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GAZZETTA DELLO SPORT 60 anni di gol all’Olimpico tra Nazionale e scudetti

Stadio Olimpico

(M. Perrone) – Era il 17 maggio 1953: ottantamila spettatori sfollarono delusi dall’Olimpico. Lo stadio venne inaugurato quel giorno con un’Italia-Ungheria 0-3, sconfitta che convinse Giulio Andreotti, allora sottosegretario agli Interni, a porre il veto all’arrivo di altri calciatori stranieri. In campo c’erano un laziale (il portiere Sentimenti IV) e 5 romanisti (Bortoletto, Grosso, Venturi, Pandolfini, Galli): allora le convocazioni si facevano anche così, la chiamavano geopolitica. Ma in questi sessant’anni l’Olimpico non è stato solo Roma e Lazio…

Dieci anni L’Olimpiade del 1960, naturalmente: e le colombe che annunciarono l’oro di Livio Berruti. Il primo successo sui maestri inglesi sfumato nel finale, da 21 a 23, nel ‘61: Trapattoni regalò la palla che avviò l’azione del gol decisivo di Greaves, in porta c’era Vavassori entrato al posto dell’infortunato Buffon (Lorenzo). A proposito di portieri: Jascin parò anche un rigore di Mazzola e si lasciò battere da Rivera solo quando la qualificazione agli Europei della sua Urss era assicurata. Finì 11, era il 1963.

Venti anni L’unico spareggioscudetto da quando esiste la serie A: 7 giugno 1964, BolognaInter 20. Gigi Riva che si spezza una gamba (’67) contro Americo, portiere del Portogallo: aveva addosso il numero 9, non lo volle più mettere. L’anno dopo, nel 1968, segnò un gol sul filo del fuorigioco alla Jugoslavia (ma era buono, anche se allora non si poteva stare in linea) e, insieme ad Anastasi, regalò all’Italia il titolo europeo. Ginulfi che para un rigore a Pelé in un’amichevole Roma-Santos (1972). Un’invasione di campo, 17 dicembre ‘72, Roma-Inter 12 (diventato 02 a tavolino), fallo di Morini su Mazzola quasi al 90’ sulla linea dell’area, rigore fischiato da Michelotti, gol di Boninsegna: e Mazzola che disse la sera in tv: «Un rigore così a parti invertite non ce l’avrebbero fischiato contro, a San Siro». La Juventus che vince lo scudetto a 3 minuti dalla fine nel 1973: botta di Cuccureddu alla Roma, 21, ciao Milan e ciao Lazio, che intanto perdevano a Verona e Napoli. Ma sei mesi dopo quello stesso Cuccureddu tirò un rigore sulla traversa, e la Juve vide volare nel vento (ce n’era tanto, quel pomeriggio) la coppa Intercontinentale andata all’Independiente.

Trent’anni Via le bandiere delle squadre, peccato: le spostavano ogni settimana dietro la Monte Mario, per ricordare come cambiava la classifica di serie A. La festa della Lazio: 12 maggio 1974, rigore di Chinaglia al Foggia, il primo scudetto. I fischi per uno 00 con la Jugoslavia, era il ‘78, che convinse Bearzot a scegliere Rossi e Cabrini per il mondiale cominciato meno di un mese dopo in Argentina. E c’era proprio Paolo Rossi fra quelli che ricevettero un ordine di comparizione il 23 marzo 1980, giorno di Roma-Perugia: le macchine sulla pista, calcioscommesse, tanti calciatori arrestati, roba brutta. Ma mai brutta quanto quel razzo che pochi mesi prima aveva tolto la vita a un tifoso laziale, Vincenzo Paparelli, aspettando un derby. Poi l’Europeo sfumato per un rigore negato all’Italia contro il Belgio, che perse in finale contro la Germania Ovest. E lo scudetto della Roma, vinto battendo 20 l’Avellino, gol di Falcao e Di Bartolomei. Era il primo maggio 1983, ma la sicurezza arrivò la domenica dopo con l’11 sul campo del Genoa: perché uno Juve-Inter 33 venne trasformato solo successivamente in uno 02 a tavolino, altrimenti la festa sarebbe stata anticipata all’Olimpico.

Quarant’anni Grobbelaar che dondola come un pagliaccio per far sbagliare i rigori a Conti e Graziani, le lacrime romaniste, la Coppa Campioni (1984) finì al Liverpool di Phil Neal, che all’Olimpico l’aveva già vinta nel ‘77 contro il Borussia Moenchengladbach. Un paio di derby al di là del Tevere, in un Flaminio pieno solo a metà, perché l’Olimpico era in ristrutturazione per i Mondiali. Le notti magiche inseguendo un gol, ma quelli degli avversari non arrivavano mai, e tutti Austria, Usa, Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda si fermavano davanti a Zenga, mentre Schillaci esplodeva e Baggio slalomeggiava. Peccato, poi, che la semifinale stregata con l’Argentina si giocò a Napoli… E il 16 maggio 1993, il giorno prima dei quarant’anni, 2 gol di Signori all’Ancona per vincere la classifica cannonieri: poi ce la fece altre due volte.

Cinquant’anni Ravanelli centrò la porta quasi dalla linea di fondo, era il 1996, Jugovic sorrise prima di battere l’ultimo rigore, la Juve vinse la coppa Campioni contro l’Ajax. Poi due feste scudetto consecutive: tanta gente sul prato, 14 maggio 2000, ad aspettare dopo il 30 della Lazio di Eriksson alla Reggina che finisse Perugia-Juve; e tanta gente, 17 giugno 2001, che sul prato voleva entrarci prima che finisse Roma-Parma, ma Capello contribuì a buttarla fuori a muso duro, per portare fino in fondo quel 31 che voleva dire scudetto.

Sessant’anni La Champions vinta dal Barcellona (2009) sul ManchesterUnited, gol di Eto’o e Messi. I pienoni per il Sei Nazioni di rugby: che feste, nel 2011 e poi anche lo scorso febbraio, per le vittorie sulla Francia! E le ultime coppe Italia conquistate dalle romane all’Olimpico: la Roma nel 2008, 21 all’Inter, la Lazio nel 2009, ai rigori con la Sampdoria. Il 26 maggio, quando l’Olimpico avrà 60 anni e 9 giorni, il derby in finale: festeggerà una sola.

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