CORRIERE DELLO SPORT Roma spettacolo è un’altra storia

Totti Ljajic

(A. Maglie) Esiste l’esordio perfetto. Ljajic lo ha dimostrato. Gli è bastato un quarto d’ora per spiegare a Garcia che non dovrà rimpiangere troppo Lamela, per chiudere una partita che la Roma avrebbe potuto vincere addirittura più largamente, per sottolineare che con la sua vivacità a volte anche un po’ anarchica può diventare un’arma letale. Soprattutto con lui sono scomparse le paure di uno stadio che ha temuto vecchie (nemmeno tanto) sindromi. Dopo la vittoria di Livorno, la conferma non era tanto rilevante dal punto di vista della classifica (che pure conta) ma, soprattutto, da quello dell’autostima, della convinzione che rispetto allo scorso anno si è voltato pagina, che questa è una nuova storia e che Garcia, potrà pure essere il figlio sportivo di un campionato a più bassa intensità tattica e agonistica, ma non è uno sprovveduto. La sua Roma si intravede anche perché il mercato si conclude oggi e qualcosa potrà ancora arrivare (e, ovviamente, partire, Borriello, ad esempio). Vale, allora, la pena partire da quel che ha detto la gara proprio dal punto di vista dei «consigli per gli acquisti». In determinate condizioni, per aprire avversari che intasano la trequarti, un centravanti vecchio stile può essere necessario. (…)

DIFFICOLTA’ – Basta dare un’occhiata ai numeri per rendersi conto che non c’è stata partita. Il Verona si è presentato pericolosamente dalle parti di De Sanctis solo due volte, dopo il terzo gol: in un caso Halfredsson ha preso il palo, in un secondo Strootman (giocatore essenziale) ha tolto il pallone dalla linea di porta. Ciò non toglie che per un tempo, pur obbligando Rafael ad almeno tre parate decisive con tiri dalla distanza, la Roma ha inseguito la quadratura del cerchio senza trovarla. Bisognava allargare il campo per cercare gli inserimenti dei centrocampisti, ma da un lato Florenzi e dall’altro Gervinho tendevano ad accentrarsi finendo per intasare ancora di più una trequarti che Mandorlini aveva già provveduto a intasare. Perché la linea a quattro del Verona era teorica visto che Donati, un paio di metri davanti a quella linea, faceva il quinto difensore andando a ostruire proprio gli spazi in cui Totti va normalmente a cercare il pallone e la giocata. Si sa, poi, che il romanista diventa devastante quando può favorire con le sue giocate di prima i tagli verso il centro dei centrocampisti o degli esterni. Ma nessuno si dedicava a questa attività. (…)
SOLUZIONI – Cos’è che è cambiato nella ripresa, allora? Tanto per cominciare, la buona sorte, cioè Maicon che crossa (l’ex interista ha dato robustezza a quella fascia: statisticamente il maggior numero di attacchi vengono dalla destra piuttosto che dalla sinistra) e Cacciatore che trova la deviazione giusta per uno gol anche piuttosto bello. Ma nella propria porta. Garcia, però, alla sorte una mano l’ha data. Perché Ljajic buttato dentro al 7’ della ripresa come soluzione non è frutto del caso. Sono stati sufficienti ai giallorossi undici minuti per chiudere la gara. Ma in quegli undici minuti si è vista una squadra di grande qualità tecnica (in sonno, nei prossimi mesi, quel pallonetto di Pjanic da una ventina di metro, a Rafael tornerà spesso); di grande qualità fisica (Strootman tornava da un infortunio: la rete di Maicon nasce da un suo caparbio pressing sulla trequarti avversaria); di grandi alternative. Ljajic calcia in maniera divina ma non sa fare solo quello. Certo, a volte appare un po’ arruffone, porta in campo il generoso pressappochismo dei suoi anni giovanili ma salta l’uomo, crea superiorità numerica, dall’esterno si butta nel campo come pochi, riesce a dare profondità. E tutto questo lo ha dimostrato contro una squadra, il Verona, solida e bene organizzata (più quando può difendersi e cercare la ripartenza, che quando deve riprendere il bandolo della matassa tra le proprie mani), reduce da una vittoria prestigiosa contro il Milan. La Roma deve crescere ma ci sono tutte le condizioni per farlo. (…)

 

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