AS ROMA Burdisso: “Vorrei restare a vita”

Nicolas Burdisso
Il difensore argentino Nicolas Burdisso ha parlato al rientro dalla tournee di Orlando. Queste le sue parole.

Che esperienza è stata questa del Winter Training a Disney World?

“Molto positiva. E’ stata una bella iniziativa della società. La scelta di farci partire con le nostre famiglie mi è piaciuta molto. Ci permette di fare gruppo, di conoscerci meglio, di essere più vicini, non solo tra noi giocatori ma anche con lo staff allargato, dai tecnici, ai medici, ai massaggiatori, ai magazzinieri. Tutti. Ho fatto i complimenti ai dirigenti. Quando è il caso di fare critiche costruttive, è giusto farle. Così come è corretto fare un plauso quando ci sono cose come queste che spero si possano ripetere”.

E’ stato un 2012 complicato e difficile sia per te personalmente che per la Roma: secondo te in questo bagaglio d’esperienza, carico anche di fatiche e delusioni, ci può essere del positivo?

“Sicuramente si. Ne sono convinto. La scorsa stagione, insieme a quella della malattia di mia figlia, è stata quella in cui ho sofferto di più, ho lavorato di più, ho speso più energie e in cui ho raccolto pochissimo. Però queste annate ti aiutano, ti servono, portano esperienza: sono sempre situazioni in cui c’è da guadagnare qualcosa. Ora posso dire, a differenza dell’inizio di stagione in cui ho faticato, di stare in forma come prima dell’infortunio, e forse anche di più. Lo dicevo questa estate in ritiro che non ero ancora al 100%, ma da dicembre mi sento ai livelli dello scorso anno. Per quanto riguarda il gruppo veniamo da una stagione che in termini di risultati è stata negativa. Luis Enrique può essere considerata una scommessa, ma tutti abbiamo imparato tanto. Io sono convinto che molti giocatori sono migliorati con lui: Lamela non sarebbe stato il Lamela di adesso senza Luis, idem per Pjanic e lo stesso per Osvaldo. E anche noi più adulti abbiamo appreso tanto: lui ti faceva credere in un ideale in maniera totale e questo ricerca è stata importantissima per crescere. Poi c’è stato questo cambiamento con Zeman che è arrivato con un’ondata positiva e di ottimismo, che aiuta sempre. Con lui le cose sono cambiate molto, a partire dal modo di stare in campo che è più semplificato. Si ricerca costantemente il modo di fare male all’avversario in una maniera più istintiva rispetto al passato. I singoli sono migliorati e come squadra piano piano stiamo migliorando, ma ora nel 2013 dobbiamo raggiungere la continuità. E’ quella la cosa fondamentale”.


E’ più forte il sentimento di delusione quando un tecnico ti manda in panchina o quello di soddisfazione quando lo stesso tecnico dice pubblicamente ‘vorrei avere 20 Burdisso’?

“A volte bisogna guardare le cose da fuori. Un giocatore vorrebbe giocare sempre, è ovvio. Quando il mister non mi ha fatto più giocare era una decisione che ci poteva stare: non mi sentivo al meglio io per primo. Il tecnico ha fatto la sua scelta e io la rispetto, come sempre. Per me non è cambiato nulla in termini di lavoro: faccio tutto alla stessa maniera. Cerco di fare il professionista sempre: mi sembra il minimo. Ti ripeto, dopo la quinta partita che ho fatto di fila non mi sentivo ancora in una forma ottimale, stavo crescendo ma ancora mancava qualcosa. E il fatto che il mister mi abbia tolto mi ha fatto capire che ancora dovevo raggiungere il 100%. La priorità era ritornare ad essere quello che ero prima dell’incidente e ora mi sento bene bene”.


Anche perché adesso se la Roma non schiera Burdisso vuol dire che qualcosa lì dietro in sede di campagna acquisti è stata azzeccata..

“Assolutamente sì. La società ha lavorato bene. Abbiamo una rosa forse addirittura superiore rispetto allo scorso anno. Io veramente, lo dico sinceramente, non ce l’ho con nessuno per il fatto che gioco meno. La società mi ha sempre trattato bene e l’allenatore ha i suoi metodi e bisogna aiutarlo, stargli dietro e rispettarlo. Quando ha fatto giocare sia Marcos sia Castan hanno fatto molto bene. Poi c’è Romagnoli che sta crescendo molto. L’impatto di Marcos poi è stato sorprendente anche per noi. La cosa più pesante in questo momento per me è l’assenza di una Coppa europea: in quel modo avrei la possibilità di giocare un po’ di più e non rimanere magari un intero mese in panchina senza neanche scaldarmi una volta per fare qualche minuto. Questo non ti fa sentire meno partecipe, assolutamente no, ma un po’ meno protagonista. Con le coppe sarebbe diverso. Una squadra attrezzata e di livello non avrebbe bisogno di soli 3 centrali importanti, ma di 4”.

L’impatto folgorante di Marquinhos ha fatto sì che di Castan si parli molto poco. Ma che giocatore è per te?

“E’ un gran giocatore. Ti dico una cosa: secondo me in alcune movenze ruba ancora di più l’occhio di Marcos. Ha quel sinistro di gran tecnica che gli permette uscire palla al piede e a testa alta. Ottimo acquisto sicuramente”.


Si parla spesso di difensori in difficoltà con la filosofia tattica di Zeman. Tra i vari luoghi comuni si dice ad esempio che per un difensore, che per tutta la carriera è stato abituato scappare all’indietro ‘a palla scoperta’, risulta complicato e contro natura fare il movimento opposto e correre in avanti. Qual è il tuo parere?

“Questa è una cosa che ho sentito anche io, soprattutto dopo la partita contro la Juve che abbia perso come squadra e non per la difesa. Per me è una cosa assurda. Noi riuscivamo a mandare più volte in fuorigioco gli avversari con Ranieri allenatore, che ora. Il gioco di adesso ci porta a fare movimenti continui tra avanti e dietro e prendere una decisione in pochi istanti. Noi ci alleniamo quotidianamente su questo e sul prendere i riferimenti degli ‘avanti’ avversari. Non è assolutamente vero che dobbiamo lasciare questi riferimenti e accorciare in avanti. Come abbiamo fatto con il Milan e prima i miei compagni con la Fiorentina, quando c’è ‘palla scoperta’ abbiamo preso i riferimenti giusti quasi sempre e abbiamo fatto bene in fase difensiva”.


E’ arrivato l’annuncio sullo stadio di proprietà: verrà costruito a Tor di Valle. Anche per te è un valore aggiunto in termini di punti a fine anno?

“Ne sono sicuro. Aiuta tantissimo. La Juve lo scorso hanno ha fatto tanti punti per questo motivo. Io ho giocato col Boca e la Bombonera è uno stadio che ti dà tanto. Poi in più c’è una motivazione diversa per quanto riguarda l’appartenenza: è uno stadio tuo, che ti fa sentire a casa tua. Non è solo un discorso materiale, ma anche simbolico”.

La Roma lo scorso anno, appena hai subìto l’infortunio, ti aveva proposto un rinnovo di contratto. Tu hai ringraziato, ma hai fatto sapere che non era il momento. Se ora la società te lo proponesse di nuovo cosa faresti?

“Io dico solo che io ho scelto la Roma e da qui non voglio andare via. Poi è chiaro che guarderò quello che succede. La cosa più bella per un calciatore è giocare. Ma io adesso penso esclusivamente alla Roma, alla gara di domenica contro il Napoli e non ho mai pensato: ‘ok, ora non gioco, quindi chiedo di andar via’. Per andare via dovrei sentirmi a disagio in questa realtà, dovrei sentirmi scomodo, ma così non è. Ho scelto la Roma due volte, ho lottato contro tanti per venire a Roma. Questo ultimo anno ho solo lavorato e ricevuto giusto un paio di gioie con l’Inter a settembre e con il Milan una decina di giorni fa: vorrei restare a vita per raccogliere i frutti di questo anno. Su questo non ho alcun dubbio”.

Fonte: laroma24.it

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