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LA REPUBBLICA Stadi, ecco piani (e sogni) di Inter, Roma, Lazio e c.

Stadio Olimpico

(F.Bianchi) – All’inseguimento della Juve: non in campionato, che è impossibile, ma per quanto riguarda lo stadio di proprietà. Che dà quei ricavi sconosciuti, o quasi, al nostro calcio e che aiuta a mettersi in regola coi parametri del ffp (financial fair play). Il panorama calcistico è cambiato radicalmente negli ultimi anni: sono cresciuti i tifosi davanti alla tv, sono crollati quelli allo stadio. Si è perso oltre un milione di spettatori solo negli ultimi anni. Gli stadi vengono percepiti dai tifosi come luoghi scomodi, con i biglietti cari (non è vero rispetto ad altri paesi europei), insicuri, dove ci sono ancora troppe zone di inciviltà, senza legge. A volte, purtroppo, è così. L’offerta-tv è forte, costa molto meno sedersi in poltrona davanti al teleschermo che andare allo stadio ma è dimostrato, almeno in altri Paesi, che le emittenti a pagamento non svuotano assolutamente gli impianti calcistici. Ma in futuro ci vorranno stadi di proprietà e più piccoli, tranne poche realtà, di quelli attuali. La media degli spettatori in Italia è di circa 23.000, pochi rispetto a Germania (45.191) e Inghilterra (34.600): ma quest’anno sono in lieve crescita rispetto alle ultime stagioni, così come crescono anche gli ascolti tv. Segno che il nostro calcio, nonostante tutto, tiene. Piace. Ma ora ci vuole davvero un salto di qualità. Dopo la Juve (40.000 posti, sovente “sold out”), adesso tocca all’Udinese. Trovato un accordo col Comune, il club friulano entro il 2015 avrà il suo impianto in affitto, per 99 anni. Si chiama esattamente concessione del diritto di superficie. Il Friuli avrà 25.000 posti, tutti al coperto. Bastano. Campo riscaldato, wi-fi gratuito per tutti: costo totale 35 milioni. I lavori inizieranno fra 15 giorni (il prossimo anno i tifosi dovranno un po’ soffrire, sarà agibile solo la tribuna Nord, l’unica al momento coperta). Complimenti alla famiglia Pozzo, questo vuol dire pensare al futuro e rispettare i tifosi, di cui molte società sovente si dimenticano. Il Palermo sta pensando ad un impianto nel quartiere disagiato della Zen: costo 200 milioni. Ma tutto potrebbe cambiare se il club di Zamparini finisse in B. I “cugini” del Catania invece puntano ad uno stadio a Librino, che potrebbe ospitare anche gli uffici comunali. La Lazio vuole il suo stadio, lo stadio delle Aquile: ma per ora non c’è nulla di concreto. Nel 2005 gli spettatori medi erano 50.000, ora sono scesi a 30.000: ecco perché basta uno stadio medio, l’Olimpico è troppo grande. La Roma sembra più avanti della Lazio: ha già individuato la zona dove costruire, Tor di Valle. Mister Pallotta vuole uno stadio a tutti i costi, questa è la sua vera mission (altrimenti potrebbe anche fare un passo indietro). Ma per ora non c’è un business plan, mancano i permessi: presto comunque ci sarà il progetto dell’architetto Dan Meis. Uno stadio ultramoderno, con il meglio degli impianti tedeschi e Usa: 50-55.000 spettatori circa. Il club giallorosso sogna di avere il suo impianto già nel 2016: ma con la burocrazia italiana, tre soli anni saranno sufficienti? La Roma, comunque, si è cautelata con il Coni per la valorizzazione dell’Olimpico, almeno sino al 2015. Poi, si vedrà. La Sampdoria si è affidata alla Coni Servizi e sta facendo passi avanti: individuata già l’area dove costruire, la zona della Fiera. Il Genoa invece resterà a Marassi. Così come il Milan non abbandonerà San Siro ma cercherà, nei limiti del possibile, di rilanciarlo e di renderlo più funzionale. L’Inter invece cerca investitori (servono 250 milioni di euro) ed è alle fasi preliminari: dove costruire? In ballo due zone: San Donato, o Expo di Rho. Ma Moratti ha speso molto per la sua Inter, e molto dovrà spendere anche questa estate: ora ha bisogno di aiuti, dopo il fallimento della trattativa con i cinesi. La Fiorentina ha pronto un progetto da 150 milioni: l’impianto, già presentato al sindaco Matteo Renzi, sorgerebbe nella zona di Novoli. I Della Valle però spingono anche per avere avere strutture commerciali e turistiche, eccetera eccetera. E qui le cose rischiano di farsi più complesse. Non si sa ancora intanto dove giocherà il prossimo anno il Sassuolo (la promozione in A è ad passo): quest’anno il club di Squinzi, n.1 della Confindustria, si è adattato al neutro di Modena (4.000 spettatori come media, il 10 per cento della popolazione di Sassuolo). Il prossimo anno si vorrebbe andare a Reggio Emilia: il Sassuolo potrebbe anche acquistare lo stadio, circa 4,5 milioni di euro, ma il “Giglio” fa gola anche al Cagliari. Proprio così: la Figc ha detto chiaramente che per iscriversi alla prossima stagione ci vorranno regole chiare sugli impianti, proprio per evitare il deprimente balletto dell’Is Arenas. Il club di Cellino, ancora ai domiciliari, quindi si sta guardando intorno: oltre a Trieste, impianto già utilizzato, sono in ballo anche Livorno, Rieti e appunto Reggio Emilia (24.000 spettatori circa). L’argomento è di attualità, il 7 maggio al Salone d’onore del Coni, si terrà infatti il convegno “Uno stadio per amico”, organizzato dall’Asi. Interveranno, oltre al padrone di casa, Giovanni Malagò, Claudio Barbaro, Michele Uva, Alessandro Cochi, Dario Nardella, Andrea Abodi, Mario Macalli, Claudio Lotito, Claudio Fenucci, Paolo D’Alessio, Diego Nepi, Dario Bugli.

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