CORRIERE DELLA SERA Sconfitta orgogliosa, ma un attaccante non basta

Cesare Prandelli

(M. Sconcerti) – Abbiamo rischiato di pareggiare una partita che abbiamo sempre ampiamente meritato di perdere. Vanno bene entrambi i risultati, l’avversario era il Brasile, non si può vincere sempre. Ma restano dubbi di fondo che vanno oltre la forza di Fred e i colpi di Neymar. Discutiamo le scelte di una spedizione, non i piccoli eventi di una singola partita. Dove sono gli attaccanti dell’Italia? Ne esiste uno oltre Balotelli? E soprattutto, ne avessimo altri, avremmo avuto voglia di impiegarli o ci saremmo detti che avrebbero guastato l’equilibrio tattico? In generale il Brasile è stato esplosivo ma non continuo.

L’Italia perfino più casuale. Raramente si vedono 6 gol con setto-otto tiri in porta. Il Brasile sa costruire con una fretta eccezionale le sue occasioni, l’Italia deve girare più a lungo, ma il risultato non è molto diverso. Noi non siamo questi, abbiamo semplicemente scelto di non portare attaccanti. Diamanti non è per questi livelli, Candreva nemmeno. Possono coprire e ripartire, ma poi bisogna arrivare all’ultimo passaggio. Abbiamo giocato tre quarti di partita con due mediani inventati (Aquilani e Marchisio) e con tanti riferimenti per attaccanti che non c’erano. Balotelli non è un centravanti classico, ha bisogno di un altro riferimento che noi non abbiamo. È mancato molto Osvaldo, è mancato forse Matri, forse Pazzini (infortunato), forse El Shaarawy, sono mancati quelli che appoggiano l’azione e non tengono palla solo per far respirare la difesa.

Se non fai paura al Brasile, poi è il Brasile che ti mangia. Ripeto, non è un grande problema. Andiamo avanti nella Confederations e contro il Brasile continuiamo a non vincere dall’82. Una ragione ci sarà, né potevano pensare di violarla il giorno in cui eravamo senza Pirlo e De Rossi, in casa loro e con un’umidità all’ottanta per cento. Ma è il principio che è sbagliato, il concetto che le ali debbano marcare i terzini e non viceversa; che in mezzo al campo ci siano giocatori adatti a costruire per qualcuno che davanti non esiste. È sbagliata l’idea di squadra, si costringono troppi giocatori a essere quello che non sono. Meglio se la realtà arriva contro il Brasile, la sconfitta è perfino orgogliosa. Ma non diteci che siamo stati eroici. Il Brasile è una stupenda squadra sbagliata. Ha un mediano e cinque fantasisti, qualcosa che in Italia sarebbe impensabile. Infatti sbagliamo il modo di affrontarli. Ma per vedere l’errore bisogna cercare di attaccare altrimenti avranno sempre ragione loro.

Si difendono nascondendo il pallone. Non è un grande peccato veder giocare il Brasile, subirlo e prendere molti gol. È un peccato non entrare mai nella loro area. Fa sembrare tutto più piccolo, come un digestivo a stomaco vuoto. Si danno agli avversari anche meriti che non hanno. Non abbiamo avuto né attacco né centrocampo, questo ha falsato l’intera fase difensiva. Un’Italia che prende otto gol in tre partite non è un’Italia che asseconda la storia. È solo un’Italia sbagliata, che forse avrebbe dovuto prendere più iniziative, provare a fare la partita, andare oltre i propri limiti Abbiamo solo perso nettamente contro un avversario molto giovane e molte più forte. Senza nessun appiglio letterario. È stato solo calcio.

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