IL ROMANISTA Padellaro: «Zeman è il loro alibi e la nostra speranza»

Zeman

(T.Cagnucci) – Il Direttore del Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro, in questa intervista al Romanista dice che «sì Zeman è la speranza di questo calcio, soprattutto per come lavora con i giovani in un paese che li tratta malissimo». Parla di Zeman e lo chiama maestro senza bisogno della emme maiuscola perché «ce ne sono pochi così, dico di maestri che insegnano le cose che contano nella vita: il sudore e la fatica». Come a dire, per salvare il calcio non servono super uomini e non servono nemmeno uomini necessariamente di parte («La mia utopia è che gli juventini dedichino a Zeman uno striscione come quello fatto dagli interisti domenica»).

Il calcio che vende le partite, che trucca i bilanci, che si rifà le regole a seconda delle convenienze, che riabilita Moggi, revisiona Calciopoli, che cerca di rifarsi il trucco coi denti ingialliti di Moratti, mentre vieta ai tifosi di tifare, alle persone di uscire la domenica per seguire una passione, è un calcio che può ancora tornare a essere pallone se non si dimentica di esserlo. Se sa scegliere gli esempi. Zeman lo è, ma non perché sia romanista (almeno non solo per quello). Per esempio, un esempio è Simone Farina che non solo non ha accettato il gioco sporco, ma lo ha denunciato. Lo sono i tifosi del Lecce che per colpe non loro si sono ritrovati, mortificati, nel giro di tre mesi dal pareggiare 1- 1 con la Juventus a Torino all’esordio in Lega Pro (la chiamano così adesso la serie C) contro la Cremonese in questa prima giornata appena giocata: eppure erano in 10.000 a cantare il loro orgoglio di essere tifosi. Un esempio è Abidal che alza la Champions dopo l’operazione che gli ha tolto un tumore al fegato. Un esempio è chi gliel’ha fatta alzare. Ce ne sono di esempi. E non si tratta di essere eroi o martiri (il modo che ha questo sistema per omologarti, spesso retroattivamente) si tratta di rispettare il gioco della vita. «Non è vero che non mi piace vincere, mi piace vincere seguendo le regole», la massima di Zeman. Basterebbe il minimo.

Anche se in Italia è questa l’utopia. Direttore è quasi un gioco di parole. Il Coni ha graziato Lotito sospendendo la sua sospensione scattata in seguito alla condanna di Calciopoli. Insomma, hanno cambiato le regole che regolavano un codice etico. Le regole? Sono parole grosse. Le regole si aggiustano, si semplificano, si interpretano a seconda della opportunità. Di Lotito se ne sentiva la mancanza nei Consigli, vedrai che avrà già una citazione latina pronta. E poi che volete voi forcaioli! Basta con questo giustizialismo! A proposito, la sospensiva è un altro degli straordinari strumenti della giustizia italiana, non solo di quella sportiva intendo.

Cioè?

Quella di Lotito è una riproposizione in termini di potere calcistico di ciò che vediamo nel mondo politico: un’apparenza fatta di annunci roboanti, grandi riforme, appelli all’etica, al buon governo di cui i giornali sono pieni. Slogan pronti all’uso, tipo: “Ecco come supereremo la crisi”. Oppure: “Vediamo la luce in fondo al tunnel”. In questo senso devo dire che la battuta di Marchionne non è male: “Forse è un treno che sta arrivando”. E’ un’apparenza straordinaria di una realtà che la contraddice. Poi ci sono questi splendidi dietro le quinte, i colleghi che si esercitano a scriverli, anche se retroscena spesso non lo sono veramente…

A proposito di retroscena. Il primo agosto c’è stata una partita amichevole fra la Nuova Circe e la Lazio, la Nuova Circe è la squadra di San Felice Circeo, il sindaco di San Felice Circeo è Gianni Petrucci, il presidente del Coni che ha deciso di sospendere la sospensiva di Lotito dopo una lunga querelle legata allo stadio…

Ma questo è un bel retroscena però! Possiamo dire che è finito tutto a tarallucci e Circe. Sono bei segnali di distensione e di pace. Evviva.

D’altronde Petrucci aveva avuto belle parole quest’estate per Zeman.

Perché tutto si tenga, perché tutto si tiene. Questo e quello per me pari sono: è così che funziona il sistema.

Questo e quello. Lotito e Moratti, la vicenda del pedinamento…

Quella è un’altra vicenda. Lì si giocava duro. Il pedinamento di Vieri è un piccolo esempio di un’azione di spionaggio gigantesca di cui si sa pochissimo. Fra l’altro sono d’accordo per una volta con ciò che ha scritto Il Giornale: “Stuprare una donna vale dieci volte meno che spiare Bobo Vieri”: un milione di euro da una parte, meno di centomila euro alle donne vittime di violenza dall’altra”. Sia chiaro, è giusto aver sanzionato chi ha violato la privacy e i diritti del cittadino Vieri, però la sproporzione è immorale. Ma non è questo è il punto. Non è questa la differenza.

Quale è?

Sono due filoni molto italiani: da una parte l’Opera buffa, che è Lotito, dall’altra il Melodramma, questo dramma a tinte fosche sul pedinamento che riguarda l’inchiesta Telecom, che ha fatto una vittima, Bove che dicono si sia suicidato. E’ una storia dura, di spionaggio e controspionaggio. Che parte da lontano.

Tra queste due grandi tradizioni italiane, Conte e la Juventus dove si collocano?

Direi nella commedia italiana, ma quella grande, quella di Alberto Sordi. Tutta questa messinscena, questi processi, maxi-superprocessi, Conte condannato eccetera, poi uno prova a dire – come ha fatto Zeman – ma non perché l’abbia fatto lui -: “Guardate ma che condanna è se continua ad allenare?”. E subito si scatenano tutti: “Come ha osato!” .”Ma perché s’è permesso di entrare in vicende che non lo riguardano”! Mentre nello stadio di Udine Conte è in bella mostra nel gabbiotto, quasi a ostentare questa privazione della libertà, questo spettacolo “dolorosissimo”. E adesso aspettiamo il quarto, il quinto, il sesto grado di giudizio e, vedrete, Conte tornerà presto tra noi. Ecco a questo punto faccio pure una considerazione: perché l’istituto della sospensiva non viene applicato anche a Conte? Sospendiamola questa squalifica, potrebbe essere un suggerimento.

Alla Figc?

I vertici della Juventus l’hanno attaccata a livello dialettico in qualsiasi modo, insulti sanguinosi, urla di processo alle streghe e così via. E in tutto questo la risposta del presidente federale Abete quale è stata? Abete mi ha molto divertito. Abete parla una lingua piena di incisi, con periodi molto lunghi, uno alla fine si perde il soggetto: io non lo capisco però ha sempre un carattere di soavità. Ecco io devo dire che il presidente della Figc è un uomo molto soave, lui ti dà sempre l’altra guancia. Siamo nel perfetto cattolicesimo, uno gli dice qualunque cosa e non succede niente.

In questo quadro cos’è Zdenek Zeman?

E’ un gigantesco alibi. Devo dire che sono stati fortunati i Signori del pallone, quando, improvvisamente, non si sa come, è stato chiamato alla guida della Roma questo signore per bene. E’ stata la loro fortuna perché così hanno potuto dire: “Non è vero che il calcio in Italia è malato, che è il calcio di Moggi, di Scommessopoli, avete visto che c’è Zeman in questo mondo?!”. E’ come se l’avessero preso loro. E’ il loro alibi. E’ un grande paravento. Molti di quelli che parlano bene di Zeman penso che se potessero lo strozzerebbero. Ci sono sempre delle locuzioni che accompagnano i discorsi su Zeman “E’ il migliore però..”, “Zeman è grandissimo però sulla storia con la Juventus doveva evitare… “. Ecco è stato detto pure che le parole di Zeman su Conte fomentano la violenza, è stato detto anche che quando la Roma andrà a Torino se succederà qualcosa di brutto sarà colpa di Zeman. Ma come!? Qui si rubano le partite, si falsano i campionati, si pedinano gli arbitri, si vendono i giocatori, è un mondo in cui tutti possono fare qualcunque cosa senza che succeda niente e il reato più grande è quello di dire le cose di buon senso!!

Mentre non si vede l’orizzonte (neanche di senso) di Scommessopoli.

Scommessopoli è una cosa senza fine e senza inizio. Questi sono processi che andavano fatti prima del campionato. Funziona così: ti danno i punti di penalizzazione, poi vengono ridotti, poi patteggi, e infine ti danno la mano e ti chiedono scusa. E’ una tarantella meravigliosa. Però se parli degli arbitri – guarda caso – scattano immediatamente i deferimenti e la morale pubblica a buon mercato che ti condanna perché non accetti le regole. Le regole?! Parole grosse, soprattutto quando viene punito il labiale di un giocatore perché i bambini ci guardano. Però chi vende le partite no.

Vengono puniti i tifosi che accendono un fumogeno allo stadio.

Beh, d’altronde è terribile accendere un fumogeno no! Sì adesso che ci penso è proprio uno spettacolo terribile! Dall’altra parte fanno le rapine a mano armata e non succede niente, ma si vieta alla gente di andare allo stadio. Questa è l’Italia del politicamente corretto, e questo è il loro politicamente corretto.

In che senso è stato fortuito il ritorno di Zeman? E’ solo un caso che sia stato chiamato da questa società, da Franco Baldini?

Non è un caso. Io adoro Franco Baldini. E’ stato fortuito nel senso che nessuno pensava ad una fine così repentina di Luis Enrique, fra l’altro un personaggio che a me piaceva e un allenatore molto interessante. Chiamare Zeman è stata una scelta romantica ma anche etica. E’ stata una grande idea, era il beniamino dei tifosi dlla Roma che non l’hanno mai dimenticato, e questo a pensarci bene è la cosa più bella. E’ stata una grande scelta di Baldini che per altro è odiatissimo, forse anche per questo.

Anche lui come Zeman è stato quasi costretto all’esilio dal calcio italiano.

Ma io non mi riferivo solo a questo, parlo delle campagne diffamatorie che ancora si fanno nei suoi confronti. Dei dossier assurdi, cose impubblicabili che anche a me sono state sottoposte. Quel dossier appena l’ho visto l’ho definito un tarocco, qualcosa di ridicolo. Ho dato anche la mia testimonianza in tal senso. Baldini è odiato, ci sono persone che si preparavano a cacciarlo via. Credo che per molti la vittoria della Roma a Milano sia stata una disgrazia, aspettavano un altro ko per dire “basta! Baldini ha fatto un altro errore”. Purtroppo per loro la Roma ha vinto, giocando anche bene. Poi usano la contrapposizione con la famiglia Sensi. Io, per esempio, ho apprezzato la presidenza Sensi, per certi versi e in alcuni momenti hanno fatto anche dei miracoli: chi l’ha detto che questo debba essere usato come contrapposizione a Baldini?

Siamo sempre alla doppia lingua del potere.

La lingua italiana è biforcuta, detto in termini più semplici si pratica bene e si razzola male nella società italiana e nel calcio italiano. L’uno è lo specchio dell’altra. D’altronde non si vede come possa essere diversamente. Si dice che stiamo ricostruendo le basi morali dell’Italia, ma non c’è mai stata una classe politica così squalificante, non è una mia interpretazione, sono i sondaggi per i quali solo il 5% degli italiani crede in questa politica, in questa classe politica, di questi partiti (non parlo della politica in generale che è una grande cosa). Siamo pieni di scandali, di corruzioni, siamo il paese di mani pulite, Tangentopoli, delle frodi, dei furbetti non si vede perché il calcio debba essere un’isola felice. Il calcio è esattamente come la politica. Da cosa può essere salvato? A differenza della politica il calcio è fatto di grandi interpreti, di talento, del valore in sé del gesto, della poesia dell’attimo, dell’aggregazione, della bellezza del gioco, è ciò che ci riscatta, ciò che ci spinge ad andare allo stadio, ad amare questo sport.

In questo senso Zeman è una speranza?

Sì. Il suo lavoro con i giovani, sopprattutto in un paese dove i giovani vengono trattati malissimo. I giovani calciatori si salveranno se allenati a inseguire la verità, le cose vere che fanno di questo gioco uno sport. I maestri non sono tanti, e non mi riferisco ai maestri con la emme maiucola, ma a chi insegna i valori della vita. Zeman in questo senso è un maestro.

Il suo insegnamento più bello?

La fatica. La fatica è una risorsa, è una sofferenza, è un sacrificio, è esaltante quando arrivano i risultati, che arrivano solo così. Sono queste le soddisfazioni. L’esaltazione del sudore, Zeman impone dei modelli sportivi molto belli.

Dove arriverà la sua Roma?

Non lo so, ma so che con Zeman si andrà allo stadio a vedere una squadra che farà tutto quello potrà fare. Fino alla fine, sempre. Saprò che quello che si poteva fare è stato fatto. E questo è il massimo che si può chiedere.

Juventus-Roma sempre particolare, la prossima, forse ancor di più

Io spero che parole sagge accompagneranno questa partita, come le ultime di Buffon. Io sogno che i tifosi della Juventus facciano uno striscione come quelli dell’Inter domenica scorsa a San Siro.

Utopia?

Lo so, ho esagerato. Forse chiediamo troppo. Allora, mi accontenterei del rispetto verso il maestro.

Del rispetto delle regole.


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