GAZZETTA DELLO SPORT Zeman è all capolinea. Papera shock, il Cagliari ne fa 4. Roma alllo sfascio e contestata

Zdenek Zeman

(R. Palombo) – Cala il sipario. Su Zeman, sulla Roma del progetto americano, sulla premiata ditta Baldini & Sabatini. Su tutto quanto. Il de profundis, con l’Olimpico indignato e umiliato che volta le spalle al terreno di gioco, viene officiato dal Cagliari. Incredulo, beato per tanta grazia che lo ripaga di quella domenica della Befana quando in extremis la Lazio realizzò il sorpasso grazie a un rigore assai discusso. Qui finisce 4-2 per i sardi, ma i gol, tra i pali di Thiago Ribeiro e le reti fallite da Sau, potrebbero anche essere il doppio. Simbolo del disastro giallorosso, ma certo non unico responsabile, Goicoechea, il portiere che contro le leggi stesse della natura Zeman ha voluto pervicacemente in campo anche dopo la pessima prova di Bologna, mentre Stekelenburg veniva mandato a spasso per l’Europa. Dopo l’1-1 del primo tempo, con Totti che replica su punizione alla rete di Nainggolan e con la Roma ch gioca malissimo ma può lamentare un rigore negato a Tachtsidis, ecco l’incredibile gol del 2-1, meno di un minuto dopo l’inizio della ripresa. Goicoechea se lo fa da solo, buttando dentro la porta un innocuo cross di Avelar. E’ come un segnale, l’inizio del diluvio universale: venti minuti di solo Cagliari, i pali, i gol divorati e quelli buoni, di Sau e Pisano.

Precipizio
 La Roma che precipita, tra giocatori che non sono in grado di giocare (Dodò) e altri che sembrano proprio fregarsene (Osvaldo) non può essere solo figlia di un portiere che non sa il suo mestiere e di un allenatore che, almeno qui, ha certo fatto il suo tempo. C’è qualcosa di diverso, di più complesso e preoccupante. La soluzione più facile, a questo punto, è certo l’esonero dell’allenatore. Ma basterà? Di buono per la Roma c’è che il retour-match con l’Inter per l’accesso alla finale di coppa Italia, l’unica cosa che resta in piedi, è slittato al 17 aprile.

Bravo Pulga
 Il tecnico del Cagliari deve avere studiato i numeri e constatato che la Roma coi suoi 38 gol «veri» al passivo, lo stesso numero di quelli del Cagliari che però tre li ha presi a tavolino proprio nel mancato match d’andata coi giallorossi, ha la peggior difesa del campionato dopo quella del Pescara. Detto fatto, ecco un 4-3-3 assai aggressivo. La Roma sembra essere totalmente disinteressata a questa mossa tattica. Infatti becca gol dopo meno di tre minuti, con Dodò che contempla lo sprint di Sau, il suo cross dalla linea di fondo, e il piattone di Nainggolan che si inserisce tra le belle statuine Bradley e Tachtsidis. Non è solo un gol a freddo, ma una specie di sberleffo.

San Francesco 
Dire che la Roma reagisca è una balla colossale. Sarà lo choc, ma i ritmi sono dopolavoristici e la voglia di scacciare i fantasmi di una settimana impossibile vicina allo zero. Mancano Pjanic, squalificato, Destro, Balzaretti e per un po’ il convalescente De Rossi, che Zeman farà alzare a scaldarsi dopo venti minuti e che entrerà con Marquinho sul 2-1 sortendo l’effetto down di un ulteriore 2-1. C’è Burdisso, disastroso a Bologna, anziché Castan a fianco del rientrante Marquinhos, il leggiadro Dodò fa rimpiangere Balzaretti e Goicoechea, peraltro incolpevole sull’1-0, fa piangere tutti. Chiaro da subito, visto che Osvaldo è un fantasma, Lamela giochicchia per conto proprio e il centrocampo non funziona, che solo san Francesco Totti potrà levare le castagne dal braciere su cui sta per finire anche sua maestà Zeman. Succede su una punizione dove Agazzi e la barriera pasticciano, aprendo un’autostrada sul primo palo, quello che di regola dovrebbe essere coperto. Gol facile da punizione inesistente, piccolo risarcimento per il netto rigore negato a Tachtsidis, travolto dall’improvvido Ibarbo, otto minuti prima. Gol numero 223 in A, Nordahl sempre più vicino. Ma più vicino di tutti è il momento di follia di Goicoechea e quel che segue. Che cancella tutto: recriminazioni, statistiche e soprattutto Zeman.

 

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