IL ROMANISTA Troppa paura, è il peggior derby

Lulic

(V. Meta) – Tutto o niente, s’era detto alla vigilia. E dalla partita più importante della sua stagione, la Roma esce senza niente. Niente Coppa Italia, niente stella d’argento, niente Europa League, niente derby. Stella a parte, si prende tutto la Lazio, finita un punto sotto in campionato: 0-1 al termine di una partita tutto fuorché spettacolare, che la Roma perde perché forse non ha avuto abbastanza coraggio per vincerla. Andreazzoli rispetta le attese schierando il suo 4-2-3-1 con Marquinhos confermato terzino destro nella linea difensiva completata da Burdisso, Castan e dal rientrante Balzaretti. A comandare i giochi nel mezzo torna De Rossi, recuperato dai problemi alla caviglia, con accanto Bradley, che vince il ballottaggio con Pjanic, mentre sulla trequarti con Lamela e Totti c’è Marquinho. Davanti Destro la spunta su Osvaldo, che parte dalla panchina. Petkovic risponde con il solito 4-1-4-1 con Klose centravanti e davanti alla difesa Ledesma, che a lasciare il segno ci mette meno di un minuto, visto che dopo una manciata di secondi si prende un giallo per un fallo a centrocampo su Lamela. Ammesso che qualcuno si aspettasse davvero lo spettacolo, sarà rimasto deluso perché da una parte e dall’altra l’atteggiamento è tutt’altro che spregiudicato, nonostante la prima occasione capiti già dopo 4’, quando Klose calcia sull’esterno della rete dopo la respinta di Lobont sulla conclusione dal limite di Lulic. La Roma fatica ad avvicinarsi all’area avversaria e deve inventarsi soluzioni da fuori, come il destro di Totti che al 9’ Marchetti blocca senza troppi problemi, e quando finalmente riesce ad andare più vicina alla porta con Bradley, pescato bene dal cross basso di Marquinho, il diagonale dello statunitense finisce fuori sul secondo palo. Al 18’ altra conclusione da lontano, stavolta partita dal sinistro di Lamela, ma il pallone è debole e Marchetti blocca ancora. L’azione migliore dell’intero primo tempo la costruisce comunque la Roma in un estemporaneo flashback zemaniano: cinque tocchi di prima Destro-Totti-Marquinho-Lamela-ancora Totti, destro alto.

La Lazio gioca come sa, chiudendo gli spazi e ripartendo sugli esterni, specialmente dalla parte di Candreva (per arginarlo Balzaretti ha sempre bisogno di qualcuno in raddoppio, il più delle volte De Rossi) e al 34’ ci vogliono i migliori riflessi di Lobont per dire di no al colpo di testa di Klose dopo che Lamela aveva perso una brutta palla sulla trequarti favorendo il cross di Lulic. Destro, fino a quel momento utile più per coprire il primo palo sui calci d’angolo avversari che per altro, si trova sulla testa il primo pallone buono della partita, ma non riesce a colpirlo bene e manda alto proprio allo scadere.

Si ricomincia con tre errori in quattro minuti: un contropiede solitario di Marquinhos concluso da un destro da distanza proibitiva, che infatti finisce lontano dallo specchio, un destro dal limite di Marquinho bloccato da Marchetti e un cross troppo alto di Destro, che pure aveva saltato di netto Ledesma, poi costretto al cambio (al suo posto Mauri, Petkovic passa al 4-2-3-1). Al 12’ è bravo (e coraggioso) De Rossi a fermare in scivolata Hernanes a due passi dall’area piccola, ma per la Roma i problemi veri cominciano quando c’è da far ripartire l’azione perché dietro la palla sono tutti un po’ fermi. Il ghiaccio di una partita bloccata comincia a sciogliersi solo a metà tempo, quando nel giro di un minuto prima Lamela pecca di egoismo e si fa murare il sinistro dalla difesa, poi sul contropiede di Lulic, Hernanes mette un cross basso in area per Klose, che non arriva di un soffio.

Passano altri due minuti e un’apertura di quaranta metri di De Rossi pesca Marquinho sulla sinistra, tocco al volo per Destro, stop e tiro, ancora bravo Marchetti. Al 26’ il dramma: Candreva se ne va sulla destra e crossa, Lobont si allunga ma finisce per prolungare per Lulic, che sul secondo palo anticipa Marquinhos e mette in rete. La risposta romanista è immediata, perché sulla punizione di Totti dalla lunetta, Marchetti per una volta resta immobile, solo che il pallone sbatte sulla parte interna della traversa e poi rimbalza pochi centimetri al di qua della linea di porta. Andreazzoli prova a giocarsi il tutto per tutto inserendo Osvaldo per Balzaretti (con Marquinho che scala a fare il terzino), peccato che l’azzurro non tocchi letteralmente palla. Tutto o niente, diceva Andreazzoli. Ma è un niente che fa male.

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