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IL ROMANISTA Uno zar per due titoli

Pietro Vierchowod

(F. Bovaio) – I primi due doppi ex di Roma e Sampdoria che ci vengono in mente sono Campioni con la “C” maiuscola: Toninho Cerezo e Pietro Vierchowod. Il primo è stato molto amato sia a Roma sia a Genova, il secondo ha vinto due storici scudetti con entrambe le squadre. Cerezo fu portato nel nostro campionato da Dino Viola nell’estate dell’83 e con Falçao, Conti, Ancelotti e Di Bartolomei ha dato vita a uno dei reparti di centrocampo più forti di sempre della storia giallorossa. Poi divenne blucerchiato a cavallo tra gli ’80 e i ’90. Ricordando quei tempi, dice sempre: «Quando tornavo a Roma i miei ex tifosi mi regalavano tante dimostrazioni di affetto e quelli della Samp ne erano gelosi».

A Genova, però, Cerezo si è trovato benissimo, anche perché in blucerchiato fu addirittura campione d’Italia. Insieme a lui quello scudetto lo vinse anche Pietro Vierchowod, che era stato già aveva trionfato con la Roma dell’82- 83, alla quale Mantovani lo aveva mandato in prestito in cambio di Dario Bonetti, giovane difensore bresciano lanciato nel grande calcio proprio dalla Roma. Alla fine di quel campionato vittorioso Viola e Liedholm fecero di tutto per convincere il presidente della Samp a lasciarlo in giallorosso, ma quello non volle saperne. Così Bonetti tornò alla Roma e Pietro “lo zar” iniziò la sua lunga avventura in blucerchiato. Parlando di scudetti ci vengono in mente altri due campioni d’Italia con la Roma nel 2000-01: Francesco Antonioli e Vincenzo Montella. Il primo è stato romanista e poi blucerchiato, Montella invece ha indossato prima la maglia della Samp e poi, per sette anni e mezzo, quella della Roma, della quale è stato anche allenatore.

Un ruolo, quest’ultimo, che nel nostro racconto vede entrare quattro protagonisti della storia dei due club: Fulvio Bernardini, Sven Goran Eriksson, Vujadin Boskov e Luciano Spalletti. Il primo fu bandiera della Roma (poi anche allenata) e mister della Samp dal 1965 al 1971. Eriksson e Boskov furono i primi allenatori stranieri del nostro calcio, nel quale arrivarono alla metà degli anni ’80, entrambi con la qualifica di Direttore Tecnico, motivo per il quale in panchina dovettero essere affiancati da un allenatore italiano munito di patentino. Per averli, Dino Viola e il presidente dell’Ascoli Costantino Rozzi dettero vita ad un lungo braccio di ferro con la Federcalcio che portò al cambiamento dell’assurda regola di non poter usufruire dei servigi di mister stranieri. Da Ascoli Boskov spiccò il volo verso la Samp, della quale era stato anche calciatore negli anni ’60, mentre Eriksson arrivò a guidarla negli anni ’90, con Boskov che, intanto, si era seduto sulla panchina della Roma nella sola stagione 1992-93, chiusa con la beffa della doppia finale di Coppa Italia persa col Torino. Quanto a Spalletti va ricordato che mentre la Roma è stato uno dei capolavori della sua carriera (2005-2009 il periodo di permanenza) la Sampdoria è tuttora la sua più grande delusione, tanto che in quella stagione in cui la guidò (1998-99) retrocesse in B. Con la Samp Spalletti disputò 28 gare di campionato vincendone appena 9, pareggiandone 7 e perdendone 12.

Nella sua Roma un ruolo fondamentale venne ricoperto da Max Tonetto, che tra le tante squadre con cui aveva giocato prima di arrivare nella Capitale annoverava anche la Samp, dove, oltre ad Antonioli, hanno giocato pure altri portieri giallorossi come Gianluca Berti (alla Roma nel 1996-97), Enzo Matteucci e Paolo Conti, il numero uno giallorosso degli anni ’70, in cui fu soprannominato “tenaglione” perché quando bloccava il pallone le sue mani sembravano due tenaglie. Fu il portiere della Roma del terzo posto di Liedholm nel 1974-75 e in un periodo di grandi numeri uno del nostro calcio (il mite e sicuro Zoff, “il giaguaro” Castellini, l’eclettico Bordon, lo spettacolare Albertosi) riuscì a diventare il terzo della nazionale che Bearzot portò ai Mondiali di Argentina ’78. Poi pagò un’annata disgraziata della Roma e il suo feeling con la tifoseria si ruppe. Nelle sue migrazioni successive arrivò anche alla Samp.

Altri romanisti degli anni ‘70 hanno vestito il blucerchiato. Ci riferiamo aMaggiora, jolly buono per tutte le stagioni che visse più o meno lo stesso percorso di Conti. Oppure a Loris Boni, mediano di lineamenti vichinghi che si mise in luce nella Samp e che arrivò alla Roma alla metà degli anni ’70, finendo col pagare salatissima una brutta entrata di Chinaglia in un derby. E poi a Stefano Pellegrini, giovane attaccante di belle speranze cresciuto nel vivaio giallorosso, lanciato da Liedholm in A e poi diventato girovago del pallone, Genova compresa. Infine a Negrisolo, altro jolly di difesa e centrocampo che giocò nella Samp nel 1968-69 e che alla Roma arrivò nel 1973 e a Benetti, che in blucerchiato aveva giocato dal 1969 al ‘70 per poi chiudere la carriera in giallorosso. Più recenti sono le storie di Amedeo Carboni, Cucciari, Branca, Salsano, Mihajlovic, Lanna, Lassissi e Borriello. Al passato remoto appartengono invece quelle di Barison, Carpanesi, David, Fontana, Francesconi, Lojacono (del quale si ricordano ancora le bombe che tirava da fuori area), Sormani, Tamborini, Tomasin e Roberto Vieri, il papà del ben più celebre Christian.

 

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