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LA REPUBBLICA Lezione d’attacco

L'esultanza della Roma a San Siro

(F. Bocca) – Totti ci ha messo il piede due volte e alla fine fanno festa gli zemaniani. Mentre l’Inter resta lì a interrogarsi su dove sia l’errore: il ko le pesa addosso (1-3) e apre i primi interrogativi sulla consistenza della nuova squadra, che a San Siro continua a fare brutte figure (ko con Hajduk, Roma e pari col Vaslui). E anzi se proprio vogliamo essere velenosi a San Siro, sul campo nuovo di zecca, finora non ha vinto nessuno, nemmeno il Milan. Florenzi, Osvaldo e Marquinho firmano la vittoria di una Roma decisamente più avanti dell’Inter, la cui vittoria di Pescara all’esordio comincia ad assumere altri toni. Trovare equilibrio e continuità non sarà facile. Così come non sarà facile a Roma tenere basse le fanfare.Inter e Roma sono due squadre ancora sperimentali, anche con molti punti di contatto. Hanno due allenatori nuovi in panchina: anche se Stramaccioni aveva fatto l’ultimo scorcio dell’ultima stagione. L’interista il più giovane (36) e il romanista il più anziano (65) della serie A, ma con idee non all’opposto, anche tattic amente (l’Inter tutto sommato fa uso del trequartista e la Roma no), il gioco d’attacco è il preferito, prudenza ed equilibrio spesso sacrificati: Stramaccioni un dichiarato ammiratore di Zeman. Che per altro, come suo costume, si è presentato in tuta e ha comandato la partita da seduto con poche parole. Inter e Roma hanno rinnovato moltissimo, entrambe si sono presentate con mezza squadra nuova rispetto allo scorso anno. L’Inter con Silvestre, Guarin, Gargano, Pereira e Cassano. La Roma con Piris, Castan, Balzaretti, Tachtsidis, Florenzi e Destro, l’uomo mercato dell’estate che aveva saltato la prima per squalifica (e che in verità ha fatto poco). Impossibile alla seconda di campionato, e con centrocampi a tre scartati nuovi di zecca nello spogliatoio – Guarin, Gargano e Pereira nell’Inter, De Rossi, Tachtsidis e Florenzi nella Roma – trovarvi dentro un calcio razionale e automatico, quanto piuttosto fisico, veloce, almeno generoso. A Roma si è molto discusso sulla posizione di Totti per la prima volta da molti anni tolto dal centro dell’attacco e riportato all’esterno, ma è stato proprio il suo tocco dalla sinistra a cogliere il buco aperto nella difesa interista, in cui è inserito Florenzi per il gol che ha portato in vantaggio la Roma. Florenzi è uno dei tanti giocatori che pur avendo stoffa è dovuto andare a dimostrarlo a Crotone, dove ha conquistato l’Under 21. La Roma è stata molto più efficace dell’Inter, che si anche presentata davanti alla porta con Sneijder e Milito, ma senza quasi mai diventare pericolosa e sprofondando addirittura nel secondo tempo. Cassano ha fatto il suo show di gesti e parole, ma ha sbagliato tanto (Prandelli non lo ha riconvocato di nuovo), e il gol del pareggio alla fine del primo tempo, è stato merito soprattutto di un rimpallo sul corpo di Burdisso. Stramaccioni lo ha sostituito con Palacio, nel tentativo di dare sostanza alle corse a vuoto dei nerazzurri. Ma è andata anche peggio. L’Inter ha cercato uno straccio di efficienza e profondità, la Roma l’ha colpita con la classica cattiveria di un calcio zemaniano, che è sembrato aver superato tutte le incertezze dell’esordio col Catania, aggiustandosi in difesa e rovesciandosi velocemente in attacco spesso in superiorità numerica. E tutto questo nonostante abbia dovuto rinunciare per infortunio a De Rossi già dopo mezzora. Ancora Totti dal centro ha lanciato Osvaldo, attaccante ormai abbonato ai gol spettacolari dopo la rovesciata della settimana prima contro il Catania, superando di cucchiaio in corsa Castellazzi. E sempre Osvaldo ha servito Marquinho per un micidiale diagonale che è entrato in rete, anche stavolta non certo senza colpe dell’improbabile difesa interista.

 

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