REPUBBLICA.IT Poco spettacolo, Lamela rilancia i giallorossi

Esultanza gol Osvaldo

(E. Sisti) La squadra di Andreazzoli passa contro i granata al termine una brutta partita, grazie a una rete capolavoro dell’argentino. La svolta con l’ingresso a inizio ripresa di Totti al posto di uno spento Pjanic. Torna al gol Osvaldo

TORINO – Tre punti importanti per la Roma. In classifica i giallorossi agganciano l’Inter con la quale mercoledì si giocheranno l’accesso in finale di Coppa Italia. Tre punti contro un Torino improverito dalle assenze a centrocampo, coraggioso (nel finale) ma caotico e sostanzialmente molle, soprattutto in difesa, con un Ogbonna irriconoscibile (è lo stesso Ogbonna che si era guadagnato la nazionale?). Tre punti simboleggiati dall’ingresso di Totti per Pjanic a inizio secondo tempo e dal bellissimo e decisivo gol di Lamela (sinistro a giro sul palo più lontano), il suo quattordicesimo, imbeccato dal capitano e lasciato libero di avvicinarsi a suo piacimento alla porta di Gillet. Tre punti conquistati con l’inviolabile caratteristica (un tratto distintivo della stagione giallorossa) di non stupire mai come gruppo, sempre un gradino sotto le proprie (presunte) possibilità. La Roma di Andreazzoli, al solito congenitamente confusa, incapace come lo stesso Torino di offrire un calcio propulsivo (soprattutto con Totti in panchina), ha sfruttato il ritorno al gol di Osvaldo (non segnava da Bologna e per la Coppa è squalificato), a sua volta agevolato dall’inconsistenza aerea di Ogbonna e i suoi fratelli (22′ pt). I padroni di casa hanno pareggiato otto minuti dopo. L’Ogbonna della Roma è stato Burdisso, bravo a interpretare per sopraggiunta estinzione dei riflessi la pachidermica lentezza di una difesa in cui anche Castan è stato più volte messo in crisi (soprattutto da Cerci). Il pari granata è così scaturito, cross alto e poco minaccioso, la palla resta lì, Bianchi è reattivo, Burdisso non lo è esattamente come in occasione della rete di Miccoli a Palermo. E Stekelenburg gli dà una mano, anzi un guantone, aspettando chissà cosa mentre Bianchi, dentro l’area di porta, ha tutto il tempo di attendere il rimbalzo del pallone e spedirlo sotto la traversa.

Fuori rissa fra tifosi del Torino (chi è a favore chi è contro Ventura). Tre feriti. Il match è brutto, dall’inizio alla fine, un classico del calcio italiano contemporaneo, cosparso di errori di controllo, passaggi fuori misura. Viene giocato da entrambe le squadre con la voglia, perennemente compressa, di alzare i ritmi: ma quando succede si capisce che è meglio evitare per non dare adito al sospetto che il pallone abbia un motore interno e il 60% dei giocatori in campo piedi insufficienti per un campionato di rango. Per svariati minuti, con i moduli che s’incastrano senza che nessuno trovi una soluzione, si assiste a una poltiglia a centrocampo, solo di rado abbellita da qualche cambio di velocità nell’esecuzione. Cerci, con Vives il migliore dei granata, è sfortunato: per due volte su punizione, nel primo e nel secondo tempo, colpisce i pali. Usciti nella Roma i peggiori (Pjanic e Dodò), si apre qualche ipotesi tattica in più. Totti, che va in campo senza neppure riscaldarsi, fa la differenza e solo Gillet gli nega il gol su punizione (bravo Gillet anche su Piris). Lamela raddoppia col capolavoro di cui sopra al 15′ della ripresa. Di niente Florenzi sbaglia l’1-3 al 36′. Nel finale la Roma resta in dieci per l’espulsione di Balzaretti, fischiato dallo Stadio Olimpico come un nemico giurato dall’inizio alla fine. Ancora Florenzi salva quasi sulla linea il risultato sul tentativo di D’Ambrosio a un minuto dallo scadere. Ma per il piacere degli occhi (gol di Lamela a parte) rivolgersi altrove.

Top