GAZZETTA GIALLOROSSA La Roma e il problema numero uno: storia di un ruolo maledetto

Franco Tancredi

Con Masetti che è primo portiere…”. Inizia così la mitica formazione della Roma cantata in “Campo Testaccio”, con Guido Masetti, il portiere del primo storico Scudetto conquistato dai giallorossi nella stagione ’41-’42 ed è, e rimarrà sempre, una delle prime vere bandiere romaniste. Nel 1982-1983 è un altro grande portiere a dare il suo grande contributo per la vittoria finale, Franco Tancredi. Due fenomenali interpreti del ruolo più difficile del calcio che hanno legato indissolubilmente la loro vita ai colori della Roma. Nel tempo c’è un filo rosso che unisce Masetti e Tancredi, quarant’anni in cui gli estremi difensori che si sono succeduti sono stati punti di riferimento costanti oltre a grandi atleti.

Masetti giocò con Fulvio Bernardini, magnifico centrocampista e allenatore vincente con Fiorentina e Bologna. Bernardini diceva: “Nella mia squadra ideale ho quattro ruoli chiave, in cui devono esserci giocatori forti: il portiere, il difensore centrale, il centrocampista centrale e il centravanti”. Parole che sessant’anni dopo sono di un’attualità micidiale. Il portiere, l’ultimo baluardo. Quando tutti sono stati superati rimane lui. Vento, pioggia, luci, solitudine. Tutto contro, nessuno gli parla durante la partita, lui invece parla con tutti. E’ un po’ come la mamma per i compagni: rompiscatole, ma sempre presente ed indispensabile quando serve.

Oggi la Roma è nelle mani di Daniel Goicoechea, portiere dallo stile e dalle doti più che discutibili. Una scelta di Zeman che ha relegato in panchina Stekelenburg, portiere titolare dell’Olanda vice campione del mondo. Le ultime esternazioni non aiuteranno quest’ultimo a riprendersi quel posto che fino agli anni ’90 è stato solo di grandi portieri italiani. Gazzetta Giallorossa oggi vuole ripercorrere la storia dei portieri giallorossi, in due puntate dedicate al ricordo dei grandi estremi difensori romanisti e all’instabilità che nell’ultimo ventennio ha conosciuto il ruolo di numero uno nella Roma, in cui si sono alternati sia interpreti di buon livello sia portieri di dubbie qualità.

DA RAPETTI A MASETTI FINO AL “PUMA” PANETTI

Il primo portiere che vestì la maglia della Roma in campionato fu Giuseppe Rapetti, titolare in quel 25 settembre del 1927 al Motovelodromo Appio quando i giallorossi batterono il Livorno per 2-0 con i gol di Ziroli e Fasanelli. Rapetti rimase due stagioni, in cui collezionò solo 15 presenze. Infatti si alternò spesso con Bruno Ballante che l’anno successivo fu scelto titolare. In tutto per lui 69 partite in giallorosso e l’onore di lasciare il posto a Masetti. Dal 1930 al 1943 per tredici stagioni fu lui a difendere l’inespugnabile “Campo Testaccio” e trionfare da capitano nel ’41-’42. Tutt’oggi è il portiere con più presenze nella storia della Roma, 339 in campionato a cui vanno aggiunte 19 in Coppa Italia e 7 nella Coppa Media Europea che lo pongono al quarto posto nella classifica all-time di presenze dietro a Totti, Losi e Santarini. E’ l’unico bi-campione del Mondo che ha vestito i colori giallorossi, avendo partecipato ai Mondiali del 1934 e del 1938 in cui l’Italia trionfò. A Masetti successe per una sola stagione Cesare Francalancia, che a sua volta lasciò il posto ad un altro portiere che per ben nove anni ha giocato a Roma: Fosco Risorti. Dopo due stagioni da riserva di Masetti (e dopo un anno a farsi le ossa a Montecatini), Risorti diventò titolare e fino al ’52 disputò 177 partite con la maglia giallorossa. Dallo Scudetto alla Serie B, conobbe altari e polveri. Dopo l’alternanza con Luigi Albani, terminò la carriera e a Roma arrivò Giuseppe Moro, portiere di cui anche Gianni Brera ha tessuto le lodi: “Un portiere estrosissimo, capace di prodezze impensabili. Era in grado di compiere autentici prodigi”. Prima di arrivare a Roma, Moro giocò nella Sampdoria e al Ferraris la cronache narrano di un episodio sensazionale: il portiere riuscì a parare un rigore con una mano mentre con l’altra prese al volo il cappello che gli stava cadendo. Dino Zoff lo definì: “Un grande artista della porta, un vero e proprio mito”. Purtroppo arrivò a Roma verso fine carriera e qui rimase solo due stagioni. Il suo successore fu Luciano Panetti, detto “il Puma” per le sue doti atletiche che vennero affinate sotto le cure specifiche di Masetti. Panetti giocò sei stagioni a Roma, con 177 presenze. L’ultimo anno però dovette abdicare il ruolo di titolare ad un altro storico portiere giallorosso…

DA CUDICINI A TANCREDI, SOLO GRANDI PORTIERI

La riserva di Panetti in realtà era Luciano Tessari, passato alla storia come vice di Nils Liedholm nell’anno del secondo Scudetto più che come portiere giallorosso (56 presenze in cinque stagioni). Tessari però chiuse la carriera nel 1958, quando la Roma acquistò dall’Udinese un giovane in ascesa, tale Fabio Cudicini, gigante di 191 centimetri. Due anni di panchina dietro a Panetti non scoraggiarono il ventitreenne futuro “Ragno nero che nel 1960 divenne titolare e alla prima stagione vinse subito la Coppa delle Fiere. Cudicini totalizzò 165 presenze in campionato, 219 in totale con la maglia della Roma e prima di andarsene indicò all’allora dirigente Franco Evangelisti (che divenne presidente della Roma qualche anno dopo) il suo successore. Evangelisti gli chiese di scegliere fra Zoff e Pizzaballa, Cudicini scelse Zoff ma Evangelisti acquistò Pizzaballa, passato alla storia per l’introvabilità della sua figurina più che per le sue discrete doti.

Nel vivaio intanto cresceva un giovane ragazzo romano, che nel 1959 aveva vinto il titolo di Campione d’Italia con la Primavera della Roma. Il suo nome è Alberto Ginulfi, che però divenne titolare solo dieci anni dopo. Dal 1969 si guadagnò la stima e l’affetto del pubblico e il suo stile venne elogiato anche da Alberto Marchesi che sul Corriere dello Sport lo definì “il portiere moderno per eccellenza” vista la sua abilità nelle uscite alte e basse. Passò alla storia per il rigore parato a Pelè in un’amichevole Roma-Santos. Una violenta pallonata al petto lo tenne fuori per due mesi nel 1974 e questo gli fece perdere il posto e la brillantezza. Nel ’75 venne ceduto al Verona dopo 13 anni, 217 presenze e due Coppe Italia conquistate con la Roma. Dal ’73-’74 però a Roma arrivò un ragazzo dai baffi lunghi e dalla freddezza fondamentale per un portiere, Paolo Conti. Fu il titolare della porta romanista per sei stagioni mettendo insieme 175 apparizioni con la maglia della Roma e una stagione da portiere meno battuto della Serie A (’74-’75).

Gli ultimi due anni a fargli da riserva c’era un ragazzo preso in prestito dal Milan negli ultimi minuti di calciomercato dopo una stagione al Rimini. E’ Franco Tancredi che sarà lanciato titolare da Nils Liedholm nel 1980, proprio quando voleva essere ceduto per giocare di più. E’ l’inizio della magnifica Roma che lotterà con la Juventus in tutto il decennio. Una Roma che vinse uno Scudetto e quattro Coppe Italia. Tancredi sarà osannato per le sue parate decisive, per la sua incredibile reattività e per la sua capacità di para-rigori. Gli unici che non riuscì a prendere furono quelli della maledetta finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Tancredi sarà titolare fino alla stagione ’88-’89 e l’anno successivo disputerà l’ultima delle sue tredici stagioni romanista in cui in totale ha vestito per 382 volte la maglia della Roma. Tornerà a Roma due volte come preparatore dei portieri, prima con Fabio Capello e poi lo scorso anno voluto da Baldini, ma dal suo addio la porta giallorossa non conoscerà più un portiere di tale rendimento e tale valore tecnico ed umano. A testimonianza del suo profondo legame con il pubblico, i tifosi lo hanno scelto come primo portiere nella Hall of Fame della Roma.

Nella prossima puntata analizzeremo tutti e 26 i portieri che hanno vestito la maglia della Roma dal 1989-1990 a oggi: una lunga successione che da Giovanni Cervone a Goicoechea non ha visto più il pubblico giallrosso riconoscersi ed osannare un numero uno di livello internazionale.

Daniele Luciani

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