GAZZETTA DELLO SPORT Tweet, amori e vizi. La Roma dà l’addio al centravanti rock

Osvaldo

(A. Catapano) – Non stupisce che tra le sue letture preferite ci siano i testi di Joaquin Sabina, poeta e cantautore spagnolo, comunista e antifranchista, costretto all’esilio nel 1970 per aver lanciato una molotov contro la sede granadina del Banco di Bilbao. C’è un aforisma di Sabina che proprio gli sta a pennello:«La vita è così breve e il mestiere di vivere così duro, che quando si inizia a imparare, si deve morire». E siccome il nostro eroe non ha alcuna intenzione di passare a miglior vita, mettetevi l’anima in pace, voi che vorreste portarlo sulla retta via: Pablo Daniel Osvaldo, come si dice a Roma, da quelle orecchie non ci sente.

Bravo, ma… A Roma, in verità, se ne dicono tante. Sul conto del Johnny Depp de’ noantri (questa è una), pure troppe. Una massima di queste parti fa al caso suo più delle poesie di Sabina: «Chi c’ha il pane non c’ha i denti e chi c’ha i denti non c’ha il pane». Ecco. Il detto popolare non avrà lo spessore politico del cantautore rivoluzionario, ma rende l’idea. Osvaldo è come quegli studenti intelligenti che potrebbero sempre fare di più. Se solo ne avessero voglia. Se si applicassero ogni tanto, e che diamine. Sono quelli che suscitano l’indignazione dei professori, che non accettano di vedere tanto talento sprecato. Ma non capiscono, i soloni, che tutto quel talento non va sprecato ogni giorno sui libri? È più o meno quello che Osvaldo deve pensare del calcio: solo una parte della sua vita, e oltretutto non così importante da fargli rinunciare a poeti, chitarre, canzoni, viaggi, sigarette, donne. Tante donne. Tanti amori. Altrettanti cuori spezzati. Come cantano gli Stadio: «Ha donne sparse per l’Italia, lui colpisce e scappa via…».

È fatto così Un gran «figlio di buona donna», in effetti. Di quelli che ti fanno incazzare a bestia, ma poi finisce che li perdoni. Sempre. Prandelli lo richiamerà, lo ha promesso il presidente federale Abete, ieri: «La punizione vale solo per la Confederations ». E già è sembrata un tantinello esagerata. E poi, se in Nazionale ci sta Balotelli, perché non Osvaldo? Oltretutto, rispetto a Super Mario, il nostro Pablo è un uomo di cultura: cita Orwell, ascolta i Pink Floyd, discute di filosofia, capisce di psicologia, anche se non riesce ad applicarla al suo caso. Ed è un uomo onesto, innanzitutto con se stesso. Dice: «La mente a volte mi tradisce». E anche: «Sono un po’ nomade». È un istintivo. Il tweet che lunedì ha dedicato ad Andreazzoli era già una mediazione, perché quando si è sentito dare del fregnone, come si dice sempre da queste parti, voleva mettergli le mani addosso. Da uno così, come fai a pretendere ordine e disciplina?

Addio La verità è che il calcio gli sta stretto. Soprattutto il nostro calcio. A Roma, poi… «con tutte quelle radio locali, dicono tante bugie, non le sopporto». Come dargli torto? La sua avventura qui è terminata. Tornerà in Spagna o proverà l’Inghilterra. Caro Osvaldo, un consiglio: vada all’Atletico Madrid, non al Tottenham. I tabloid inglesi potrebbero contare pure le sigarette.

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