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GAZZETTA DELLO SPORT Corsa al 2° posto. Energie alternative da Insigne, Robinho, Toni, Kovacic, Klose e Osvaldo

Osvaldo

(A. Schianchi) – Il ragionamento che segue parte da un dato difficilmente opinabile: soltanto la Juventus può perdere lo scudetto. Con 9 punti di vantaggio sul Napoli (che, in realtà, sono 10 in virtù del miglior punteggio negli scontri diretti) i bianconeri sono in una botte di ferro. Dunque agli altri non resta che lottare per il secondo posto, l’unico disponibile per l’ingresso dalla porta principale della Champions League (la terza poltrona garantisce soltanto l’accesso ai preliminari). In 10 punti, da quota 47 a quota 56, ci sono ben sei squadre: Napoli a 56; Milan a 54; Fiorentina a 51; Inter, Roma e Lazio a 47. Ancora 9 partite (10 per l’Inter che deve recuperare la sfida in trasferta contro la Sampdoria), 27 punti sul piatto. Si annuncia un finale da cuori forti, magari deciso all’ultimo secondo dell’ultima gara dell’ultima giornata. Sarebbe la migliore pubblicità per il nostro calcio che, lentamente, sta cercando di uscire dalla crisi.

Come i ciclisti Valutando la situazione attuale delle squadre impegnate nella volatona è necessaria tenere in considerazione un dato: è appena iniziata la primavera, i giocatori sgobbano da ormai quasi 8 mesi, le gambe sono pesanti e, a questo punto, la differenza la fanno le cosiddette «energie alternative». Non stiamo parlando di pale eoliche, pannelli solari e altre faccende, ma del contributo che possono dare quelli che finora, per una ragione o per l’altra, non sono riusciti a incidere profondamente. In soldoni: gli allenatori devono comportarsi come i ciclisti al principio dell’ultima salita, riempiono le borracce, mangiano qualche barretta energetica, si preoccupano di non avere una crisi di fame mentre pedalano con il naso all’insù. Logico, quindi, che tutte le squadre in lotta per il secondo posto facciano i conti con le «rose» a disposizione e valutino le condizioni atletiche del gruppo. Chi corre di più adesso è avvantaggiato, perché nel finale del campionato spesso saltano schemi e tattiche.

Concretezza Il Napoli, ritrovati i gol di Cavani, può puntare sul talento di Lorenzo Insigne. Finora è stato poco impiegato (29 presenze in A e 4 gol), ma le qualità tecniche e la fantasia non gli mancano. Se Mazzarri si troverà di fronte difese schierate e chiuse, allora Insigne potrà essere un perfetto «apriscatole». Altro elemento al quale si chiede qualcosa di più è Pandev: il macedone (24 presenze, 3 gol) è in debito. E nella medesima situazione, al Milan, c’è Robinho: tanto bravo e tanto decisivo nella stagione dello scudetto quanto «desaparecido» in questa. D’accordo che i gol rossoneri arrivano da El Shaarawy e Balotelli, ma non si può chiedere troppo ai due «bamboli». Robinho (16 presenze, 2 gol) deve svegliarsi, altrimenti non giustifica lo stipendio. E Allegri, nel gestire la rotazione in attacco, dovrà tenere conto anche delle potenzialità di Bojan (18 presenze, 3 gol) e di Niang: il francese non ha ancora segnato in campionato. La concretezza, a questo punto della stagione, è una qualità indispensabile.

Orchestra viola Napoli e Milan sono le maggiori indiziate a giocarsi il secondo posto fino in fondo, ma ciò non significa che le altre siano tagliate fuori. La Fiorentina, ad esempio, con i suoi 51 punti guarda lontano: è quella che, probabilmente, gioca il miglior calcio, ha in Jovetic un autentico uomo-squadra, ora si è sbloccato pure Ljajic e in panchina c’è un signore che si chiama Toni e quando bisogna timbrare il cartellino non si tira mai indietro (23 presenze, 7 gol). Montella, dopo aver passato una brutta crisi invernale, sembra essere riuscito a rimettere il treno sulle rotaie. A volte la difesa soffre ancora di qualche pericolosa amnesia, ma dal centrocampo in su la Viola è un’orchestra ben accordata. E Toni, se non saranno sufficienti gli spunti di Jovetic e Ljajic, ci metterà le sue zuccate per portare in alto la Fiorentina. Più complicato il discorso sull’Inter, un fiore che non è mai sbocciato. Il problema è l’assenza, in rosa, di una prima punta: l’infortunio di Milito è un handicap pesante. Palacio è a 9 gol in campionato e per altri due mesi gli tocca mettersi la squadra sulle spalle. Cassano ha il compito (e il dovere) di aiutarlo: da questo tandem può nascere la risalita. Anche se, a essere sinceri, ciò che è mancata all’Inter nell’arco della stagione è stata l’organizzazione a centrocampo e qui l’innesto del giovane Kovacic non può che giovare. Non gli si possono chiedere miracoli, ma lui conosce geometrie e tempi di gioco: Stramaccioni dovrebbe affidargli senza esitazioni la bacchetta del comando.

Sotto il Cupolone Il derby romano, con le due squadre appaiate a 47 punti, è un motivo di interesse in più in questo finale. La Lazio è in fase calante, e non poteva essere diversamente considerando la rosa tutt’altra che ampia e il doppio impegno campionato-coppa. Tuttavia l’imminente rientro di Klose (20 presenze, 10 gol) regala tranquillità. Per le volate in Italia e in Europa. E la nuova Roma di Andreazzoli pare trasformata rispetto al Circo Zeman. Osvaldo (26 presenze, 11 gol) può garantire un ulteriore salto di qualità e molto potrebbe dare il giovane Destro, appena rientrerà dall’infortunio (finora 16 presenze e 4 gol). Chi vincerà lo sprint del Cupolone è come se portasse a casa lo scudetto.

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