IL ROMANISTA Zeman, sarà derby della verità

Zeman

(C. Zucchelli) – «Zeman non è a rischio». Il messaggio da Trigoria arriva forte e chiaro. All’indomani della quarta sconfitta stagionale, all’indomani di un rientro notturno a Fiumicino dove, caso più unico che raro, non c’era neanche l’ombra di un tifoso ad accogliere la squadra, al Bernardini si è ripreso a lavorare. Ma si è ripreso anche e soprattutto a parlare.

Hanno parlato Zeman e la squadra – un quarto d’ora prima dell’allenamento, questioni tecniche e rapida analisi degli errori contro il Parma – ma hanno parlato soprattutto il boemo e i dirigenti. Con Baldini e Sabatini, che poco prima avevano assistito al lavoro in campo, Zeman ha cercato ancora una volta di capire i perché di questo disastroso avvio di stagione. L’enorme fragilità difensiva è sintomo di una squadra slegata, che sbaglia i movimenti e che, come ha giustamente detto il suo Capitano, segue l’allenatore «soltanto al 50%». La domanda, che poi è quella che a Trigoria si fanno tutti, è una: i giocatori non ce la fanno a seguire Zeman perché non possono o non vogliono?

La verità sta nel mezzo: alcuni non hanno le caratteristiche ideali per il gioco del boemo, un gioco dove servono coralità e totale applicazione; altri, invece, non sono convinti che seguire Zeman e le sue idee possa portare a risultati e vittorie immediate. Alcuni big, sia italiani sia stranieri, non riescono ad avere totale convinzione nelle idee del tecnico e non apprezzano neanche il suo esporsi mediaticamente così tanto, nel cercare spesso alibi che al gruppo poco piacciono. Ad esempio, il campo di mercoledì sera: è vero, come ha ammesso Totti, che i giocatori hanno provato a chiedere all’arbitro la sospensione ed è vero che un campo così pesante può aver penalizzato una squadra tecnica come la Roma. Ma la controprova non c’è. Perché magari su un campo più praticabile le discese di Biabiany, lasciato spesso e volentieri solo, potevano essere una spina nel fianco difficile da controllare. E qualcuno, questo, lo ha fatto notare. Così come qualcuno ha fatto notare che mercoledì sera dagli spogliatoi del Tardini arrivavano grida di eventuali liti che si sentivano anche a metri di distanza: la Roma smentisce, ma non può negare che il clima sia teso. Perché nessuno si aspettava una partenza addirittura peggiore di quella dello scorso anno, nessuno si aspettava che la squadra avesse una sorta di crisi di rigetto nei confronti del tecnico, dei suoi schemi e delle sue decisioni per qualcuno all’antica, vedi i ritiri anche a Trigoria il sabato prima della partita o le doppie sedute sempre e comunque, anche quando – come in questa settimana – ci sono tre impegni. Non solo: molti giocatori pensano che l’integralismo di Zeman e del suo 4-3-3 porti molti di loro ad essere sotto accusa. […]

E, come in campo, a tracciare la strada è stato mercoledì sera Totti: «Dobbiamo seguire Zeman». La speranza è che i compagni gli diano retta, che si affidino a lui e che la dirigenza faccia capire a tutti che l’allenatore non si tocca. Viceversa, sarebbe un segnale di debolezza che potrebbe dare il colpo di grazia al progetto affidato all’allenatore boemo. A differenza di quanto accaduto l’anno scorso però, la Roma valuterà la situazione giorno per giorno. E quindi, se le cose dovessero peggiorare, il sostegno a Zeman non sarà a oltranza come fatto un anno fa con Luis Enrique: lo spartiacque dell’avventura del boemo sulla panchina giallorossa potrebbe essere quindi il derby, in programma tra 10 giorni all’Olimpico? Un successo contro la Lazio cambierebbe tutto. Una sconfitta viceversa ne azzererebbe la credibilità mettendo a serio rischio la sua posizione. La speranza è che a questo punto non ci si arrivi e che, come detto, le parole di Totti vengano assimilate da tutti. […]

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