IL ROMANISTA Conte: “Un obbrobrio giuridico”

Avv. Conte

(M. Macedonio) – «Un obbrobrio giuridico». Definisce così, l’avvocato Antonio Conte, il pronunciamento della Corte di Giustizia Federale in risposta al ricorso presentato dalla società giallorossa sull’inversione di campo di Roma-Fiorentina di Coppa Italia. «La valutazione va fatta seguendo due profili – spiega in esclusiva a Il Romanista l’avvocato, che non rappresenta l’As Roma, ma l’ha assistita in questo caso specifico da consulente. – Il primo riguarda la procedura, il secondo è di mero merito. Sul piano della procedura, benissimo ha fatto la Roma a ricorrere alla Corte di Giustizia, poiché eravamo, e siamo ancora convinti, che esistesse una sua competenza in materia. La dimostrazione lampante è che una Camera di consiglio che comincia alle 15 e finisce alle 19,30, per dichiarare la “non competenza”, ha di fatto – come si suol dire tra noi avvocati – deciso di… non decidere. Anche se è evidente che c’è stata una discussione molto intensa, perché è altrettanto evidente che tutta la Corte di Giustizia avesse chiaramente compreso che la Roma, nel merito, aveva ragione da vendere. La realtà è una: ovvero, un regolamento della Lega che nasce con una insindacabilità che non esiste in nessuna norma di diritto. Non c’è infatti regolamento, in associazioni private, come in istituzioni, società o enti, che non sia impugnabile. E allora, a voler essere corretti, diciamo pure che è stato commesso un errore. Ma, se c’è un errore, ho bisogno di sapere: a chi mi devo rivolgere perché questo errore venga corretto?»

A cosa avete pensato di potervi appellare per ottenere ragione? 

C’è una norma, che è l’art. 42 dello Statuto della Lega, che dice che per tutto ciò che non rientra nel regolamento dello Statuto, ci si rivolge alla Federcalcio. Quest’ultima ha un articolo, nel proprio codice di giustizia sportiva, il 31, che elenca tutta una serie di casistiche di propria competenza, quale Cassazione del calcio. Dice anche che essa si può occupare di tutti quei casi da dirimere previsti dalla giustizia sportiva. Mantenendosi su un piano di genericità, non entrando cioè nello specifico di calendari e quant’altro. Non esclude però che se ne possa occupare. Ed è proprio ciò che abbiamo scritto nella nostra memoria, sostenendo la non esclusione della sua competenza. E siccome la Giustizia sportiva ricerca sempre l’autonomia, ripetendo sempre che non deve essere travolta dalla giustizia ordinaria, trovo che la Roma sia stata correttissima, ricercando una soluzione nell’alveo della giustizia domestica. La competenza c’era, perché bastava combinare l’articolo 42 della Lega con l’articolo 31 del codice di giustizia sportiva. A mio parere, i giudici della Corte federale hanno molto vacillato, perché nel merito avremmo avuto ragione piena.

Ne è uscita invece una decisione palesemente illogica, per non dire espressione di ottusità mentale. 

La questione è di italiano. Se si parla di “concomitanza”, ci si riferisce a “presenza simultanea”. La Lazio ha giocato tre giorni fa, la Roma giocherà mercoledì prossimo, otto giorni dopo, e parlare di concomitanza fa ridere tutti. Da questo punto di vista, se fossero entrati nel merito, avrebbero dovuto darci ragione e questo avrebbe squassato il sistema regolamenti.

Sul piano strettamente procedurale, quale iter è stato seguito?

Alla Roma ho fatto preparare dapprima un’istanza di correzione, che è stata inviata dal dottor Fenucci. E poi, il reclamo vero e proprio. Abbiamo cioè cercato di far sì che la Lega, con un provvedimento di autotutela, correggesse l’errore. La Lega, invece, se n’è fregata. Anzi, ha fatto di peggio. In maniera molto scorretta, ha permesso alla Fiorentina di vendere i biglietti ancor prima dell’udienza della Corte federale.

Un modo, anche quello, per esercitare una pressione.

Ciò che ha detto Franco Baldini in proposito non era una battuta. So per certo che quelli della Fiorentina erano veramente imbarazzati, perché si rendevano conto che avevamo ragione. Ma tutto ha ruotato intorno alla decisione della Lega, e al fatto che questa non abbia voluto ammettere un proprio errore.

C’è da credere che, magari la prossima estate, il regolamento verrà modificato di conseguenza al reclamo della società giallorossa.

Il ricorso della Roma era innanzitutto doveroso, perché sarebbe stato sbagliatissimo accettare supinamente questa decisione. La Roma ha comunque creato un clamore sulla vicenda e questo farà sì che la prossima volta ci staranno più attenti. Questo ha anche dimostrato che, nell’ambito della giustizia sportiva, vi sono due pesi e due misure. La Lega continua ad avere la stessa protervia, contro cui combatteva anche Franco Sensi, di considerare i regolamenti inattaccabili.

Soprattutto quando, come in questo caso, sono soggetti a interpretazione. Può essere che non debba esistere un giudice terzo in grado di dirimere la questione?

La Roma non lo farà. Ma, sia pure in astratto, la Roma dovrebbe rivolgersi ora al giudice ordinario. Ripeto, non lo farà, perché la gara si gioca la prossima settimana e, soprattutto, il suo risultato lo ha già raggiunto. Facendo vedere ai propri tifosi di aver costruito una battaglia giuridica sul tema.

Cosa è possibile trarre, come insegnamento, da questa vicenda?

Innanzitutto, che le norme vanno fatte e applicate, non interpretate. E dire che la soluzione gliel’avevamo servita su un piatto d’argento. Nella conclusione della nostra memoria, avevo infatti copiato cosa dice il regolamento della Lega, chiedendo l’applicazione di quella norma. E che quindi la Roma non doveva giocare in concomitanza con la Lazio. Ma anche che, avendo deciso – giustamente – di far giocare le due gare a distanza di una settimana, era possibile che entrambe giocassero all’Olimpico. Al contrario, per rendere plausibile la norma, avrebbero dovuto far giocare Lazio-Catania e Fiorentina-Roma lo stesso giorno. Più chiaro di così…

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