IL MESSAGGERO Sabatini: “Roma, il derby ci ha cambiato”

Walter Sabatini

(A.Angeloni) Stanco, affaticato, cupo. Molto teso. Walter Sabatini torna a parlare dopo i contraddittori mesi del mercato. Racconta, spiega, rivela come sono nate le sue operazioni, acquisti e cessioni. Una cosa è certa: dopo il derby la Roma è cambiata. Diverso è il mercato, diverse sono le finanze, diverso è il modo di trattare i calciatori. Prendi Lamela: è bastata «un’ aggressione» del Napoli per doverlo cedere. E il futuro? Se la Roma non va in Champions, ecco altre cessioni. Il testuale del Sabatini pensiero.

È stato un mercato difficile, soprattutto per certe cessioni, come quella di Lamela.

«Nessuno mi ha obbligato a venderlo, è stata una mia responsabilità. E’ stato un mercato duro, venuto dopo il 26 maggio in una dimensione psicologica compromessa. Abbiamo cercato di ricostruire facendo scelte diverse. Quella partita ci ha smascherati e ci ha mostrato inadeguati. Ci ha fatto capire che serviva gente che ha vissuto certe esperienze. Il mio non era un sogno, era più un’utopia, ma non c’è nulla che ho abbandonato».

Ma perché ha ceduto Lamela?

«Il calcio è dinamico e sono intervenuti nuovi fattori. Era cambiato lo scenario attorno a lui, a causa anche di un’offerta ragguardevole di un’altra società che non potevamo pareggiare. Era difficile rinegoziare un contratto a quelle condizioni».

Nella famosa telefonata tra lei e Fenucci si parlava di due sole cessioni, Marquinhos e Osvaldo, poi cosa è cambiato?

«Lamela è stato “aggredito” da un club italiano (non dice chi, poi annuisce quando gli viene suggerito il Napoli, ndr), che gli ha fatto una proposta faraonica. Quando è successo questo, avevamo ormai perso il giocatore. Lui non era contento della nostra contro-proposta»

La Roma è più forte dello scorso anno?

«Questa è forte e molto diversa da quella vecchia. In quella c’era molto talento ma alla fine non si concretizzava nulla di importante».

Perché ha rinnovato il contratto di un solo anno. È una via di fuga la sua?

«Ho sempre fatto così, mi sembra la cosa più corretta».

Che fine ha fatto il progetto giovani?

«La nostra non è stata una dismissione di un impegno o di un’idea. Sono entrati ragazzi esperti e giovani. Siamo ancora noi e non dimentico Destro, che sarà in campo fra due mesi. Serviva qualità tecnica, personalità, carisma, la forza di imporsi e di vincere le partite. Maicon, ad esempio, in qualche misura incute timore agli avversari e anche ai compagni. Volevamo gente così. Ma lui, se non avessimo perso il derby non lo avrei preso. Sarei andato su Wallace portando avanti vecchi discorsi».

Come ha vissuto che il Tottenham di Baldini ha preso giocatori che aveva trattato poche settimane prima?

«Non lo vedo come un ratto, Franco è stato corretto, si è inserito solo sui giocatori che consideravamo liberi».

A proposito di liberi: lavora meglio senza Baldini?

«Mi sento più libero, pur considerando Baldini un mio amico, ora sto meglio da solo. E sta meglio lui».

Con le partenze di Lamela e Marquinhos è stato venduto il futuro?

«La Roma ha venduto un brandello di futuro, non il futuro».

Finanziato il mercato con le cessioni, come pensate di organizzarvi per le prossime sessioni?

«Dipenderà dai risultati della squadra, che muovono i valori individuali dei giocatori. La Roma non diventerà come l’Udinese. Lavoriamo con l’obiettivo di rendere la squadra competitiva. Non vuol dire che non si accederà a questa nicchia di mercato che ci consiglierà, per esempio, di cedere Pjanic, avendo già individuato un altro bravo come lui che costi di meno. Certe cose siamo costretti a farle: senza Champions o ripiana la società o siamo costretti a vendere».

Pjanic è in vendita, dunque.

«Era per dire che c’è ancora un patrimonio. E che non abbiamo svuotato il cassetto del nonno. Con Miralem dobbiamo sistemare beghe contrattuali».

Garcia è una sua rivincita?

«No, è solo una mia scelta. È uno che ha ritmo, idee e sensibilità».

L’obiettivo della Roma?

«Possiamo arrivare in Champions».

Boriello resta un problema?

«Lo è un po’ per colpa sua e un po’ per scelte tecniche. Qui non ha il posto garantito».

Se un giocatore giovane cresce e chiede un adeguamento, voi non siete in grado di darglielo?

«Se un giovane funziona è logico rinegoziare, ma non vogliamo essere aggrediti come dirigenza. Dobbiamo avere una linea di stipendi e quest’anno l’abbiamo già sforata. La Roma, così com’è, ha una perdita di trenta milioni l’anno che va ripianata. Il rapporto costo-ricavi non è adeguato».

La clausola sul contratto di Ljajic esiste?

«C’è ed è molto alta (30 milioni, ndr). Non certo di quindici milioni».

Osvaldo è stato un problema?

«Spiace che le cose siano degenerate, poteva esserci feeling tra lui e i tifosi. Non ha mai fatto cose gravi, ma ha fatto cose risibili e ripetitive, si è messo in un tunnel dal quale non usciva più. Ma sappiamo che è un ragazzo buono. Speriamo faccia gol anche nel Southampton: c’è qualche bonus da riscuotere…».

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