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IL MESSAGGERO Scarcerati gli ultras giallorossi. “Il piccone serviva per legittima difesa”

Tifosi As Roma

(A.Pierucci) – La sciarpa giallorossa al collo e sotto la giacca una spranga di ferro, un bisturi, un coltello e un piccone. Erano in assetto da guerriglia i due romanisti arrestati a un passo dalColosseo nel dopo derby di domenica. Ventenni, romani, una passione smodata per la Roma, gironzolavano scrutando i festeggiamenti dei biancocelesti e le sassaiole dei loro compagni di tifoseria. Finendo nelle grinfie della polizia. Ieri, a poche ore dall’arresto, è arrivata la scarcerazione. E con tanto di scuse. Perché il fermo di Maurizio M. e Gianmarco C. non è stato convalidato dal Tribunale. E i due giovani sono tornati subito liberi. Ma hanno dovuto rinunciare all’armamentario, che è rimasto sotto sequestro.

LA BANDIERA Intanto sono tornati a casa anche i cinque romanisti arrestati la stessa notte del derby, per aver rubato la bandiera della Lazio a due tifosi. Il pm aveva contestato ai cinque giovani l’accusa di rapina, perché la bandiera era stata strappata anche con una raffica di calci. Solo per un genovese, con la passione per la Roma di Totti, è stata prevista la misura degli arresti domiciliari in attesa del processo. Degli altri quattro compagni di scorribanda, due sono completamente liberi e altri dovranno firmare in caserma. «Al processo sapremo difenderci per spuntare anche l’assoluzione», promette l’avvocato Lorenzo Contucci.

BISTURI E PICCONE
 Tutti liberi, insomma, i tifosi giallorossi fermati nell’acceso dopo derby per il quale sono state trovate accatastate qua e là anche asce, lance e persino il micidiale nunchaku giapponese. Per i due romanisti, trovati nel dopopartita in assetto da guerra e in aula difesi dall’ avvocato Federico Puggioni, le motivazioni le ha spiegate lo stesso giudice nell’ordinanza con cui non ha convalidato l’arresto. «I due fermati – ha scritto il giudice Roberto Ranazzi – sono stati sorpresi in via Cavour intorno alle 21.40 in presenza di oggetti atti ad offendere. Precisamente Maurizio M. con un coltello a serramanico, un piccone e una lama filettata e Gianmarco C. con un bisturi monodose. Ma non è stato accertato che i due provenissero dallo Stadio Olimpico». Tant’è che il magistrato ha concluso che «i due si trovavano a vari chilometri dallo Stadio Olimpico ove alle 21 si era concluso l’incontro di calcio. Inoltre non vi è prova che i due siano andati allo stadio. Ed è da loro sostenuto di aver visto la partita in un pub del quartiere San Lorenzo». La conclusione: visto che “i fatti non si sono svolti nelle vicinanze dello stadio ma in tutt’altra parte di Roma” è opportuno riqualificare il reato contestato che in questo caso non prevede l’arresto. Il reato di possesso di oggetti atti ad offendere in occasione di manifestazioni sportive è stato così accantonato per quello più lieve di porto in luogo pubblico di armi. I due romanisti in aula devono essere stati convincenti: «Avevamo addosso il piccone e il resto solo in caso di necessità, per legittima difesa»

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