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LA REPUBBLICA Berlusconi vuole Seedorf. Galliani mai così all’angolo

Adriano Galliani

(E. Currò / S. Sacchi) – Separati da un oceano, geografico e umorale, l’euforico Seedorf e il delusissimo Allegri si apprestano al passaggio di consegne sulla panchina del Milan. All’evento — annunciato con la famosa lettera di Berlusconi apocrifa ma non troppo dal semprerosso Aldo Biscardi, che si gode gli ascolti del suo Processo su 7 Gold (share del 2,9%) — tenta ancora di opporsi Galliani: Tassotti- Inzaghi, Van Basten, Donadoni e Van Bommel le alternative, Benitez e Mazzarri le suggestioni. Ma ormai Seedorf attende la chiamata a Rio, dove ha appena festeggiato il titolo carioca vinto da calciatore col Botafogo, cantando davanti alla torcida in delirio “One love” di Bob Marley.

Invece Allegri, ieri al Pirellone, non ha cantato parole d’amore, da ingrugnito ospite accanto a Rivera, alla festa dei 50 anni dalla prima Coppa dei Campioni rossonera, levata al cielo di Wembley nel 1963 da Cesare Maldini, il cui erede Paolo ha intanto smentito i contatti per entrare nello staff. Ieri, vicino al milanista Maroni presidente della Lombardia, la palma del più irritato l’ha comunque conquistata Galliani. L’ulteriore assenza di Berlusconi ha reso evidente come l’ad esca ridimensionato dal lungo braccio di ferro sull’allenatore. Dopo la cena di ieri, oggi Galliani e Allegri hanno l’appuntamento finale. «Sono affari nostri». In ballo c’è la transazione al contratto da 2,5 milioni fino al 2014, propedeutica al via libera per la Roma (più difficile l’anno sabbatico, quasi impossibili le dimissioni).

Convincere su Seedorf i tifosi, schierati con l’attuale mister, sarà affare di Berlusconi. Il quale, complice l’ingresso nel club della figlia Barbara fautrice di un’organizzazione più moderna, ha sposato l’innovazione in ogni settore. Del poliglotta Seedorf, che progetta un’accademia giovanile, gli piacciono il fascino cosmopolita e le idee ambiziose, mentre a Galliani imputa una gestione ancorata al passato, il tardivo adeguamento all’austerity (infatti gli impose lo stop all’operazione Tevez, troppo onerosa) e l’insistenza su Allegri: domenica si è infuriato per la nuova esclusione del pupillo El Shaarawy. Il pollice verso ha amareggiato l’allenatore. «Il terzo posto è più del massimo, nel ritorno abbiamo perso solo con la Juve, su rigore ».

La novità è che Galliani non era mai stato sconfessato tanto vistosamente, in 27 anni di Milan. Nessun divorzio, ma un avvertimento: i pieni poteri sono ristretti al mercato, big esclusi. Non sta finendo un’era, ma il 9 luglio a Milanello Seedorf potrebbe compiere, da allenatore, il primo passo verso la scalata dirigenziale. Il corso individuale ad hoc della federazione olandese — l’unico precedente è Zidane — gli varrà il patentino Uefa A e Uefa B. Però gli verrà riconosciuto dall’Uefa solo 2 mesi dopo, nella riunione di settembre. Potrà sedersi in panchina da vice, con un titolare ombra (forse Andrea Maldera, se Tassotti seguirà Allegri alla Roma). La deroga non è stata gradita da alcuni azzurri campioni del mondo, che stanno frequentando il master a Coverciano. «Con noi, per il riconoscimento dei 2 anni in uno chiesto 15 giorni prima del corso, l’Uefa era stata più fiscale». La prima vera grana, in ogni caso, sarà lo spogliatoio anarchico. «Comportamenti non da Milan»: la formula eufemistica non è il migliore modo per cominciare un ciclo.

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