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REPUBBLICA.IT Legge stadi, ora si decide. Il Pd rischia di affondarla

Stadio Olimpico

(F.Bianchi) Settimana decisiva, la prossima, per la legge sugli stadi: una vergogna italiana, della nostra politica. Nonostante gli sforzi bipartisan (Lolli e Butti), ora si rischia di affondare definitivamente il progetto che era stato approvato dal Senato il 7 ottobre 2009, è rimasto “impantanato” alla Camera tre anni e adesso è ritornato al Senato. Ma se gli emendamenti stravolgeranno ancora il testo, allora bisognerà metterci sopra una pietra. Una corsa contro il tempo, perché la legislatura sta per finire, e curiosamente è diventato un problema interno al Pd, fra chi spinge con vigore per approvare una “legge anche se non perfetta”, parole del senatore Antonio Rusconi, e chi vorrebbe rivederla in maniera abbastanza radicale (l’ala romana del partito). C’è da dire che dopo lo scandalo di Italia ’90, con opere faraoniche e inutili, questa legge non fa sborsare un euro allo Stato. Se ne occupano tutto i privati che ovviamente chiedono un ritorno al loro investimento. Maurizio Beretta, presidente della Lega di A, ha parlato più volte con i membri delle settime commissioni (Camera e Senato), lo stesso ha fatto Giancarlo Abete. Claudio Lotito si è fatto cacciare addirittura dai commessi perché stava dove non poteva stare, cioè in Transatlantico: ma almeno, anche se chiaramente per motivi personali, si è interessato passo passo alla legge. E ora uno degli emendamenti del Pdl è stato chiamato, con ironia, emendamento Lotito. “Siamo alle battute finali”, ci spiega il senatore Rusconi, uomo di sport. “Io sono a favore di questa legge, sarebbe la prima per gli stadi, anche se non è perfetta ed è stata modificata ampiamente alla Camera rispetto al testo che avevamo licenziato noi al Senato tre anni fa.

La prossima settimana si decide: dentro o fuori. Ci sono arrivati 35 emendamenti, 30 dal Pd e 5 dal Pdl”. Ma è proprio l’ala ambientalista del Pd (con i senatori Della Seta, Ferrante e Ranucci) che rischia di affondare la legge: hanno chiesto infatti una limitazione della “volumetria edificabile e della parte residenziale”. I presidenti dei club, se fanno un investimento, hanno bisogno di un ritorno. E’ chiaro. Ma senza esagerare. Ad esempio, non è possibile fare lo stadio magari a Roma Nord e costruire appartamenti da vendere a Roma Sud. “Ma credo che con la conferenza di servizi ci sia la massima garanzia-spiega Rusconi- La massima attenzione da parte dei Comuni e anche delle Sovrintendenze”. Insomma, niente via libera agli speculatori, ai furbetti del quartierino. Come si poteva temere, visto che siamo in Italia e i precedenti sono tanti (ultimo i Mondiali di nuoto 2009). Ma questa legge, almeno a sentire la maggior parte dei senatori, offre garanzie di trasparenza. Ma soprattutto all’interno del Pd c’è una spaccatura che rischia di vanificare un lavoro di anni: ora pare sia stato chiesto l’intervento anche di Bersani ed Enrico Letta. Che figura farebbero d’altronde i partiti? Per carità, con quello che succede, c’è di peggio: ma il mondo dello sport (non solo del calcio perché, su volere di Veltroni, riguarda anche i palazzetti) aspetta con interesse questa legge. Anche se ha imparato, sta imparando, a sbrigarsela da solo: vedi Juventus Stadium, un esempio da seguire. Ci sta provando anche Massimo Cellino, con un passo falso davvero sbalorditivo per un dirigente di vecchio pelo come lui: ma almeno adesso l’impianto di Is Arenas va avanti. In B è tornata a casa la Pro Vercelli (che giocava a Piacenza), presto tocca al Lanciano. Andrea Abodi ha presentato un piano, ‘B Futura’, di aiuto ai club che vogliono costruire uno stadio nuovo, o rendere più moderno quello che hanno già. “Quando vediamo quelli di Polonia e Ucraina-dice ancora il senatore Rusconi-qualche domanda dobbiamo pur farcela, no?”. Lui si sta battendo, anche contro colleghi del suo stesso partito. Ma la gara è sempre più dura.

Il calcio e il futuro: ecco i giochi interattivi

Londra, Stamford Bridge: importante riunione di club mondiali di calcio (football e soccer) sul futuro dello sport, con uno sguardo al business. La scorsa settimana ha fatto il suo debutto nell’alta società dello sport il n.1 della Juventus, Andrea Agnelli, già nel board dell’Eca (European Club Association), che in un inglese perfetto ha parlato di stadi, di business, di giustizia sportiva (da riformare, almeno in Italia). Presenti altri dirigenti italiani: Umberto Gandini (direttore organizzativo Milan e vicepresidene Eca), Mark Pannes (a. d. della Roma: ma presto lui torna a Boston e ne arriverà un altro, americano che parla italiano) e Franco Spicciariello di Open Gate Italia, società romana che si occupa dal cinema agli stadi, sino alle nuove tecnologie. Rappresentate anche Inter e Palermo. Interessante l’intervento dei dirigenti del Chelsea, padroni di casa, su “social media finished”. Quasi una provocazione. Non basta in futuro il dialogo coi tifosi attraverso i social media, è importante internet ma il mondo del calcio vuole dialogare (e fare business, ovviamente) anche attraverso i giochi sempre più interattivi. Sì, lo fa già la Fifa. Sta studiando di farlo anche la Lega di A (grazie all’esperienza di Enrico Preziosi). Tra club e tifosi insomma un rapporto più stretto. In Italia restano da risolvere molti problemi: le trasferte, ad esempio. Ma da parte dell’Osservatorio c’è la volontà (finalmente) di dialogare con le tifoserie. Ieri a Milano si è parlato anche di un progetto di cooperazione internazionale. La strada è ancora lunga ma è positivo che ci sia almeno la voglia di risolvere i problemi e le “criticità” per riportare i tifosi, le famiglie, i bambini allo stadio. Ad esempio: perché i tifosi della Roma, che hanno riempito dopo anni la curva sud, non possono andare in trasferta? Studiamo qualcosa che possa superare i limiti della tessera del tifoso. Sempre nel rispetto delle regole.

Coni: accordi con i Comuni, le Regioni e le Forze Armate

I successi di Londra ormai sono lontani: il Coni si è già rimesso al lavoro. A fine mese, a Rimini, in occasione di Sportdays, è prevista la firma di un protocollo d’intesa fra il Coni, le Regioni, le Province e l’Anci (Comuni). Particolarmente importante per la diffusione della pratica sportiva nel territorio, dove restano “sacche”, anche consistenti, vedi al Sud, di scarsissima attività e di crescente obesità dei ragazzini. Resta, è chiaro, il nodo cruciale dello sport a scuola: il Coni ha stanziato la sua parte (5 milioni), ora tocca al Ministero dell’Istruzione. Inoltre il Coni ha aperto già un tavolo di confronto con i Gruppi sportivi delle Forze armate e dei corpi dello Stato, che all’Olimpiade hanno avuto un ruolo primario.

Paralimpici: prima Pancalli, poi il commissario

Paralimpici, grandi manovre dopo il successo (di medaglie e di immagine) a Londra: il presidente del Cip, Luca Pancalli, si ricandida ma nel caso, molto probabile, di successo di Lello Pagnozzi andrà a fare il segretario generale del Coni. Al Cip arriverebbe quindi un commissario con il compito, ovviamente con l’aiuto di Pagnozzi e Pancalli, di aprire in ogni Federazione sportiva una sezione paralimpica. Una stessa “famiglia”, questo l’obiettivo auspicato anche dal presidente in uscita, Gianni Petrucci (il 13 gennaio va al basket che, scherzando, assicura di aver già rilanciato…). Renato Di Rocco, che aspirava al Cip, resterà alla Federciclismo. Grandi ribaltoni non sono previsti nelle Federazioni sportive: bisogna vedere adesso quanto rischia Franco Arese all’atletica. Paolo Barelli invece è uscito ancora più rafforzato nella Federnuoto (ora comanda in Europa e in Italia): ma dovrà risolvere il caso Pellegrini. Si è trascinato sin troppo a lungo.


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