CORRIERE DELLO SPORT Destro-Roma intesa speciale

Mattia Destro

(R. Maida) – I capelli sono cresciuti almeno quanto la voglia di gol, che non gli ha tolto il sorriso ma è diventato un desiderio quasi soffocante. Mattia Destro aspetta con fiducia e frenesia il momento della prima festa da attaccante della Roma, che a un acquisto da 18 milioni chiede i sogni. «E’ un periodo in cui le cose vanno un po’ così ma sono tranquillo – racconta prima di imbarcarsi per Cagliari – prima o poi segnerò. Spero che avvenga già in questa occasione».

Un sogno rinviato, dopo la decisione del Prefetto. Sarebbe stato un bel regalo per Zeman, che a Is Arenas non aveva potuto portare due delle tre punte che considera titolari.

LO STOP – Ieri mattina Destro ha anche fatto tremare i tifosi della Roma: verso la fine dell’allenamento si è fermato, si è sdraiato per terra e ha chiamato i medici. Sentiva ancora dolore al piede sinistro, quello che lo tormenta da Italia-Malta e che è stato toccato duro anche dai difensori del Bologna domenica scorsa. Immediatamente sulla caviglia sono stati messi il ghiaccio e una fasciatura, in modo da evitare il gonfiore. Panico.
Destro è uscito zoppicando dal campo con una scarpa in mano, facendo temere un’altra defezione. Ma per fortuna poi nella lista dei convocati c’era, Zeman ha assicurato che la questione era risolta, e lo stesso giocatore a Fiumicino ha confermato che la paura era già passata: «Ho un po’ di dolore ma non è niente di grave: sono a disposizione».

CHE VIGILIA – Se il Prefetto non avesse deciso di rinviare la gara, Destro sarebbe stato l’attaccante più esperto nella Roma di Cagliari. E’ nato nel 1991 e che fino alla quarta giornata dello scorso campionato andava in tribuna a Siena. Nel 2011, anzi, segnò la prima rete in campionato il 25 settembre, più o meno in questi giorni, al debutto contro il Lecce, ricordando alla serie A che esisteva. E’ cominciata lì la storia di un centravanti che l’Inter aveva scaricato e che adesso, ascoltando le parole dell’ex direttore generale Paolillo, si pente di averlo perduto: «Quando lo vendemmo avevamo in squadra Eto’o, Milito, Pandev. All’epoca non c’era scelta, perché Mattia non avrebbe trovato spazio. Purtroppo il problema dei giovani coinvolge tutto il calcio italiano: in loro crediamo poco e li usiamo come merce di scambio». (…)


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