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IL TEMPO “Una Roma senza limiti”

Vincent Candela

(A. Austini) – Dodici anni che sembrano un’eternità. L’ultima Roma campione d’Italia giocava nel torneo più bello e ricco del mondo. In stadi brutti ma pieni. Con Batistuta titolare e Montella spesso riserva. La fascia sinistra era tutta sua, di quel genio sregolato che parla la stessa lingua della Roma di oggi. Da francese a francese, Vincent Candela promuove a pieni voti Garcia e sente che il momento di una nuova festa non è poi così lontano.

Impressioni dopo queste cinque vittorie?

«L’ho seguite tutte e mi sembra una Roma fantastica. Facile dirlo adesso, io invece la esaltavo già l’anno scorso perché vedevo grande qualità in questo gruppo».

Allora perché è finita fuori dall’Europa?

«La squadra è stata gestita male. Non aggiungo altro».

E ora?

«È rimasta la forza dei giocatori e si è unità la qualità degli uomini. Questa squadra mi trasmette qualcosa di speciale, si vede che sono uniti e ti fa venire voglia di fare il tifo per loro».

Conosceva Garcia?

«No, ci ho parlato la prima volta a Riscone in ritiro, poi a Trigoria. Ha rigenerato tutto e ha saputo creare un gruppo finora perfetto. Le diagonali, i passaggi, i tiri in porta etc. sono importanti, ma quello che conta è convincere i giocatori a tirar fuori il 100%. Il gol di Benatia a Genova è la migliore dimostrazione».

Quindi i meriti vanno solo all’allenatore?

«No, ci mancherebbe. La società ha fatto un bel lavoro insieme a Garcia. Sono arrivati giocatori importanti. Maicon è un campione e se sta bene non ha limiti. Benatia e Ljajic mi piacciono molto e De Sanctis è uno che sul 3-0 ancora urla ai compagni».

Insomma, uomini da scudetto come lo eravate voi?

«La mia Roma era forte… tanto forte. Più di quella attuale, basta pensare a Batistuta. Ecco, se adesso ci fosse uno come lui in rosa la darei favorita. Ma anche la Roma di oggi non si deve porre limiti, il gruppo c’è, è tornato l’entusiasmo dei tifosi e giorno dopo giorno aumenta la consapevolezza. Poi, certo, vincere lo scudetto non è facile: serve continuità. Intanto sono partiti meglio di noi: a questo punto della stagione avevamo già perso con l’Atalanta in Coppa Italia e con l’Inter a San Siro».

Meglio il Totti di allora o quello di oggi?

«Mi prendo entrambi. Quando giocava insieme a me era già un fenomeno, ora è diventato il giocatore più intelligente del campionato italiano».

E De Rossi?

«Ha ritrovato la fiducia dell’allenatore e dell’ambiente e sta tornando a dimostrare di essere uno dei più forti al mondo nel suo ruolo. Nel derby è stato fantastico».

Manca un Candela.

«Vero, ma io ho sempre difeso Balzaretti perché è uno che dà tutto in campo. E ora, dopo il gol alla Lazio, lo vedremo molto più entusiasta. Sono un inguaribile ottimista e punto forte anche su Dodò: mi piace perché gioca a testa alta ed è molto tecnico. Aspettiamolo».

E lei quando torna a Trigoria?

«Se fosse venuto Blanc sarei entrato nello staff visto che lo conosco da 20 anni. C’è un tempo per ogni cosa. Adesso mi diverto a tifare la Roma da fuori e con le mie due accademie “Vincent Candela” a Boccea e Ciampino, dove insegniamo ai ragazzi da 5 ai 12 anni i valori dello sport. A quell’età non c’è bisogno di essere campioni»

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