REPUBBLICA.IT Borussia Dortmund, dal fallimento al tetto d’Europa grazie ai giovani

Lewandowski

(A. Sorrentino) – Il Borussia Dortmund è “Echte Liebe”, vero amore, come recita il motto del club, perché alle spalle ha un tifo e una passione popolare con poche analogie in Europa. Ma è anche un meraviglioso miracolo imprenditoriale e di competenza calcistica, e bastino due dati:Robert Lewandowski, il polacco che ha segnato quattro gol al Real Madrid, è costato 4 milioni, e sette anni fa il Borussia Dortmund era tecnicamente fallito.

Già, nel 2006 non c’era più un euro in cassa, anzi peggio: il passivo ammontava a 140 milioni, insomma il “BVB” (Ballspielverein Borussia, come da denominazione ufficiale) stava morendo, dopo che nei precedenti due anni per tamponare le perdite aveva affrontato umiliazioni in serie, come quella di accettare un prestito dai nemici del Bayern per pagare gli stipendi o quella di tagliare i compensi dei giocatori del 20%, e infine si era dovuto anche vendere lo stadio.

Stava annegando, il Borussia, perché i suoi dirigenti avevano esagerato con le spese dopo i fasti degli anni Novanta, quando nel 1997 era arrivata la vittoria in Champions (in finale ai danni della Juventus).

Poi, nel 2006, tutto riparte: un prestito provvidenziale della Morgan Stanley consente al club di sopravvivere, e ripartire. Da quel momento si sceglie l’unica strada percorribile, cioè quella che dovrebbero seguire tutti: si lavora sui giovani, mentre sul mercato si cercano talenti a basso costo ma di sicuro avvenire, impresa per la quale bisogna essere attrezzati di competenza e professionalità.

Dopo due stagioni difficilissime tra il 2007 e il 2008, in cui il BVB rischia la retrocessione, la risalita inizia con l’ingaggio di Jurgen Klopp come allenatore, il 1° luglio 2008. Il giovane tecnico, che all’epoca ha 41 anni, comincia a plasmare la squadra lavorando sui ragazzi, ricreando il senso di appartenenza che era stato uno dei segreti del Borussia anni Novanta, imponendo un gioco tecnico e velocissimo, spettacolare.

I ragazzi lo seguono e il pubblico ancor di più: quando il club torna a vincere la Bundesliga due volte, nel 2011 e nel 2012, il Signal Iduna Park è lo stadio più gremito del mondo: la media nel 2011 è addirittura di 80478 spettatori a partita.

Nel frattempo, pur spendendo circa 6 milioni all’anno per la cura del vivaio, sono stati acquistati Robert Lewandowski per 4 milioni dal Lech Poznan (Genoa e Atalanta erano interessate, ma non intravidero l’affare), l’altro polacco Piszczek dallo Zaglebie Lublin, i dioscuri della difesa Subotic (dal Magonza) che adesso è uno dei migliori difensori d’Europa e Hummels (dal vivaio del Bayern), esplode Nuri Sahin, mentre dal vivaio esce Mario Gotze o dal Bochum arriva Gundogan, preziosissimo regista di qualità. Un tassello dopo l’altro, e sempre spendendo il giusto, il grande Borussia si completa.

L’unico acquisto oneroso è quello di Reus dal Borussia Monchengladbach (17 milioni), ma intanto il club sa anche come piazzare qualche plusvalenza: il giapponese Kagawa viene acquistato per 300 mila euro ma poi rivenduto dopo un anno al Manchester United per 16 milioni. Ecco come si è arrivati all’indimenticabile semifinale contro il Real, al 4-1 coi 4 gol di Lewandowski: con una squadra forte e giovanissima, perché l’età media è di appena 24 anni, visto che in rosa ci sono appena due ultratrentenni, gli immarcescibili Kehl e Weidenfeller (il portiere), che erano qui già all’inizio degli anni Duemila e hanno fatto da chioccia a tutta la nidiata

A tutto questo, si aggiunga il fatto che ai risultati sportivi bisogna abbinare i successi in campo economico. Il BVB nel 2012 ha fatto registrare un fatturato di 199 milioni, in crescita del 40% rispetto all’anno precedente, e un utile netto di 34 milioni. Al momento, il club è al nono posto nella classifica dei fatturati. Al primo posto ci sarebbe il Real Madrid, ma la notte del Signal Iduna Park ha dimostrato che di fatturati si vive e si prospera, certo, ma non sono l’unica cosa che conta. Contano anche l’Eichte Liebe e la competenza.

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