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TUTTOSPORT Roma, prime crepe

Stekelenburg

(S.Carina) Sesto posto in classifica, zona Champions lontana 7 punti dopo appena 9 giornate e peggiore difesa del campionato (16 gol al passivo con una gara giocata in meno) insieme al Chievo. Basterebbero questi dati statistici per spiegare il momento che sta vivendo la Roma. Ma quando le cose non funzionano, come al solito c’è di più. E la cronaca racconta di una squadra che fatica a trovarsi, nella quale serpeggiano malumori e dove Zeman , nel pre-gara contro l’Udinese, si è lasciato andare ad un commento che nell’imminenza della partita è passato sotto traccia: «La squadra mi segue? Quasi tutti».

MALUMORI Per carità, nessuna fronda all’orizzonte ma non si può nemmeno far finta di nulla, anche perché il tecnico boemo non parla mai a caso. E quindi, come spesso accade all’interno di un gruppo quando i risultati latitano, in alcuni elementi si avverte un disagio dovuto al fatto che non si riesce a mettere in pratica (o non si crede?) ciò che chiede l’allenatore. Altri non pensano di essere impiegati nel ruolo a loro più idoneo. Altri ancora reclamano un posto che ritenevano sarebbe stato più semplice avere all’interno della squadra. Qualche giovane, invece, amerebbe avere maggior dialogo con il tecnico. E la società? Ufficialmente è dalla parte di Zeman, anche se le differenze nel rapporto con il boemo, rispetto a quelle con Luis Enrique , sono evidenti e riscontrabili pure nelle dichiarazioni. Nella passata stagione ogni occasione era buona per proteggere l’asturiano dai media, a fronte di sconfitte che si susseguivano con una frequenza disarmante: «Qualsiasi cosa accada, andremo avanti con Luis. L’importante non è la meta, ma il cammino che si attua per arrivarci – le parole di Baldini ad aprile -. Volevamo impostare una squadra nuova che avesse una sua identità e che potesse offrire qualche orizzonte. E grazie a Luis lo vedo». Quest’anno, forse per il fatto che Zeman non ha rappresentato la prima scelta della proprietà, le cose sono un po diverse. Nel pre-gara contro il Genoa, lo stesso dg ha cambiato registro, ponendo degli obiettivi che lo scorso anno erano sconosciuti: «Siamo convintissimi di avere messo a disposizione dell’allenatore, e con la sua complicità, una rosa molto forte. Una squadra che ha come ambizione quella di vincere, anche piuttosto alla svelta». Dichiarazioni mitigate ieri da Fenucci : a margine dell’assemblea dei soci – che ha approvato il bilancio al 30 giugno 2012 (con una perdita di esercizio di 58,3 milioni di euro) – l’amministratore delegato ha teso la mano nei confronti del boemo:«Onestamente non c’è nessuna necessità di difendere Zeman, l’obiettivo è fare meglio dell’anno scorso e raggiungere, se possibile, una competizione europea».

QUANTI CASI In un momento del genere, in cui la piazza si è già spaccata tra chi critica l’allenatore per alcune scelte (Tachtsidis in regia al posto di De Rossi, a sua volta spostato sulla fascia, l’impiego di Destro a singhiozzo e la difficoltà con la quale Pjanic fatica a trovare spazio) e chi lo difende ad oltranza accusando la dirigenza di non aver messo a disposizione del tecnico la rosa idonea per esprimere il suo gioco, uscirne fuori non è facile. Il problema è che la squadra sembra poco equilibrata e non riesce a sopportare una mediana che preveda Pjanic insieme al tridente offensivo. In difesa, poi, si alternano gli elementi, però Stekelenburg ha già subito 16 reti in appena 8 gare. E non vanno sottaciuti nemmeno i casi personali di De Rossi, Pjanic e Destro. Tre capitali per la società che, però, con Zeman faticano a trovare spazio (almeno gli ultimi due) e a condividere gioco e schemi. E stavolta non convince nemmeno la spiegazione data ieri da Fenucci: «I problemi di abbondanza non possono che farci piacere, perché dimostrano la qualità dell’organico». Bastava guardare i volti dei diretti interessati l’altra sera per capire che la storia è un’altra.

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