IL ROMANISTA De Rossi il nome della rosa Uefa

Daniele De Rossi

(P. A. Coletti) – Daniele De Rossi, il calciatore universale. Un uomo straordinario, prima di essere un formidabile campione. I romani già lo sapevano, lo amano da sempre. «Ho un solo rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera» una frase che spiega al meglio i sentimenti che legano Daniele alla sua gente. Ora, dopo Euro 2012, è tutta l’Italia che si è accorta di cosa vuol dire avere in squadra De Rossi. E anche l’Europa sembra non poterne fare a meno. La Uefa ha inserito il centrocampista nella rosa dei migliori 23 giocatori di Euro 2012. Insieme a lui altri tre italiani: Pirlo, Buffon e Balotelli, la spina dorsale della squadra di Prandelli. L’Europa lo celebra, l’Italia lo acclama e la Roma lo reclama. Ma è ancora presto. Questo è il momento del meritato riposo per Capitan Futuro e soprattutto è il momento della sua consacrazione internazionale. Gli elogi piovono da tutto il mondo calcistico e non. Lui, Daniele da Ostia, il Mare di Roma, sta scrivendo la storia. La sua storia in maglia azzurra è fatta di 78 presenze, il quattordicesimo nella lista di tutti i tempi al pari di Nesta e Scirea, e 10 gol, una rete in più del suo capitano Totti. Se si contano le presenze anche nelle nazionali giovanili De Rossi è a quota 101: tre in Under 19, quattro in Under 20 e sedici in Under 21. Una seconda pelle quella azzurra, perché la prima è rigorosamente giallorossa. Fin da quel 4 settembre 2004, quando un De Rossi ventunenne suggellò il suo esordio in Nazionale con un gol contro la Norvegia. «De Rossi è un assoluto fuoriclasse, uno dei centrocampisti più forti del mondo» il parere illustre del suo primo ct, Marcello Lippi. Uno che per De Rossi ha avuto sempre un debole, a tal punto da dargli la responsabilità di calciare uno dei rigori nella finale di Berlino 2006 contro la Francia. Donadoni lo amava e gli affidò la maglia numero dieci. Il rapporto con Prandelli è storia recente. Una fiducia incondizionata quella del ct verso il numero 16, dimostrata con l’invenzione di De Rossi centrale nella difesa a tre vista nelle prime due partite e con quella definizione, semplice ma bellissima: «Daniele è un calciatore universale». Un calciatore universale e vincente, almeno in Nazionale. Su questo anche lui ci aveva scherzato su: «Baratterei la vittoria dell’Europeo con le vittorie degli ultimi due anni della Roma». Un primo posto agli Europei Under 21 nel 2004, un bronzo alle Olimpiadi di Atene sempre nel 2004, il successo mondiale a Germania 2006 e il secondo posto ad Euro 2012. Un palmares invidiabile per un calciatore che compirà 29 anni il prossimo 24 luglio. Ancora una vita davanti. Il tempo per alleviare quel rimpianto di «poter donare solo una carriera alla Roma» e alla Nazionale. Il margine per diventare il calciatore con più presenze in maglia azzurra c’è (Cannavaro è a quota 136), il più prolifico è difficile, ma non impossibile (Riva è a 35 gol). Di sicuro De Rossi è entrato nel cuore degli italiani, così come entra in scivolata sul campo. Il suo tatuaggio sul polpaccio ci aveva avvertito. De Rossi se ti prende, ti stordisce, ti travolge, ti lascia un segno indelebile che ti porta ad amarlo incodizionatamente. L’Italia e l’Europa ora sanno che effetto fa avere uno come lui in squadra. Noi lo sapevamo già, e non vediamo l’ora di riabbracciarlo.

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