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IL MESSAGGERO Marchisio: “Il Totti juventino sono io”

Claudio Marchisio

(L. Pasquaretta) Numero 8. Per tutti il principino. Una vita nella Juve. Si augura di chiudere la carriera in bianconero e chissà se finirà come Totti o come Del Piero.

Quanti derby ha giocato in carriera?

«Non me li ricordo, tantissimi».

Sono più quelli vinti o quelli persi? 

«Più vinti».

L’ultima sconfitta? 

«(Pensa, ndr). Forse nella Beretti».

Meglio vincere il derby con una goleada o con un gol in fuorigioco al novantesimo? 

«(Risata, ndr) al novantesimo in fuorigioco ovviamente».

Da tifoso qual è quello che l’ha fatta godere di più? 
«Quello del rigore di Salas. Mi ricordo Maspero che faceva la buca. Le corna di Maresca. Facevo il raccattapalle».

A proposito del gesto di Maresca. Lo avrebbe fatto? 

«No, però ci poteva stare dopo lo sgarbo di Maspero».

Conte ha detto: non mi aspettavo una concorrenza subito agguerrita. 

«Neanche io. Serve più determinazione e cattiveria. Le altre oltre ad essersi migliorate, vogliono strapparci il tricolore. Una su tutte la Roma, la stessa Inter, il Napoli. Ci dobbiamo dare una sveglia, basta un tiro per prendere gol, la cosa importante poi è reagire, ma non sempre può andare bene».

La sorpresa più grande? 

«La Roma. La mano di Garcia si vede tantissimo. Giocherà per lo scudetto».

Vede similitudini fra la Roma con la prima Juve di Conte? 

«Fino a due anni fa anche a noi dicevano che non meritavamo la maglia della Juve, che eravamo mediocri, poi c’è stato il salto di qualità, come sta capitando con la Roma. Lo zoccolo duro è rimasto. A volte basta cambiare allenatore».

A proposito dei giallorossi. Perché Totti chiuderà nella Roma e Del Piero no?

«Sappiamo come sono andate le cose. Belle le parole di Francesco verso Alessandro, sono legati da un’amicizia di lungo corso».

Lei resterà a vita nella Juve? 

«Me lo auguro. Non faccio un paragone con Totti o con Del Piero. Ci spero».

State discutendo del rinnovo? 

«No, ma se me lo proponessero, accetterei».

Sente il fiato sul collo di Pogba? 

«No. E poi la competizione alza la qualità».

Conte ha detto: chi non si ferma in panchina un mese fuori. 

«Non mi ha preso alla sprovvista. E’ una decisione giusta, che rispettiamo».

Tevez se l’aspettava così? 

«Carlos è una furia».

Che cosa vi portate dietro da Verona? 

«Che bisogna imparare dal Chievo e dal suo presidente. Modelli da seguire».

 

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