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IL MESSAGGERO Andreazzoli: “Vi spiego la mia Roma”

Aurelio Andreazzoli

(M. Ferretti) – LA CONFESSIONE – Un fiume in piena, Aurelio Andreazzoli. Determinato, a tratti grintoso, forse anche un po’ presuntuoso, sicuro di sè. Ai microfoni di Roma Channel, ha parlato a lungo (lunghissimo…) della sua idea di Roma. Niente tattica, solo principi. «Sono motivato, forse anche un po’ incosciente. Me la sto godendo per l’entusiasmo con il quale la società mi ha incaricato di portare avanti il lavoro. Ho sempre studiato le situazioni, ho partecipato a tutto ma mi ero defilato.
Come ha detto Spalletti, stare un passo indietro ti fa osservare le cose in maniera ideale. Quando sono stato chiamato, non ho avuto bisogno di fare troppi ragionamenti. Nel tempo mi sono fatto delle idee, positive o negative, è bastato metterle insieme
».

IL CAMPO – «So con certezza dove mettere le mani. So esattamente cosa fare, come farla e con chi farla. Mi sono posto degli obiettivi e so con chi voglio raggiungerli: so che avrò una società che mi sosterrà e quindi non sono ansioso. Io ragiono come se tra tre anni sarò ancora l’allenatore della Roma. Voglio continuare a lavorare per questa società, o nel ruolo che ho avuto finora o in prima persona, così non mi faccio distrarre dall’immediato, sebbene occorra fare risultato subito. Voglio preparare una base che la società potrà poi utilizzare nella maniera più opportuna, con me o con altri».

LA FILOSOFIA – «Tutto quello che faremo servirà per portare un vantaggio per la Roma. Chi non lo fa è fuori, senza preclusioni. Voglio entusiasmo che a volte è mancato e tutto il lavoro che faremo sarà rivolto in questa direzione. Nessuno mi può aiutare in quello che io so di dover fare. Anzi, che farò». «Amicizia e rispetto sono sentimenti alla base della mia vita. Ci sono Francesco, Nicolas, Taddei, Perrotta… Quando loro sapranno cosa voglio o me lo contestano subito o non potranno dire più nulla. Al capitano ho detto che lui è come il Colosseo. Non conviene raderlo al suolo per farci un supermercato. Ma avrò bisogno che lui faccia il Colosseo.Imporrò poche regole, poche ma ferree e loro mi aiuteranno. L’importante è avere un obiettivo. Bisogna riscoprire il dolore della sconfitta che non sempre c’è stato, e non parlo solo dei giocatori».

STAFF E DINTORNI – «Muzzi non è mio amico, a Udine quando era giocatore mi stava antipatico: l’ho scelto perché è bravo e discreto.Nessuna doppia seduta, ci alleneremo generalmente alle 11 senza doppi allenamento, che non ritengo utili. Io ho piacere che i calciatori abbiano tempo libero. Voglio dare loro la possibilità di godere della famiglia perché farà bene al loro stato mentale. Ma tutti dovranno firmare il foglio di arrivo a Trigoria non mezzora ma un’ora prima dell’allenamento. Sembra dal di fuori che il gruppo della Roma sia una banda di mezzi delinquenti. Sono tutti ragazzi professionali che si sono messi a disposizione sia di Luis Enrique che di Zeman. Ho letto che io sarei gradito a Totti e De Rossi e scelto per questo. Ma quando mai? La qualità dei nostri dirigenti può essere messa in dubbio così?».

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