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IL ROMANISTA Da Florenzi a Lamela, una squadra di 20enni

Florenzi

(D. Giannini) – Domenica pomeriggio era il Franchi di Siena, ma sembrava di stare qualche centinaio di chilometri più a nord. A Sanremo, a Venezia a Campione d’Italia o Saint Vincent.Sembrava di stare al tavolo del Black Jack. Sembrava di averne calati tre di fila. Lancio di Tachtsidis: 21. Stop e assist di Florenzi: ancora 21. Testa di Destro: sempre 21. La Roma pareggia e si lancia verso il successo con la regola del 21. Anni, ovviamente. Quelli dei tre protagonisti dell’azione perfetta. L’altra sera al Roma Club Umbriagiallorossa lo ha ricordato anche Sabatini: «Non è un’autocelebrazione, è un fatto. Tre ragazzi del ’91 hanno costruito un’azione-gol straordinaria, da rivedere 10 volte. Dal punto di vista della sintassi calcistica è stato qualcosa di eccezionale».

Eccezionale la dinamica, eccezionali Zeman e la Roma. Che sui giovani ci puntano sul serio e non solo sulla carta. Nel senso che in questa squadra i ragazzi dal 1990 in poi non stanno solo in rosa, ma giocano, sono protagonisti, sono il presente oltre che il futuro. Perché, tanto per fare un esempio, se è stato bravo Sabatini ad andare a pescare un probabile fenomeno come Marcos, viene subito da chiedersi quanti altri allenatori oltre a Zeman lo avrebbero fatto giocare da subito titolare al centro della difesa piuttosto che lasciarlo in panchina aspettando una fantomatica maturazione. E il bello è anche che la Roma, che si tiene stretta un ragazzino fenomenale di 36 anni come Francesco Totti, sa già che il futuro è assicurato da una squadra capace teoricamente di rimanere la stessa per 10-15 anni. Sì, una squadra. Non solo i tre del gol del pareggio a Siena.

Sabato c’è la Fiorentina? Bene, proviamo ad immaginarci una sfida contro i viola l’8 dicembre non del 2012 ma del 2020, proviamo a scandire la formazione: Goicoechea, Piris, Marquinhos, Romagnoli, Dodò, Pjanic, Tachtsidis, Florenzi, Lamela, Destro, Nico Lopez. Mica male, no?! Il futuro, ma anche il presente. Perché, di questi undici, otto sono già adesso titolari o quasi. Tutti insieme in 11 fanno appena 226 anni, con una media di squadra di 20,5 anni. Tanto per fare un confronto, la Fiorentina schierata in partenza da Montella (che pure non è la squadra più vecchia della serie A) domenica sera contro la Samp aveva un’eta media di 26,7 anni. E non c’era il 35enne Luca Toni. Degli undici romanisti di questa squadra giovanissima, solo Romagnoli non ha ancora giocato.

Ma che Zeman creda fermamente in lui lo dimostra il fatto che la Roma in estate non è andata alla ricerca di un quarto centrale di esperienza. C’è lui, che ha 17 anni e c’è da scomeetere che entro la fine della stagione avrà modo di debuttare nel calcio dei grandi. Di questo gruppo il 24enne Goicoechea è il veterano, seguito a ruota da 23enne Piris che, dopo un paio di gravi amnesie, sta guadagnando considerazione anche tra i più scettici. Tutti gli altri all’anagrafe sull’anno di nascita hanno due 9. Quello del secolo, ma anche del decennio, gli anni 90. Compreso Miralem Pjanic, che è talmente da tanto nel calcio che conta da sembrare un trentenne, ma che è nato il 2 aprile del 1990 e ha quindi appena 22 anni.

E poi c’è il già citato trio di Siena, quelli dell’azione da manuale, quelli del Black Jack. C’è il 19enne Nico Lopez, che con quella potenza di fuoco lì davanti non trova spazio ma che ha già timbrato il cartellino contro il Catania. C’è il 20enne Dodò su cui chiunque lo conosce è pronto a scommettere su una carriera super. C’è un altro 20enne, un tale Erik, 8 gol già segnati, che senza la distorsione alla caviglia poteva già essere in doppia cifra come e meglio di El Shaarawy. E c’è infine Marquinhos: 18 anni e titolarissimo. Un po’ il simbolo di questa macchina del tempo romanista. Che non solo ci ha fatto dare una sbirciatina al futuro, ha fatto di più. Il futuro lo ha portato da noi, lo ha trasformato nel presente.

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