IL ROMANISTA Col Palermo Lamela non proibita

Lamela esulta dopo il gol

(D. Galli) – Un anno fa. Stadio Olimpico, è il 23 ottobre, è il giorno di Roma-Palermo. Lamela è a digiuno di minuti con la maglia giallorossa. È a zero. È reduce da un infortunio alla caviglia che il Mondiale Under 20 ha inevitabilmente amplificato, perché la nazionale argentina ha pensato bene di fargli giocare tutte le partite, facendo infuriare Sabatini. Intanto la stagione ha preso immediatamente una brutta piega. La Roma è fuori dall’Europa League, in campionato ci sono state più ombre che luci, il ko con la Lazio ha annullato di colpo quanto di buono – due vittorie – era stato fatto con Parma e Atalanta. Quel giorno, quel 23 ottobre, non cambia purtroppo il campionato della Roma, che batterà il Palermo ma poi perderà con Genoa e Milan. Però inizierà quello di Lamela, e inizierà in maniera scintillante, inizia con un gol superbo, quasi la fotocopia di quello al Parma. Il minuto è lo stesso, l’ottavo del primo tempo. La fotocopia. O quasi. Erik segna alla prima occasione, alla prima vera volta che tocca palla. Un coriaceo De Rossi contrasta un avversario, impedendo al Palermo di ripartire e consentendo invece a Lamela di involarsi sulla destra. L’argentino alza lo sguardo, osserva la posizione di Tzorvas, e in una frazione di secondo, il tempo medio di un fuoriclasse, capisce di poter piazzare lì il pallone.

Quando la palla s’insacca, viene giù l’Olimpico, Totti (in tribuna col figlio Cristian) e Sabatini compresi. «Questo giocatore mi scalda il cuore», dice spesso il ds a chi gli sta vicino. Che s’arrabbia quando qualcuno gli parla di scommessa vinta adesso. È una scommessa vinta di sicuro, però un anno fa. Quattro gol nello primo anno in Serie A, sei contando i due in Coppa Italia. Adesso è già a sei in campionato e ci sono tutte le premesse per vederlo presto in doppia cifra. Nel buio pesto della Roma di oggi è una stella, è l’unico essere avvicinabile a Francesco Totti, all’entità più luminosa della volta giallorossa, quell’alieno – lui sì, e da una ventina d’anni – che sta tenendo a galla la squadra, il campione che a 36 anni continua a dare l’esempio, a dettare la rotta, a dimostrare con i fatti l’amore per questa maglia. Sabatini ha ragione, non è certo ora che scopriamo Lamela. Però è ora che Erik sta dimostrando quella continuità di rendimento che nella passata stagione non aveva. È la cura Zeman, è l’elisir boemo che rende prolifiche le punte. Il dramma, sportivamente parlando, è semmai quello che c’è dietro l’attacco. Ma questo è un altro discorso. Qui conta che Lamela ritroverà il Palermo nel suo momento migliore e nel momento peggiore di Zeman, e quindi della Roma. In realtà Erik è più triste di prima. Vorrebbe segnare per vincere, o vincere e basta, raccontano. Non tanto scontato, però molto logico. In fondo accanto a sé ha due maestri. Uno siede in panchina, l’altro indossa la maglia numero 10.


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