente della Commissione ambiente, è evitare «colpi di mano». Legambiente poi, ha stimato in circa un migliaio i Comuni a rischio speculazione, visto che nella bozza non si parla solo di stadi delle squadre di Serie A come si era pensato nella scorsa legislatura per rendere moderni gli stadi di 8-10 città candidate agli Europei di Calcio, ma si prevedeva il via libera a procedure accelerate e semplificate anche per strutture con 500 posti al coperto o 2000 allo scoperto. Anche Green Italia, che già durante la scorsa legislatura si era battuta contro una norma simile, ha chiesto all’esecutivo di fare dietrofront perché, spiegano, l’emendamento «consentirebbe speculazioni edilizie senza limiti e regole».

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