IL MESSAGGERO Zeman zittisce Ciro

Zeman

(U. Trani) – «Invece che con me, se la prendesse con se stesso o con i tribunali». Zdenek Zeman non porge certo l’altra guancia, indirettamente rispondendo anche a Valentino Rossi che lo ascolta solo per farsi la pennichella. Ciro Ferrara, tornando indietro di quattordici anni, ricorda di essere stato offeso dal tecnico di Praga e al tempo stesso riapre quel capitolo oscuro della storia del nostro calcio in cui l’abuso di farmaci non è stato combattuto in modo serio. E sul quale nemmeno la giustizia ordinaria è riuscita a pronunciarsi come avrebbe voluto, il boemo non accetta di finire sempre e comunque nel mirino di colleghi e avversari, di ex calciatori o dirigenti.

Il turno infrasettimanale riporta la Roma all’Olimpico, dove non vince dall’11 aprile. Dopo il viaggio a vuoto di Cagliari, ben ripagato dal giudice sportivo Tosel che ha assegnato tre punti a tavolino ai giallorossi, l’ospite della serata è la Sampdoria. Ma, alla vigilia, è più Zeman contro Ferrara che per la prima volta sfida il nemico da allenatore e non da calciatore. Il rancore è antico. Si trascina dall’estate del ’98, quando Zdenek, auspicandosi che il calcio uscisse dalle farmacie, scelse come obiettivo la Juve di Lippi. Ciro era bianconero all’epoca e, anche non volendo, accende in anticipo la supersfida di sabato notte a Torino.
«Non ho mai avuto niente da ridire sul professionista e sul gioco dalle sue squadre, ma certe sue dichiarazioni sul mio passato di calciatore hanno leso non solo la mia immagine ma anche quella di un club importante. Non posso accettarle perché conosco la storia della Juve e i sacrifici che abbiamo fatto io e i miei compagni in quel periodo» le parole di Ferrara, da Bogliasco, prima di mettersi in viaggio verso la Capitale. Ciro si infastidisce per le domande e dimentica di aver chiamato, l’anno scorso, nella sua Under 21, tanti giocatori del collega quando era al Pescara. «Vi dà gusto insistere, vero? Non ho altro da aggiungere, perché gioco in anticipo, dovendo lui parlare dopo di me. Comunque, tra me e Zeman non corre buon sangue. Non lo stimo».

Il guanto è lanciato. La Sampdoria di Ferrara è partita forte in campionato, il punto di penalizzazione in partenza le nega il secondo posto: sarebbe a quota 10 come il Napoli. Ma il duello non è oggi, resta sempre quello di ieri. Zeman fa una smorfia, come per chiedersi che cosa vogliono. «Non sono fatti miei. Sono i tribunali che si sono occupati per dieci anni di quei problemi». Anche Zdenek, proprio come Ciro, sta per perdere la pazienza. La società giallorossa, ancora di più in questa settimana che finirà allo Juventus stadium, preferirebbe i toni soft su Conte e i bianconeri, sul presente e sul passato. L’incrocio con Ferrara non ci voleva. Ma il boemo non ci sta a passare per provocatore. «Non capisco perché parlano loro e quello che fa polemica sono io. Una volta è Vialli, adesso è Ferrara. Sono loro che dicono sempre qualcosa su di me. Io mi limito a rispondere. E lo saluterò. Come faccio con tutti». Ne approfitta per replicare a Chiellini che non lo ritiene un grande tecnico perché non ha mai vinto niente: «A lui dico che non punto a essere grande, ma a migliorare i calciatori che alleno». Fa poi una precisazione, rivolta a chi nella capitale lo invita a dedicarsi esclusivamente alla squadra e a non occuparsi più di vicende extracalcistiche. Perché a rimetterci sarà la Roma. Dentro e fuori dal campo. «Non sono d’accordo. In classifica avremo sempre quello che ci spetterà».

Come i tre punti di Cagliari. «Sento dire che siamo noi ad aver alzato il polverone. Sono stati gli altri, non noi. Cellino è arrabbiato, ma lo è di più la gente. Conta quella. La colpa di quanto è successo è solo del presidente, la sua è stata un’azione grave. Poi se ha problemi con l’amministrazione locali, non credo che possa interessare alla Federcalcio. Nè a chi va per fare una partita e torna a casa, come noi, senza aver giocato. Baldini non può essere accusato perché ha difeso gli interessi del club. Lui lavora per la Roma e l’ha tutelata chiedendo il rispetto delle regole. Meno male che Tosel le ha capite e interpretate. Come il presidente Beretta, scelto dalle società. Non significa niente, poi, se è dirigente di UniCredit o del Banco di Napoli».

«Io credo che la Roma giochi per il titolo. E’ competitiva, può giocarsela con tutti. Se possiamo farlo, possiamo vincere con tutti. È un pò più difficile che perdiamo con tutti… Ecco perché siamo ambiziosi. Potevamo avere quattro punti in più e ora faremmo valutazioni diverse, anche perché il distacco dalla vetta sarebbe inferiore. Comunque ci sono più di cento punti ancora a disposizione. C’è tempo per recuperare. per noi come per le milanesi. La Juve adesso sta dimostrando di essere la più forte, ma non è detto che sarà la migliore per trentotto giornate». Zeman pensa già al duello con i bianconeri. «Prima servono i tre punti contro la Sampdoria, in classifica contano come quelli di Milano e di Torino. E’ chiaro che i tifosi preferiscano vincere contro la Juve. Far risultato lì piacerebbe pure a noi». A lui. Più degli altri.

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