LA REPUBBLICA La Roma si illude un tempo, l’Udinese la costringe al pari

De Rossi

(F. S. Intorcia) – La Roma operaia va in paradiso solo per un’ora, il tempo di un giretto di prova sotto la guida angelica di Totti, prima di tornare a un presente di sudore e fatica. Il pareggio contro l’Udinese, il primo dell’era post Zeman, rende l’Europa un po’ più lontana, e reca in dote un camion di rammarico per due contatti da rigore ai danni di Torosidis (con Gabriel Silva e Danilo), ma anche per non aver sfruttato la superiorità numerica finale ( espulso Heurtaux, piede a martello su Florenzi), coerentemente con una serata piovosa passata più ad attendere che a spingere.

Andreazzoli ha lasciato in panchina l’Osvaldo furioso, nel mirino per tutta la settimana dopo la reazione scomposta alla sostituzione contro il Genoa. Sabato il tecnico gli ha fatto una carezza («Non c’era bisogno di alcun chiarimento»), ieri l’ha sacrificato sull’altare della tattica, per costruire una Roma più votata al sacrificio e alla corsa, mentre Baldini s’affrettava a smontare il caso: «Scelta solo tattica, non tecnica. Può darsi che Osvaldo sia nervoso perché non segna da alcune gare, ma in questi giorni ha lavorato benissimo nonostante le polemiche inutili che sono state montate». Con Totti centravanti, sostenuto da Florenzi e Lamela, la Roma è stata una molla umile, capace di rannicchiarsi con nove uomini dietro la linea del pallone e di tagliare i viveri a Di Natale. La sfida fra i due numeri 10, capitani freschi di tuffo nella piscina di Cocoon, i due migliori marcatori in attività, era la chiave principale della gara del Friuli.
Il film di Totò però è stato un corto: un lampo dopo 4 minuti a esaltare i riflessi di Stekelenburg. Totti invece ha dato spruzzate di classe, ispirando Florenzi nelle due cose belle del primo tempo. Il ragazzotto di Vitinia ha sprecato la prima palla buona, centrando Brkic da distanza confidenziale.Sulla seconda, ha trovato ancora il corpo del portiere e poi la traversa a dirgli di no: Lamela, il più lesto di tutti, ha raccolto e insaccato la sua rete numero 12 in campionato. Proprio l’argentino aveva ispirato il vantaggio, andando a pressare sulla linea di fondo Gabriel Silva e inducendolo a buttar via il pallone sui piedi di Totti. Azione manifesto della bontà del pressing giallorosso nel primo tempo. Poi, però, la ciurma di Andreazzoli s’è accontentata di tenere la rotta, senza accelerare, la partita s’è fatta stancante e nervosa, e Totti ha fatto sentire il gomito a Danilo, prima del tè, beccandosi l’ammonizione. Chissà se anche questo, soprattutto questo, è alla radice della scelta del tecnico giallorosso di sostituirlo con Osvaldo dopo un’ora, cambiando in peggio il piano tattico della Roma, già passata al 3-5-2 con Florenzi mezzala e un baricentro abbassato paurosamente in maniera più o meno inconsapevole.
Due sinistre coincidenze s’accompagnano a questa scelta. Osvaldo, che al primo pallone aveva rischiato di servire Di Natale in contropiede, ha sbagliato al novantesimo la chance della vittoria, innescato da Balzaretti: pallonetto fuori, ed era l’unica possibilità di riscattare una serata anonima. Prim’ancora, però, e cioè una manciata di secondi dopo il cambio, l’Udinese ha trovato il pari, legittimando una ripresa in cui ha avuto più voglia e coraggio. Tutto da un’idea di Maicosuel per Muriel, che ha messo fuori causa Burdisso in dribbling, superato la tenera difesa di Torosidis e infilato la sfera fra le gambe di Stekelenburg. Qui la Roma s’è scoperta senza angeli e ha capito che il paradiso doveva attendere un altro po’.
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