GAZZETTA GIALLOROSSA La Roma e il problema numero uno: vent’anni senza stabilità

Maarten Stekelenburg

Un grande amore spesso sa farti male e questo i tifosi della Roma lo sanno bene. Tanti gli ex che li hanno puniti, ma il 30 giugno 1989 è la data in cui ha fatto più male ai cuori romanisti. Al “Renato Curi” di Perugia si gioca lo spareggio Uefa tra Fiorentina e Roma: sulla panchina dei viola c’è Sven Goran Eriksson che pochi anni prima su quella della Roma ha sfiorato lo Scudetto perso in un’altra partita maledetta per eccellenza, Roma-Lecce 2-3. Su quella della Roma è tornato Nils Liedholm ma del gruppo campione d’Italia sono rimasti solo Conti, Nela e Tancredi. Con la maglia della Fiorentina c’è Roberto Pruzzo, il “Bomber”, che in campionato non ha segnato neanche un gol. Il centravanti della Hall of Fame della Roma segna dopo quattordici minuti al portiere della Hall of Fame. E’ l’ultimo gol che Franco Tancredi subisce da portiere titolare, dopo dieci stagioni da titolare, otto delle quali senza mai saltare un match. In panchina il “dodicesimo” è Angelo Peruzzi, 19 anni, che già nella precedente annata aveva esordito in Serie A. A Milano, contro il Milan, la Roma perde 1-0 ma Tancredi viene colpito da un petardo. Peruzzi subentra. La Roma vincerà 0-2 a tavolino. Un esordio shock per quello che è l’erede designato di una dinastia di portieri fenomenali. Le storie però non sono tutte a lieto fine e Peruzzi sarà ceduto da Ciarrapico dopo uno scandalo doping. La Roma si priverà così di uno dei portieri più forti a livello mondiale dei successivi quindici anni e inizierà un’instabilità tra i pali che tutt’oggi perdura dopo altri venticinque portieri. (Clicca qui per leggere la prima puntata “Storia di un ruolo maledetto”)

IL CARISMA DI CERVONE E L’ERRORE PIU’ GRANDE: LA CESSIONE DI PERUZZI

L’arrivo di Gigi Radice sulla panchina della Roma nella stagione ’89-’90 lancia dopo tanti anni il dilemma titolare: Peruzzi è andato a fare esperienza al Verona, dal quale i giallorossi hanno preso Giovanni Cervone, 27 anni e tanta gavetta in B tra Genoa e Parma. Radice ne fa il titolare con Tancredi riserva. I 193 centimetri di Cervone si fanno valere in un discreto campionato in cui il portiere dimostra il suo forte carattere: la Roma arriva sesta. A sette gare dal termine Cervone si infortuna e Tancredi chiude l’anno da titolare. Alla giornata n°30, proprio contro il Verona di Peruzzi, lascia il posto ad un altro prodotto del vivaio romanista, Ferro Tontini. Sarà l’unica partita per lui nella Roma. L’anno successivo Ottavio Bianchi lancia Peruzzi, rientrato dal prestito, ma su di lui arriva la bufera doping per una positività alla fentermina. Le condizioni fisiche di Cervone non sono perfette, come il rapporto con Bianchi che spesso gli preferisce l’esperto Giuseppe Zinetti, arrivato dal Pescara (30 presenze nella Roma). Intanto Ciarrapico a fine anno vende Peruzzi alla Juventus nello scambio con Thomas Haessler. Cervone però disputerà le finali di Coppa Uefa persa contro l’Inter e di Coppa Italia vinta sulla Samp. Nel ritorno della semifinale di Coppa Italia del ’93 la Roma elimina il Milan, Cervone para un rigore a Papin ma poi negli spogliatoi è rissa e Cervone e Zinetti vengono squalificati. Nella doppia finale persa col Torino Boskov è costretto a schierare il giovane Patrizio Fimiani, che con la Roma collezionerà solo tre presenze. Nel ’93-’94 il ruolo di vice passa a Fabrizio Lorieri, portiere esuberante e molto atletico che fa delle parate con i piedi la sua insolita caratteristica. Acquistato per 4 miliardi da Sensi, Mazzone lo preferisce spesso a Cervone nella prima stagione in cui totalizza 20 delle 22 apparizioni con la maglia giallorossa. L’ultima stagione di buon livello per Cervone è il ’95-’96 quando colleziona 33 presenze. L’anno successivo ha più volte scontri con Carlos Bianchi che spesso schiera Giorgio Sterchele, giovane portiere che si è imposto nel Vicenza dei miracoli di Guidolin. Sterchele però è un portiere mediocre, i suoi errori si susseguono nelle 17 partite che gioca e a metà stagione viene ceduto al Cagliari. Cervone invece chiuderà il suo rapporto con la Roma al termine dell’anno ’96-’97, dopo 191 presenze in A con la Roma. Le ultime partite di quelle stagioni vengono giocate da Gianluca Berti, arrivato a gennaio (3 presenze), e dal portiere della Primavera Giampaolo Di Magno, titolare della squadra giovanile guidata allo Scudetto da Francesco Totti, che esordisce nell’ultima di campionato Roma-Udinese 0-3.

DA KONSEL A PELIZZOLI: QUANDO BUFFON “DIVENTO’” GIALLOROSSO

Con Zeman sulla panchina giallorossa nell’estate del 1997, la Roma conosce il primo portiere straniero della sua storia: è Michael Konsel, portiere della nazionale austriaca che arriva a Roma a 35 anni. Disputa una buona prima stagione anche se i problemi fisici lo fermano più volte. Trova spazio un portiere voluto fortemente dal boemo, Antonio Chimenti, preso dalla Salernitana, che esordisce parando un rigore con il Lecce appena entrato dopo un’espulsione di Konsel. La difesa zemaniana non fa risaltare le ottime doti dell’austriaco che sarà protagonista negativo del 4-5 in casa subito dall’Inter di Ronaldo. Nelle due stagioni zemaniane il terzo portiere è Andrea Campagnolo, oggi al Cesena, che però non colleziona presenze nella Roma.

Fabio Capello pretende un portiere più giovane e solido e dal Bologna fa acquistare Francesco Antonioli. Il suo seconda sarà Cristiano Lupatelli, che esordirà nel derby di ritorno del ’99-2000, perso per 2-1 con una super punizione di Veron. Il terzo è Marco Amelia, titolare della Primavera che la stagione successiva verrà ceduto per 350 mila euro al Livorno e non giocherà mai con la Roma. Antonioli è il portiere del terzo Scudetto, ma i suoi errori sono parecchi: l’ultimo, nella penultima giornata a Napoli sulla punizione di Pecchia, rimanda i festeggiamenti alla sfida col Parma.

Quella grande Roma aveva bisogno di tre rinforzi: un portiere, un difensore e un attaccante. Sensi si accorda con Tanzi, presidente del Parma, per una cifra molto vicina ai 50 milioni solo per Gianluigi Buffon. In più per 10 milioni più Nakata la Roma aveva in pugno anche Fabio Cannavaro. Con l’acquisto di Cassano dal Bari sarebbe stata una Roma ancor più stellare. Una telefonata da Torino a Parma però bloccò tutto: per l’Avvocato Agnelli la Roma non può diventare così forte e 175 milioni derivanti dalle cessioni di Zidane e Inzaghi vanno a Parma per Buffon e Thuram.

Così Sensi ripiega sul giovane emergente di prospettiva e spende 27 miliardi per Ivan Pelizzoli (92 presenze in quattro anni), autore di un’ottima stagione nell’Atalanta. Il bergamasco gioca e vince la Supercoppa all’esordio poi però perde il posto da titolare, riconquistato da Antonioli, al quale Capello si affida anche nel 2003-2004. 102 presenze e 102 gol subiti per Antonioli con la Roma in quattro stagioni, tanta panchina per Pelizzoli che quando torna titolare la stagione successiva è il miglior portiere del campionato. La “Piovra” giallorossa conquista il primato d’imbattibilità della storia romanista con 773 minuti (quarto posto in A) e vince il premio “Saracinesca d’Oro” come portiere meno battuto d’Europa con i soli 14 gol subiti in 31 partite. L’anno dopo però Pelizzoli paga l’alternanza dei cinque tecnici e qualche infortunio, lasciando spazio a due giovani del vivaio romanista, Gianluca Curci e Carlo Zotti. Mentre Zotti dimostra la sua inadeguatezza alla Serie A già dopo 16 presenze (rimanendo però nella Roma per quattro stagioni, tutte da terzo), Curci sembra davvero il ragazzo su cui puntare a lungo, per riprendere la tradizione di grandi portieri usciti dalla Primavera giallorossa. Dopo l’esordio nel giorno in cui Totti contro il Parma supera Pruzzo a 107 reti con la Roma, gioca undici partite e si presente ai nastri della nuova stagione con Spalletti da portiere titolare.

ADDIO SCUOLA ITALIANA, DA DONI A GOICOECHEA SOLO STRANIERI

E’ la stagione delle undici vittorie consecutive, nella quale a Roma arriva a parametro zero un brasiliano dal fisico prestante, Alexander Donieber Marangon, detto più comunemente Doni. Dopo le prime partite in Coppa Uefa con Aris Salonicco e Tromso, Spalletti con grande coraggio lo lancia titolare nel derby del 23 ottobre. Finisce 1-1 e per Curci inizia la panchina. Doni conquista il consenso del pubblico con buone prestazioni senza commettere mai particolari errori. In quell’anno vestono la maglia della Roma altri due portieri che però fanno solo tribuna, il greco Dimitrios Eleftheropoulos Pietro Pipolo, altro ragazzo del vivaio che in giallorosso vince il campionato Primavera nel 2005. Curci rimane per due stagioni a fare la riserva a Doni per poi andare a Siena e Samp. Torna a Roma la scorsa stagione a fare il secondo-terzo. Per lui in totale 68 presenze con la Roma, che quest’anno lo ha ceduto in prestito al Bologna.

Finalmente con Doni torna un minimo di stabilità nel ruolo di portiere: il brasiliano arriva a giocare anche nella sua Nazionale e con la Roma trionfa in Coppa Italia e Supercoppa, sfiorando lo Scudetto. Nel 2008-09 nonostante un problema al ginocchio, Spalletti lo fa giocare e Doni paga a caro prezzo. Da un derby ad un altro. Stavolta però perso 4-2 e terminato con una maschera di sofferenza. Doni si ferma e si fa operare, lascia terminare la stagione ad Artur che con la Roma colleziona 18 presenze in due stagioni, svariate papere e la rescissione.

Nel giorno dell’addio di Spalletti contro la Juventus esordisce Julio Sergio che il tecnico toscano definirà “il terzo portiere più forte del mondo”. Arriva Ranieri e subito fa del reattivo Julio un perno della sua squadra e il rigore parato a Floccari lo consacra idolo dei tifosi. Lo Scudetto sfuma con la Samp ma la stagione successiva è Julio Sergio il titolare. Le gerarchie vengono sovvertite dall’arrivo di Montella: Doni torna titolare e chiude la sua carriera in giallorosso con 199 presenze. Rescinderà il contratto e si accaserà al Liverpool, dove oggi è il terzo. Julio Sergio viene ceduto in prestito al Lecce e a metà stagione si rompe il legamento crociato del ginocchio. Oggi è il quarto portiere della Roma e solo dalla settimana scorsa è tornato ad allenarsi a Trigoria.

Con lo stesso infortunio nel 2009 arriva a Roma Bogdan Lobont: grande esperienza (82 presenze nella sua Nazionale con due Europei disputati) e riflessi felini, il “Pisica” (gatto in romeno) aveva già disputato un anno alla Fiorentina, in cui la miglior partita era stata proprio contro i giallorossi. Esordisce con una papera contro il Napoli, ma ancora oggi è uno dei punti di riferimento dello spogliatoio romanista e quando è stato chiamato in causa ha sempre fatto la sua onesta parte. Nei suoi anni all’Ajax era il titolare ed in panchina sedeva un giovane che arriverà a Roma proprio nel 2010-2011. I ruoli si invertono e Maarten Stekelenburg è il nuovo portiere della Roma per 6.350 milioni. Un portiere sfortunato, che in carriera ha subito tanti piccoli infortuni ma che a trent’anni è vice campione del Mondo in carica. 282 le sue presenze nell’Ajax, con tre titoli d’Olanda, quattro Coppe e altrettante Supercoppe. 54 presenze in Nazionale, con due Mondiali e due Europei disputati. Un palmares di tutto rispetto. Il resto è storia di oggi: tra Stek e Zeman non c’è grande stima, il boemo si fa comprare Goicoechea (suggerito dal compianto Franco Mancini già mesi fa a Pescara). Reattivo, sfrontato, comunicativo. Avrà queste doti ma al pubblico romanista ancora non le ha dimostrate.

Oggi la Roma è senza un portiere titolare: Stekelenburg è andato al Fulham per 5.6 milioni dopo la farsa di fine gennaio e Goicoechea è tornato in Uruguay. Lobont ha rinnovato per altri tre anni (fino a quando ne compierà 39), Curci è tornato, si sta allenando a Trigoria e partirà per Riscone insieme al titolare della Primavera Svedkauskas. Chi sarà il primo titolare di Rudi Garcia ancora non è dato sapere.

Daniele Luciani

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