CORRIERE DELLA SERA Da Totti a un walkie talkie: l’armonia perduta di Garcia

Rudi Garcia

(E.Sisti) – In altri momenti sarebbe stato un dettaglio. Ora è simbolico. Lunedì sera Garcia è stato espulso per la seconda volta (era già successo a Genova). Il giudice Tosel gli ha inflitto un’ammenda di 15 mila euro più diffida. Guatava come un’anima in pena, il francese, preoccupato come nel finale col Sassuolo. Allora temeva il pareggio. Ieri pure. Se l’è presa con l’arbitro Celi, non irreprensibile per la verità. Una volta in tribuna Garcia ha continuato a comunicare col suo quartier generale, la panchina, attraverso il walkie talkie:«Abbiamo inoltrato una richiesta in Lega perché si riveda il regolamento: siamo nel XXI secolo», ha aggiunto.

Resta il mistero di una Roma, la sua, in mutazione. Negativa. Soprattutto in prospettiva. Crea occasioni ma il ritmo, se non scadente, è quantomeno scaduto, Sono i particolari che fanno il mosaico. Garcia per esempio non riesce a digerire che neppure uno dei diciannove calci d’angolo conquistati lunedì sera sia stato battuto «cum grano salis». Bassi sul primo palo, per nessuno, alti e troppo lenti sul secondo, sempre per nessuno. E si sa quanto conti una palla inattiva, che siano corner, punizioni o rigori (due sfruttate per battere il Napoli). Lo scarso movimento degli attaccanti in area di rigore, sostiene Garcia, non può essere accettato. Tuttavia esso corrisponde a ciò che accade negli altri settori del campo con palla al piede. Una perduta armonia, un’armonia al ribasso, da spending review.

L’assenza di Totti pesa più di quanto si potesse immaginare. Con lui 22 gol in 8 partite (solo uno subito), una media di 2,75 gol a partita. Senza di lui 4 gol in 5 partite (due gol subiti), 0,8 gol a partita. Quindi avere la difesa più forte d’Europa (3) non basta per essere vincente. Occorre un dribbling fisico ed emotivo, diciamo pure culturale, che in questo momento nessuno dei giallorossi, aspettando Totti, pare in grado di poter assicurare.

Sul fronte societario, su richiesta della Consob che non vuole alterazioni del mercato, Pallotta firma praticamente una tregua con Unicredit e per la prima volta ammette di essere a conoscenza delle conversazioni con Feng. Ma dal comunicato si evince anche che Pallotta rinuncia a qualunque diritto di prelazione dicendo: «Accogliamo con favore l’opportunità di impegnarci con validi partner provenienti da qualsiasi parte del mondo che ci possano aiutare nelle nostre iniziative per fare di As Roma uno dei principali club nel mondo».

 

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