5-5-5 L’ANALISI TATTICA La calma è la virtù dei forti

5-5-5 L’Analisi tattica

La calma è la virtù dei forti: è un vecchio detto, sempre valido, che a quanto pare conosce bene anche Garcia, che sa di non aver ancora fatto nulla. Nulla, perché i conti si fanno a fine anno, ma l’inizio è di quelli che nemmeno il più ottimista dei tifosi avrebbe potuto immaginare: 6 punti in 180′, numeri che mancavano dal 2007. 5 goal fatti, 0 subiti; numeri arrivati contro neopromosse, sì, ma la stessa neopromossa asfaltata ieri dalla Roma è quella che ha condannato il Milan alla prima giornata di campionato.

LA CONDIZIONE. Due gare decise nel secondo tempo: la condizione dei giallorossi appare subito ottimale. La partenza, proprio come contro il Livorno, è stata col piede sull’acceleratore e con il solito Florenzi, sempre più in versione Perrotta, vicino alla rete. Poi è continuato il monologo romanista per tutta la prima frazione di gara. Un leggero calo all’inizio del secondo tempo, sempre come visto nella precedente trasferta toscana, per poi tornare a premere, trovando tre reti nell’arco di 10′ da sogno.

Da lì in poi non si è più notata solo l’ottima condizione atletica, ma anche la solidità mentale: i ragazzi non hanno mai abbassato la guardia, a differenza di quanto accadeva nelle scorse stagioni, ma hanno continuato a condurre la gara, sfiorando in più occasioni la quarta marcatura con Gervinho.

L’ATTACCO. Il Capitano è la certezza da anni, qualsiasi cosa accada lui è il centro del progetto di gioco. Illumina la manovra offensiva dalla posizione del campo che più lo esalta, cioè dal centro. Attorno a lui si muovono prima Gervinho e Florenzi, poi il neoacquisto Ljajic al posto dell’incursore romano. Totti dialoga a meraviglia con Maicon, il quale si fa sempre trovare pronto, proprio come in occasione della prima rete. Poi accanto a Ljajic si esalta per mezz’ora, chiudendo triangoli a ripetizione.

Anche se tra quelli che hanno formato il tridente il meno lucido è sembrato Gervinho, bisogna sottolineare quanto l’ivoriano trovi i tempi giusti negli inserimenti sul filo del fuorigioco. Manca la lucidità sotto porta, ma magari arriverà con il crescendo della condizione.

IL CENTROCAMPO. De Rossi sta tornando: facile dirlo ora dopo questi 180′ incantevoli. E’ dentro il gioco, dentro lo spogliatoio, e lo vediamo soprattutto nelle esultanze: è sempre il primo a correre dai compagni, sempre il primo ad abbracciare i nuovi. Sta tornando leader al centro del campo e nello spogliatoio. Non è più costretto ad agire da difensore aggiunto, così si esalta anche quando si spinge fino al limite dell’area avversaria; con calma, anche lui, tornerà quello che tutti abbiamo conosciuto nelle scorse stagioni.

Pjanic non è il vero regista, come molti credevano nel precampionato prevedendo un sacrificio di De Rossi da interno. L’interno è il bosniaco, che si scambia spesso con Strootman: l’olandese dà molto di più in copertura, senza trascurare la fase offensiva (vedi primo goal, quando l’azione parte dai suoi piedi e dalla sua caparbietà. Pjanic si dedica a quella offensiva, e lo fa con maggior cura nel secondo tempo, quando trova anche il goal con un delizioso cucchiaio, che è solo la ciliegina sulla torta.

A cura di Luca Fatiga

@LucaFatiga9

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