LA GAZZETTA DELLO SPORT Ecco l’oro di Roma: 70 milioni in 5 anni 10 per lo scudetto

Pallotta sotto la Sud

(M.Cecchini) Per darvi un’idea di come il calcio sia un mondo completamente diverso da ogni altro, vi raccontiamo di un referendum che lo scorso anno ha fatto discutere la Svizzera. Ovvero, lo stipendio massimo in una società quotata in Borsa non può essere superiore più di 13 volte rispetto a quello minimo. Se queste premesse fossero operative, la Roma (come la Juve o la Lazio, ovvio) sarebbe abbandonata da parecchi in brevissimo tempo. Ma visto che i sogni hanno cittadinanza nella società più di Imu, Iva o Tarsu, a fianco degli stipendi già noti hanno fatto scalpore alcuni dati raccontati dal bilancio 2012-2013 del club.

CASSAFORTE APERTA  Quello che salta agli occhi è un premio scudetto pari a 4,81 milioni, a cui si affianca un bonus qualificazione Champions di 4,901 milioni. Un calcio alla scaramanzia? Non proprio. In realtà si tratta solo della parte variabile di emolumenti già fissata nei singoli contratti dei calciatori – ad esempio Totti non ce l’ha – e non un surplus che la società mette sul piatto come stimolo. Infatti, se vedete il bilancio di un anno fa (pag. 140) si nota che anche in quei casi – a dispetto di andamenti malinconici – c’era un premio scudetto (2,153 milioni) e uno Champions (2,975 milioni) ma questo non aveva colpito la fantasia. Ma prima che qualcuno si intristisca, diciamo che prossimamente la Roma varerà un «vero» premio scudetto complessivo, cioè un’aggiunta a quanto già stabilito. Le dinamiche dei contratti, infatti, sono un’altra cosa, e prevedano addirittura un premio salvezza di 439 mila euro. Tutto utile per fare cassa, tant’è ad esempio nel 2016-17 non sono previsti bonus scudetto ma 1,364 milioni per evitare la retrocessione. Come dire, i conti non si fanno con gli slogan. Ad esempio, in caso di qualificazione in Champions, c’è un premio di 300 mila euro lordi per il ceo Zanzi e di 150.000 per il d.g. Baldissoni, mentre 138.000 vanno all’a.d. Fenucci per «determinati obiettivi».

Altri dati paiono interessanti: l’abbassamento del canone di Trigoria (da 3,7 a 2,7 milioni), l’innalzamento delle consulenze (da 2,041 a 3,553 milioni), il costo storico degli emolumenti dei procuratori (9,25 e 2 milioni: p. 90 e p. 105) e delle consulenze della Raptor di Pallotta (da 400 a 600 mila euro), oltre alla conferma che si farà una Newco per lo stadio.

Curiosità: Pallotta ha le stesse azioni dell’ex presidente DiBenedetto. Volendo concludere dando un senso sorridente ai numeri, preferiamo puntare su un dato: i 6,8 milioni stanziati come premi individuali legati a presenze e a gol realizzati. Il che aiuta a portare il totale degli stanziamenti complessivi per tutti i bonus «ad personam» a 68,221 milioni da qui al 2018. A pensarci bene, i soldi che il presidente Pallotta spenderebbe più volentieri.

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