CORRIERE DELLO SPORT Una cartolina dal passato

Totti
(Corriere dello Sport – G.Dotto) Genio o ciarlatano? Nella zuppiera di Parma torna a ballare l’eterno dilemma sul cranio mai così bagnato del boemo. Il pollice verso è della squadra. Non tutta, ma spaccata in due sul tema, e questo è anche peggio. Hanno respinto i suoi metodi, i suoi dogmi, i suoi gradoni, le sue parole e persino i suoi silenzi. Sentenza che arriva lampante quando il fango, in tutti i sensi, tocca le ascelle. Rigettata l’utopia Enrique, rifiutata quella Zeman. Due anni persi.

E’ l’eterno, maledetto destino delle utopie troppo declamate, dei manifesti troppo belli per essere veri. In questo inganno ci siamo caduti in tanti, incorreggibili. Ma noi non siamo strapagati per capire che il mondo in quanto pallone è altro, è quello di ieri sera, a Parma, un acquitrino infernale, in cui conta l’anima più delle magnifiche convinzioni.
Le utopie si realizzano quando hai giocatori, l’ambiente, il denaro per realizzarle. Quando hai la leadership. A Roma mancano, a essere generosi, almeno tre di queste condizioni. E allora si torni alle panchine prosaiche liberi da grilli e da dogmi che magari poi la loro utopia la confezionano in silenzio senza farne uno sfoggio accademico, come fa Spalletti, come è oggi Montella.
Tutto, purchè basta con questo teatro dell’assurdo. E’ la ripetizione che diventa mortale oltre che immorale. Ti uccide sapere che quanto fai si disfa un minuto dopo. Lamela è l’eroico solitario mattatore di questo teatro insensato. Il dogma è fede. Questa Roma non ha fede in Zeman. E diventa allora una formazione da calcio balilla, tre reparti statici, che non comunicano, distanze infinite. Così è un suicidio. E’ come presentarsi nudi alla guerra. De Rossi centrale non dà ragione a se stesso. Osvaldo è una plateale, irritante nullità. I cambi non arrivano e quando arrivano non si comprendono. E Zeman, nel suo cappuccio, sembra improvvisamente vecchio. Una cartolina del passato.


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