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IL MESSAGGERO Roma, punto e a capo

Lamela

(U. Trani) – Basta un pari in trasferta, tra l’altro dopo tre successi di fila, per far tornare a galla i problemi dell’annata deludente della Roma. E non c’entra Aurelio Andreazzoli,in panchina da 5 partite: il nuovo allenatore ha comunque conquistato 10 punti che non sono pochi. Lo diventano, invece, i 44 in 28 gare, contando anche la vittoria a tavolino contro il Cagliari nel girone d’andata: un club che, in due stagioni, ha speso più di 70 milioni (al netto delle cessioni) per il mercato, non può essere settimo in classifica e fuori dall’Europa.

MEGLIO LUIS ENRIQUE

Il rendimento dei giallorossi è, al momento, insufficiente. Anche perché, alla stessa giornata, nel torneo scorso, Luis Enrique aveva una posizione migliore, sesto posto, ed era più vicino al terzo. Con gli stessi punti, la Roma era a meno 4 dalla zona Champions, mentre oggi la distanza è aumentata, meno 7 dal Milan terzo. La frenata di Udine incide sulla rimonta che, pur con 10 turni a disposizione (30 punti), diventa sempre più complicata. Oltre alla squadra di Allegri, altre tre rivali sono in vantaggio: l’Inter, la Lazio e la Fiorentina.

LA FRAGILITÀ DEL GRUPPO

La Roma si porta dietro i difetti della gestione Zeman. Anche se Andreazzoli, cambiando il sistema di gioco e passando dal 4-3-3 al 3-4-2-1, è riuscito a dare più equilibrio e maggiore compattezza all’assetto, al tempo stesso non ha reso la difesa così solida come lui stesso si augurava. Solo contro la Juve, in cinque gare, i giallorossi non hanno subìto reti: nelle altre quattro gare ne hanno prese comunque 7. Così i giallorossi hanno sempre il secondo reparto più battuto della serie A con 49 gol (il Pescara penultimo ne ha presi 56 ). Insomma, nonostante la linea a tre che tanto piace ai giocatori, le cose non vanno meglio. E questo dipende sia dal comportamento della squadra che spesso non garantisce la giusta copertura alla difesa sia dalle disattenzioni dei singoli che a volte non fanno i movimenti richiesti dal tecnico. In più preoccupa l’aspetto psicologico: la Roma è fragile nella testa prima che nelle gambe.

LA CRISI DI QUALCHE BIG

Osvaldo non segna dal 27 gennaio e De Rossi fatica a trovare la condizione migliore: non fanno, dunque, la differenza. E da loro dipende il comportamento della squadra. Attualmente la qualità è tutta nei piedi e nelle giocate di Totti. Senza Pjanic, la Roma conta sul capitano e sulla disponibilità di alcuni gregari, da Torosidis a Perrotta, da Bradley(assente anche lui a Udine, per squalifica) a Florenzi. Troppo poco per essere competitiva.Lamela è discontinuo, nonostante le 12 reti segnate in campionato, e l’indisponibilità diDestro comincia a pesare. Lo stesso Burdisso, in difesa, sembra in difficoltà.

L’UNICO OBIETTIVO

Il gruppo non si sente ancora tagliato fuori dalla corsa per il terzo posto, ma nello spogliatoio di Trigoria un po’ tutti, staff tecnico compreso, cominciano a pensare alla semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l’Inter, in programma il 17 aprile a San Siro. Per sfidare la Lazio in finale, all’Olimpico il 26 maggio, e salvare la stagione.

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