LA REPUBBLICA Inter e Roma, ultima chance: solo una può salvare la stagione

Daniele De Rossi

(M. Pinci/A.Sorrentino) – Manca solo il fondo sabbioso che fino a qualche tempo fa caratterizzava il prato di San Siro, per parlare di ultima spiaggia. Perché Inter- Roma, porta d’accesso alla finale di coppa Italia, più che una semifinale tra due squadre lanciate alla caccia di un trofeo somiglia a una mano tesa verso due naufraghi disperati o quasi.Una mano che però potrà servire a salvare la stagione di una soltanto delle due grandi deluse.

Quel «È un’annata drammatica» sibilato da Moratti e il «Non ci siamo costruiti pensieri favorevoli» del ds romanista Sabatini, non restituiscono esattamente l’idea di un ottimismo dilagante. E pensare che soltanto tre anni fa questa sfida valeva il “double” coppa-scudetto. Bei tempi, con Ranieri e Mourinho, Vucinic ed Eto’o. Ora invece Stramaccioni, che di Mourinho ha il poster in camera, deve fare la conta di quei pochi che gli sono rimasti: 13 assenti, di cui 11 infortunati, più i due squalificati Guarin e Pereira. E se dopo l’ultimo allenamento c’è chi spera nel recupero di Palacio, qualche dubbio è nato persino sulle condizioni di Juan Jesus e Ricardo Alvarez: scelte obbligate allora per l’allenatore, reduce da un crollo verticale nella fiducia della presidenza. Colpa, soprattutto, delle 4 sconfitte rimediate nelle ultime 5 partite: abbastanza per innervosire Moratti più degli arbitraggi certamente discutibili che lo fanno sobbalzare da qualche settimana.

Rovesciare il 2-1 di Roma e strappare un biglietto per affrontare la Lazio all’Olimpico il 26 maggio in finale gonfierebbe un po’ di più la voce di chi in società spinge per la permanenza del tecnico con il dubbioso presidente. «Ma non credo che il mio futuro dipenda da Inter-Roma — rivendica Stramaccioni — la fiducia è per tutti fino al 30 giugno, poi il presidente farà le sue valutazioni». Chissà se sollevare un trofeo, come nei 18 anni dell’era Moratti è riuscito a 5 allenatori soltanto, avrebbe un peso specifico in questo senso. Verrebbe da crederlo, almeno a sentire come la pensa il tecnico: «Nel calcio contano più le ultime partite, anche se ricordo che fino a Natale l’Inter aveva battuto le prime quattro della classifica giocando a viso aperto. Poi dai primi di gennaio stiamo così…», alludendo ai tanti guai fisici. Una resa? Impossibile: «Siamo in emergenza ma vogliamo ribaltare il pronostico », ruggisce l’allenatore nato a distanza di pochi metri da casa Totti: certo il curriculum contro la “sua” Roma, due sconfitte e un pareggio in tre gare, non lascia troppo sperare.

Una prima volta invece per Aurelio Andreazzoli, che come Stramaccioni cerca briciole di soddisfazioni per provare a convincere Baldini e Sabatini ad attendere per portare a Roma Allegri. «Questa partita può regalarci la finale —ricorda Aurelio — e io non sono abituato a giocare per un trofeo, mi piacerebbe provare». Quasi una supplica ai suoi, che se non altro vincendo a Torino hanno interrotto una serie così così iniziata con il disastro di Palermo e proseguita in un derby pareggiato in superiorità numerica. Centrare la finale, oltre a creare un caso nazionale sulla sicurezza della sfida con la Lazio che vale la coppa (nel caso si valuta l’anticipo del match al venerdì alle 15), potrebbe garantire anche a lui alcune fiches in più da spendere sul tavolo della fiducia. «Ma si dà poco risalto alla nostra classifica parziale», sbuffa l’allenatore, che in 9 gare ha recuperato 9 punti alla Lazio e 7 all’Inter, senza però riuscire ad avvicinare il podio. Meglio allora inseguire il trofeo sognato dalla proprietà made in Usa per arricchire una bacheca incupita da cinque anni di polvere. E allora, dovendo rinunciare a Pjanic, perché non affidarsi a un ex interista come Destro («Sarà la sua partita»), titolare l’ultima volta quasi tre mesi fa e proprio nella gara di andata, quando segnò il gol decisivo. Da difendere oggi: «La finale è tremendamente importante». Per non buttar via tutto.

Top