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KANSAS CITY 1927 Qui Quo Quavani (Napoli-Roma 4-1)

No, noi no, tocca esse onesti.

Noi possiamo tanto, è vero, a tratti ci sembra di potere tutto, è verissimo, poi però ci ricordiamo chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando, dove soprattutto vorremmo andare o tornare ad andare e allora no, noi no. Abbiamo l’obbligo morale di dire che noi no, certe cose non ce le possiamo permettere, non ancora almeno.

Certe cose, lasciamole all’artri. Quanto ce facevano ride le foto der Mila in ritiro a core a piedi nudi sula spiaggia de Dubai coi bagnanti sulo sfondo? Na cifra. E quanta paura c’hanno fatto, tra un torone e na mano de Ruzzle, le foto dele nostre giovini marmotte in posa co Minnie e Topolino? Na cifra.

Ma dai su, es el marketing, te parece que mo nosotros non podemos hacer algo de stragno soto del Natal? Te parece que mo davero davero a nosotros niniciativa de esto tipo ce se ripropone per fuerza? Prima o poi, ante o despues, saremo smentitos pure nosotros nel nuestro pesimismo galactico, o no? No, non ancora almeno.

Perché noi o sapemo da sempre che ste cose se pagano subito, e non per questione de getleg o de distrazione mentale o de prestigio dei principali rappresentanti der prossimo schieramento a noi avverso, ma proprio perché noi, certe cose, nun le potemo fa pe na questione secolare de equilibri tarmente delicati da venì scarfiti financo dala vista de un pandoro o da no slittamento de calendario, da piogge e nebbie de stagione come da un cartellino de troppo o da no spot venuto male, figuramose da du settimane de flash, dobloni e pepite d’oro abbracciati a Zii Paperoni e Rockerduck. Nse po fa.

Er giorno che tornando da una de ste parentesi pieremo tre punti, sarà un giorno bello ma forse triste. Vorà dì che se saremo trasformati ner dna, e riconoscese belli dentro sarà dura.

E però, vuoi l’ottimismo dela bona fine, voi l’indomita speranza in un buon principio, vuoi che affrontà Erna Poli te predispone alla tenzone co na smorfia malinconicamente allegra dettata dal ricordo ancora fresco de na Bambola Assassina che solo nanno fa je fece tanto male all’andata quanto al ritorno, i foschi presagi li affidamo comunque ala Befana. Tiè, pòrtateli via Epifania, oggi se vince! E pazienza se la convinzione nostra pare quella de Ciccio de Nonna Papera.

E pazienza soprattutto se l’ingiustizia che in ogni favola s’annida pe nasconde un lieto fine che sempre coll’artri ariva, ce priva der Tiramolla de Dios proprio oggi che je sarebbe capitato de incrocià apparecchio e crocifisso coll’atleta de Cristo a Cristo più gradito. A Cavani, er cocco de Jesus, oggi ce penseranno Castan e Burdisso, senza pietà, senza clemenza, senza carità, senza favoritismi, senza sconti. Saldi senza saldi, a Cavani baderanno loro.

Ecco, baderanno, forse un giorno, ma non stasera. Non stasera che Cavani farà quello che je pare. E quello che je pare, de solito è fa gò.

Er Cigno je dice ar Castagna: piatelo

Er Castagna je dice a Burdisso: piatelo te.

Burdisso je dice a Poropiris: oh, piatelo te.

Poropiris dice: chi?

Francoechea dice: a regà lo pio io. Er gò.

“Hanno segnato troppo presto!” prova qualcuno a rovescià sull’avversario er vecchio adagio. Ma nun è vero un cazzo. Hanno segnato troppo facile, questa è la verità.

Pure perché per il resto, ar Nappule, de continuà a segnà, pare jemporti financerto punto, perché dar quarto minuto der primo tempo in poi, la palla sarà per lo più nostra, con brevi e poco brillanti intervalli loro che in altre tre circostanze li porteranno a banali marcature, ma questi so dettagli su cui torneremo, quel che importa è la prestazione. Orbene, l’interpretazione della prestazione se presta presto a diventà na presa per il culo allorché, ostaggi de nimprevisto deja vu, s’accorgemo che la percentuale de possesso palla ce comincia a lievità tra i piedi più veloce de un panettone in ammollo, e che er numero de tiri in porta s’ostina a restà statisticamente e staticamente stitico.

Pjanic, a na certa, se ribella e se scuote. Diffidato e diffidente de un torpore che minaccia de confonderlo nella massa, er Malincosniaco zaccagna Zuniga e se fa ammonì, perché lui è bono e caro, ma dice no all’immobilismo, al tatticismo e al traffico narcolettico de terzini colombiani utili soprattutto a usà le parole “brevilineo”, “scattoso” e “baricentro basso” (che comunque su Ruzzle fanno fa un sacco de punti).

“Hai visto Capitano? Ho suonato la carica! Ho sacrificato il mio gluteo destro per le nostre sorti! Noi non siamo ancora morti! Ribelliamoci ai torti! Piamo a carci i corti!”

“O sai che pe sta cazzata domenica non giochi? Poi non me venì a fa er broncio se me faccio acchittà le punizioni da nantro. E comunque a menà so boni tutti Miralem, non è comportandoti come un Campagnaro cor paradenti dela stabiloboss quarsiasi o come un Berami ripittato de fresco che andrai lontano. Tu c’hai i piedi, loro no, usali come faccio io. O armeno provace.

Manco er tempo de finì er sermone, che Ercapitano manda Destro a intruppà la palla in scivolata su Desanti che scivolando intruppa palla, Destro, santi e madonne de lui che se fa male, e de noi che lo avremmo voluto senza dolori ma trafitto.

Manco er tempo de pià esempio che Bosnia Capoccia pia palla e tira forte uno de quei tiri a tre dita che se fossero fatti a cinque dita magari entrerebbero pure in porta ma invece trovano le restanti du dita nela mano de Santi a devià sopra na traversa sempre troppo bassa pe guardà la palla dall’arto ar basso.

Tali so la noia e l’inerzia de sto primo tempo che ce vede svantaggiati senza troppi disagi, che pure i tifosi artrui, pe sbizzarì se stessi e imbizzarì i nostri, mirano i nostrani più ostili e de talento co natalizi raggi verdi sule retine capitane e su quelle pjaniche.

“Capità, vedo nei tuoi occhi una luce verde che nela notte de sta gara ce indica la via. Quale dei tuoi superpoteri stai per utilizzare? E perché sei diventato tutto verde? E perché anch’io all’improvviso vedo verde? Che so diventato come te Capità? Dartonici INSIEME Capità!?!”

“No, so i napoletani Miralè, e famo pippa, damme retta. Se usano gli avanzi de Capodanno diventa un problema. Peggio de Napoli ce sta solo Catagna Miralè. Ma te a Catagna nce vieni, e pretendi pure!”

L’intervallo ha il colore di un laser sbiadito.

Daje su. Mo seri. Mo precisi. Mo determinati e convincenti, magari non vincenti, però mpareggetto che o butti via mpareggeto? No! E allora daje! Strappamoselo a mozzichi sto punticino! Per noi, per un mondo migliore, per Frodo!

Ma ce stanno giorni che er fomento pare fatto apposta pe portatte su su su prima der dirupo. Se poi lì accanto a te su sto dirupo ce sta uno che de nome fa Atleta e de cognome Decristo, allora la caduta è inevitabile, rovinosa, dolorosa. E manco puoi bestemmià, che quello se risente pure.

E dire che a sto giro ce ne sarebbero de calendari da consumà, data la dinamica der gò.

Perchè Zuniga c’ha che purtroppo oggi deve vince er Pallone d’oro. “Guarda Poropì, me dispiace che te ce trovi te, ma io purtroppo oggi devo esse proprio forte forte come nso mai stato, che mo è la settimana decisiva, ce stanno Leo e Cristiano e Andrès che hanno accumulato un certo vantaggio, me devo fa ved蔓Ah..mierda…” se basisce Poropì, e manco er tempo de sbasisse che quello passa mpaio de vorte e mette dentro pe Carvizie In Subbuglio Pandev, che co un grande TACCO (TAsso de Culo Cuasi* Osceno) l’allunga per Ermata Dor. (*Licenza in subbuglio)Che però sbaja.Perchè certe vorte capita anche ai campioni.Mo davero je se vole fa un processo a sto poro cristo amico de Cristo pe un tiro sbajato.E volendojelo proprio fa sto processo a sto cristo, chi lo fa Barabba?

Ma tanto ncè bisogno. Perchè oggi è così.Noi sbajamo e s’attaccamo ar cazzo. Lui sbaja e segna.Noi semo Paperino. Lui è Gastone. Non solo è forte, ma c’ha pure più culo che anima, come tocca palla entra.

Nel frattempo a Paperopoli, Dexter non sta in giornata. Ma proprio no. Ma proprio no che no che porcadequellazozzaolivascolanapicena. Perchè se te capita na palla capitana va capita. Envece lui la capisce fino ancerto punto, a buttaccese ce se butta pure, ma poi se ntruppa, se sgrugna, se perde e de mezzesternopuntastorto non je dà manco la scusa a Desanti de fa na mezza paratina e de riarzasse cor suo solito fare umile de chi ha salvato l’Europa dalla bancarotta e l’occidente dar terorismo. È fori, la palla e pure Dexter.

Quando il numero dei “levalo” che da Roma se so messi sulla A1 giunge alla massa critica valida pe intasà la tangenziale e l’uscita Fuorigrotta, er Santone lo leva.

“Osvà, daje”“Mister non ho capito se stamo a vende la Golf o devo giocà”“…ntr…”“Ok”“Eh?”“Un Fiorino”“Daje”

Er Cipolla sgomita, core, se move, è attivo, e entra subito nell’azione che sarebbe na benedizione se nfosse pe l’emozione dela formazione pe la situazione della tenzone. Che è un modo na cifra caruccio pe dì che in tre se cacano un gò.

Prima Osvardo, poi Lamela, ma soprattutto, soprattuttissimo er Lucido, se infrangono contro una delle Sacre Leggi Der Pallone: quando non deve entrà non entra. Certo, centrà la porta vuota è un passo propedeutico ar gò spesso e volentieri, ma non è che a Bradley je se po chiede proprio tutto tutto er repertorio der moderno player de soccer. “I run, I pass, I run again, I interpose, I run again and again, I press, I phone, I lights, you can’t ask me to score too. And don’t laugh at me for my mistakes. Do you know what we are used to say in my country? Reedy Soostock Hudson!” sentenzia definitivo e pure mpo scojonato er citizen der monnonfame.

Ma ncè niente da ride quando poco dopo Cavani decide che l’anni de Cristo so comunque 33, e non sentendose abbastanza in forma pe fanne altri 31, fa comunque nantro gó pe rievocà the magic number.

Co uno de quei carcidangolo cosí elementari che a noi ce fanno schifo a falli, figurate a contrastalli, co quellinsurto ar gioco costruito rappresentato da ncross che dovrebbe esse manna pe ogni portiere de mano munito ma che invece finisce dritto dritto su na capoccia e se proietta verso er portiere in porta inchiodato. De Francoechea le gambe se apron, pe la Roma i giochi se chiudon.

Ma pure solo pe statistica, pure in una partita dove tutto gira storto, fosse solo pe fatte rosicà mpochetto de più, prima o poi la palla entra. Certo, se a svorge er lavoro de colui che la fa entrà ce se trova finarmente colui che con più costanza s’è dimostrato pronto al lieto evento, le probabilità aumentano. Se poi costui è l’attaccante che grazie a nattacco de cacarella è riuscito a evità d’attaccasse a Clarabella, le probabilità de cui sopra aumentano vieppiù. E insomma, tutto questo pe dì che ner momento in cui Miralem imita Ercapitano donando incenso ala Cipolla nostra, quella ne fa tesoro e co na carezza purga i Santi in uscita.

Treauno pe loro, daje cazzo! daje che nun è finita! daje Osvardone! daje Capità! daje Pjanic! daje Pjanic! Fermo Pjanic! Che cazzo fai Pjanic? “Daje” è incitamento generico che piegato a uso marketing dala vosvaghen fa sembrà er Santone mpo cojone, ma non vor dì che devi menà a ogni napoletano de passaggio! Sei pure ammunito! Eri pure diffidato! In terza media sei stato rimandato a settembre! Na vorta t’ha piato l’autovelox! Te dice pure sfiga che mo candidà i pregiudicati non va più de moda come prima? Accanna!

Ma ormai è troppo tardi. Stamo in dieci, dopo manco dieci secondi che avevamo cominciato a ricrede nela possibilità de ripià sta partita pii capelli.E forse è pe na questione de capelli che er subitaneo corpo de testa der Lucido finisce fori de poco, potente ma impreciso. E volemo pensà che sia sempre pe na questione de crine che er successivo corpo de testa der Lucido stavorta finisca armeno tra le braccia de Santi. Insomma, non s’arendemo, creà creamo pure in dieci, ma creamo solo pe lui, er Lucido.Nessemmesse instagramma er problema: “tre palle gò sule spalle de ngiocatore de baseball”. Segue bestemmia.

In tutto ciò, l’Atleta de Cristo, farso come Giuda, quando Francochea in uscita je toje pani e pesci dai piedi, non pago dela nostra via crucis trova coraggio e fede pe tuffasse ner prato zuppo e invocà rigore e accanimento sui più sfortunati come manco un tecnico prima de na campagna elettorale.

E mentre arembamo inutirmente assaggiando poco saggi un raggio de pareggio o un magio de passaggio, dar peggio sbuca un gaggio Maggio all’arembaggio, e mannaggia a Sky che ancora non ha approntato na ligna retta virtuale e ideale personalizzata ar punto da valutanne l’eventuale forigioco senza guardà i piedi ma la scucchia. Quello core a tajà er vento e sartà Franco che è scito e er Cigno che stremato sviene come colui che scaja e guarda la palla che in porta sencaja. Quattrauno pe loro.

“Sì ma non è come contro la Juve, non è na disfatta, ce gira male”, s’apprestamo a dì cercando de allontanà similitudini co una dele vorte che amo preso quattro schiaffi. Perchè noi c’abbiamo starchivio porveroso de report, stantico e oscuro testo denominato “50 sfumature de scoppole”, moderna Stele de Rosetta utile a confrontare e confortare ove e quando possibile, inventario delle diverse gradazioni de sconfitta che svaria da “Ce dice sempre male” a un meno rassicurante “E pure quest’anno nun vincemo un cazzo”, passando pe “È mancato solo er gó” o “Graziarcazzo giocava Josè Angel”.

E che ce dice oggi sta Stele? Che ce racconta? Che ce narra? Che ce estrinseca? Che ce propone? Eh? Eh? Che fa nparla? Aaaah o vedi come so stamericani? Era mejo a Stele de Rosella! Ah! Parlace! Dicce! Spiegace!Eh, se a fai parlà magari too dice.Ok, che dice?

Gnente, dice che amo perso, che a Napoli se po perde ma sarebbe mejo non fasse asfartà, ma che comunque non è na colata de catrame su ogni speranza, è nasfarto lento lento, come er brodino pe l’ammalati, na cosa che se po’ digerí se te riguardi, e a riguardasse bene non semo cosí brutti come sembra. Semo solo mpo cojoni certe volte, e recidivi, ma su quello ce se po lavorà. Forse, se spera. L’andata ormai è andata, e come andata poteva andà mejo.Per fortuna che mo ce sta il ritorno, e un lieto fine, noi che de favole semo pratici o sapemo, prima o poi ariva sempre. Pe forza.

Pe Forza Roma.

Fonte: kansas city 1927

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