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CORRIERE DELLA SERA Anche il nostro calcio ha scelto il gol in più

Gol

(M. Sconcerti) – Dalle squadre che stanno nascendo si ‘ capisce che è in atto un grande cambiamento: sta diminuendo l’importanza del gol subito. È una vera rivoluzione culturale nel calcio di oggi esasperata dal Barcellona di Guardiola, ma cominciata già prima nello stesso calcio spagnolo dall’abitudine all’uno contro uno, cioè al dribbling invece che al passaggio. Nel calcio le generazioni durano pochi anni perché si gioca moltissimo. Tre-quattro anni significano oltre 1oo partite amichevoli comprese. Duecento partite esauriscono qualunque tipo di modulo volante. Altra cosa sono i principi base, quelli restano.

Facciamo esempi. Tutto ruota intorno a una regola fondamentale: nel calcio devono essere almeno sei i giocatori addetti al recupero del pallone e non meno di tre quelli addetti al gioco di attacco. Il resto dipende dall’estro del tecnico e dalle qualità dei giocatori a disposizione. Nel tirare questo elastico, oggi si è arrivati dove non ci eravamo mai avvicinati. Sta perdendo valore l’importanza del gol subìto, tutte le squadre migliori giocano sulla facilità di fare un gol in più. Scrivendo dall’Italia, è un rovesciamento didattico molto importante. La negazione di quello che abbiamo sempre svolto da Vittorio Pozzo in qua, cioè dal meglio del nostro calcio (gli anni trenta) a oggi. Perla prima volta non contano i gol che prendiamo, ma quanti se ne segnano. E come passare dalla poesia in rima a quella di Ungaretti e Montale, è un concetto totalmente nuovo che nessuno può dire sia migliore. Per ora è semplicemente diverso. Ma esiste. Guardiola, lo stesso Heynckes, Montella, a modo suo Conte, che in Italia ha portato due ali, due attaccanti e due interni (Vidal e Marchisio) che si inseriscono. Non è un problema di capacità individuali, ma di semplice superiorità numerica. Oggi nessuno gioca più tra le grosse squadre con tre difensori vicini, giocano tutti con due terzini e un libero. Se è uno dei centrali a marcare l’ala avversaria, la difesa perde un uomo, che mancherà al centro. Questo è il piccolo segreto attuale, la chiave dei tanti gol che stanno arrivando.

Ormai si segnano circa mille reti a stagione, all’epoca di Riva e Trapattoni erano meno della metà. In sostanza subire un gol oggi è un inconveniente previsto a cui si può e si sa rimediare. La conferma viene dal mercato. Nessuno acquista difensori se non per casi estremi. Il difensore si costruisce, il grande attaccante è pura magia personale. Per anni abbiamo usato gli schemi per arrivare al cross evitando il dribbling, cioè cercando di prevedere tutto. Oggi non solo usiamo gli schemi, ma anche il dribbling. Non è la verità, è una fase. Ma per vincere adesso serviranno più gli ultimi sette giocatori che i primi tre.

 

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